Perché i brand di moda sono ossessionati da Fortnite?
STYLE
4 Novembre 2022
Articolo di
Alessandro GiuraPerché i brand di moda sono ossessionati da Fortnite?
Il successo di Fortnite non è cosa da poco. Il gioco di Epic Games negli anni è andato incontro a tante critiche all'interno della propria community, ma il suo viaggio sulle montagne russe dell'hype non si è mai interrotto. Sebbene abbia la sua giusta dose di detrattori, l'influenza culturale esercitata dal titolo non può essere sottovalutata. Anche perché vanta una media tra i 3 e i 4 milioni di giocatori collegati ogni ora. Tutti questi utenti sono preziosi per i fashion brand come bacino per capire come poter entrare nel Metaverso e sfruttare a loro favore la realtà digitale.
Non a caso, negli anni, Epic Games ha potuto collaborare con i top player del mondo della moda: Nike, con Jordan Brand, è stata la prima a tentare di vestire gli avatar dei giocatori, seguita poi da Balenciaga, Moncler, Sundek e per ultimo Ralph Lauren che farà planare il suo storico cavallino, per l'occasione trasformatosi nell'iconico lama del battle royale, sull'isola di gioco dal 4 novembre.
Oltre alle skin ci saranno anche diversi eventi dedicati.
Le parole di David Lauren, chief branding and innovation officer della casa di moda, ci dicono molto sul perché questo fenomeno delle collaborazioni dei brand con il videogioco è in continua espansione.
Insomma, Fortnite è un vero e proprio trampolino di lancio per i progettisti e per mostrarsi ai più abituali fruitori del mondo digitale. Una sorta di prova generale per il Metaverso, potremmo definirla. La gara ad apparire più cool o cercare di esprimersi anche attraverso il proprio avatar è sempre stata una chiave forte nel mondo videoludico, e così sarà anche nella dimensione virtuale.
Per capire meglio questo, basti pensare che negli anni non sono state solo le aziende di moda a entrare dentro Fortnite. Lo ha fatto l'industria musicale con Travis Scott attraverso un evento che aveva attirato quasi il mondo intero bloccato a casa dalla pandemia. Poi quella cinematografica e televisiva: Star Wars, i supereroi Marvel e DC e perfino “Dune” hanno creato skin dedicate con Epic Games. Anche l'arte ha fatto la sua parte con KAWS.
Tutti vogliono entrare in Fortnite prima o poi, per farsi vedere e tentare di espandere la propria community fondendola con quella del battle royale, forti del fatto che la sua esperienza di gioco negli anni sia riuscita ad attirare varie fasce generazionali. Il titolo magari non avrà più lo stesso successo e appeal videoludico di qualche anno fa per l'utente medio, ma la rincorsa al mondo digitale parte ancora dalla sua isola.
Non a caso, negli anni, Epic Games ha potuto collaborare con i top player del mondo della moda: Nike, con Jordan Brand, è stata la prima a tentare di vestire gli avatar dei giocatori, seguita poi da Balenciaga, Moncler, Sundek e per ultimo Ralph Lauren che farà planare il suo storico cavallino, per l'occasione trasformatosi nell'iconico lama del battle royale, sull'isola di gioco dal 4 novembre.
Oltre alle skin ci saranno anche diversi eventi dedicati.
Le parole di David Lauren, chief branding and innovation officer della casa di moda, ci dicono molto sul perché questo fenomeno delle collaborazioni dei brand con il videogioco è in continua espansione.
Ora utilizziamo i computer per progettare i nostri prodotti in un modo piuttosto innovativo. Puoi passare attraverso 55 anni di fabbricazione in circa due secondi per costruire una giacca da sci e puoi cambiare la silhouette in circa sei secondi. È incredibile essere in grado di progettare in questo modo. Tra i progressi avvenuti con la tecnologia e il design, e il fatto che la realtà virtuale e i videogiochi sono tra noi, tutte queste cose si sono unite per creare questa sorta di scintilla magica.
Insomma, Fortnite è un vero e proprio trampolino di lancio per i progettisti e per mostrarsi ai più abituali fruitori del mondo digitale. Una sorta di prova generale per il Metaverso, potremmo definirla. La gara ad apparire più cool o cercare di esprimersi anche attraverso il proprio avatar è sempre stata una chiave forte nel mondo videoludico, e così sarà anche nella dimensione virtuale.
Per capire meglio questo, basti pensare che negli anni non sono state solo le aziende di moda a entrare dentro Fortnite. Lo ha fatto l'industria musicale con Travis Scott attraverso un evento che aveva attirato quasi il mondo intero bloccato a casa dalla pandemia. Poi quella cinematografica e televisiva: Star Wars, i supereroi Marvel e DC e perfino “Dune” hanno creato skin dedicate con Epic Games. Anche l'arte ha fatto la sua parte con KAWS.
Tutti vogliono entrare in Fortnite prima o poi, per farsi vedere e tentare di espandere la propria community fondendola con quella del battle royale, forti del fatto che la sua esperienza di gioco negli anni sia riuscita ad attirare varie fasce generazionali. Il titolo magari non avrà più lo stesso successo e appeal videoludico di qualche anno fa per l'utente medio, ma la rincorsa al mondo digitale parte ancora dalla sua isola.
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