Nel calcio l’identità delle squadre ormai non è più legata esclusivamente alla maglia da gara, che comunque continua a rappresentare uno dei principali perni in tal senso, ma anche la scelta di come mostrarsi off-court sta conquistando molta importanza in termini di costruzione della cultura di un club. In tutti i maggiori campionati europei infatti ogni squadra sceglie un brand per i vestiti formali da far indossare ad atleti e allenatori fuori dal campo. Questo tipo di collaborazioni stanno cercando di tenere conto di vari fattori, che siano storia e immagine, il successo sul mercato e l’idea dei tifosi. E nelle ultime stagioni ci sono state alcune svolte importanti.
La collaborazione tra Milan e Off-White è indubbiamente la più importante tra quelle siglate recentemente. Arriva su un mercato che ha ancora margini di crescita come quello italiano, in una delle città più importanti per la moda come Milano tra due realtà Milan based, ma in particolare unisce due brand che guardano molto all’attualità e all’innovazione. Il Milan del nuovo corso targato Elliott e che ora è in mano a RedBird, ha costruito il successo recente sull’avanguardia in senso di scouting e costruzione della rosa, cercando di costruire un ibrido nel calcio moderno. Off-White ha cercato di farsi strada all'interno del mondo della moda nella stessa maniera, innovando sempre, tracciando una strada nel rendere lo streetwear più ricercato, che molti altri marchi oggi cercano di ricalcare. Con il Milan non può che essere un connubio perfetto.
Stesso discorso per il Real Madrid con Zegna, Official Luxury Travelwear partner delle merengues. L’idea di due parti che inseguono l’eccellenza nei rispettivi campi, in maniera quasi aristocratica e autoritaria, sta alla base di questa partnership. Lo stile impeccabile della maison italiana sembra pensato apposta per vestire Alaba, Benzema e compagni.
Poi ci sono discorsi su identità locali che si cercano, tramandando la cultura del senso di appartenenza. In Italia abbiamo la Roma con Fendi, con la prestigiosa maison con sede nella capitale a vestire i giallorossi guidati da Mourinho, e la Juventus con Loro Piana, che con i suoi stabilimenti nel vercellese è una delle eccellenze dell’industria piemontese e dà ai bianconeri quel tocco di eleganza e stile italiano che è un mantra per la società della famiglia Agnelli. All’estero esempi di realtà così che si cercano sono il PSG con Dior e il Bayern Monaco con BOSS, eccellenze locali che puntano entrambe a conquistare il mondo.
C’è poi chi cerca di rinfrescare il look e per il restyling si lega a brand con un’impronta più legata al casual. L’Inter, spinto dal desiderio di abbracciare una politica minimal e improntata sulla modernità ha scelto Moncler; ideale uno stile ricercato e disinvolto, con cui ha realizzato ben 15 capi. Disinvolto in tal senso anche quello che ha scelto il Manchester City con Dsquared, due realtà che hanno nella cura del dettaglio il loro marchio di fabbrica, che ben si sposa addosso a un maniaco delle piccole cose come Pep Guardiola. Non a caso entrambe le squadre hanno cambiato i propri storici crest nell’ultimo decennio, scegliendo la modernità.
Infine c’è stato anche il debutto di Balenciaga nel calcio, che lo ha fatto giocando in casa con il Rennes. Una partnership figlia dei legami tra proprietà, visto che Francois Pinault è proprietario sia della squadra rossonera che del gruppo Kering (a cui appartiene Balenciaga), ma l’approdo del marchio francese con il mondo del pallone è ricercato da quando Demna Gvasalia è stato scelto come direttore artistico, con l’effetto di portare la sua visione del calcio nelle collezioni di moda del brand mostrata nel corso delle ultime stagioni.
