Tutti i modi in cui un marchio può nascondersi
STYLE
10 Gennaio 2024
Articolo di
RedazioneTutti i modi in cui un marchio può nascondersi
Le ultime tendenze nell’industria fashion hanno sancito, sebbene non ce ne fosse bisogno, una sempre più netta distinzione tra quiet luxury, estetica raffinata basata sulla sobrietà e sull’eleganza, e la cosiddetta logomania, una tendenza completamente opposta per cui gli abiti si costituiscono da un trionfo di loghi, ripetuti all-over, o dalle dimensioni colossali.
Nonostante questa polarizzazione, i marchi hanno dimostrato, negli anni, di saper vivere con discrezione il modo di inserire i propri loghi e simboli, indipendentemente dal fatto che volessero rimanere in una dimensione più low-key, mostrandoli il meno possibile, o una più loud, probabilmente particolarmente apprezzata dai propri fan, che spesso non vedono l’ora di mettere in mostra lettering e simboli tipici di una maison.
Così, la maggior parte delle maison high-fashion, negli anni, ha rilasciato collezioni in cui gli abiti mostrano in modo sottile e raffinato i propri loghi, rendendoli visibili solo agli occhi più attenti, sancendo così una dimensione stilistica non apprezzabile da chiunque. La questione ci riporta ad un tema caro alla moda, ovvero un contesto elitario e chiuso, in cui i profani non sempre sono stati i benvenuti, e i neofiti spesso si sono trovati ad accedervi in punta di piedi.
Il branding, in questo caso, si può ritrovare nei dettagli: eclatante, in tal senso, la linea Staples di Louis Vuitton del 2019, curata da Virgil Abloh, in cui il quiet luxury dei capi, all’epoca non ancora classificato come trend, era arricchito da piccoli tocchi di classe, come i bottoni decorati attraverso la cucitura nei fori a ricreare il logo della maison.
Oltre ai loghi, altrove ci pensano alcuni stilemi iconici dei marchi a rendere riconoscibile un capo, come nel caso di un piccolo dettaglio nei costumi da bagno di Gucci, o i bracciali Lacoste x GOLF le FLEUR* che diventano riconoscibili grazie all’iconico coccodrillo posto come chiusura, o ancora le tre strisce di colore di Thom Brown, che si trovano dietro alle fodere delle giacche.
Gucci
Gucci è il perfetto esempio di un marchio high-fashion la cui storia è stata trainata e diffusa anche dalla riconoscibilità del proprio logo, il motivo a Doppia G, che spesso si mostra interamente sui capi, ma che a volte è solo nei dettagli, come nel caso di questo costume svelato nella campagna con Daria Werbowy.
Louis Vuitton
Come detto, la linea Staples è stata un trionfo del quiet luxury prima che esplodesse a livello globale, mostrando piccoli e raffinati dettagli che hanno costituito il branding, come i bottoni dei cappotti riportanti il logo della maison nella cucitura che attraversa i fori.
Jacquemus
Jacquemus ha vari modi di esprimere il branding, caratterizzato dal proprio lettering caratteristico. Tra i capi che hanno riscosso particolare successo, e che si sono dimostrati anche molto raffinati, risiedono alcuni top che mostrano la sua firma come se fosse una spilla a tenere uniti i lembi del prodotto.
Thom Browne
La caratteristica di Thom Browne è rappresentata da tre linee di colore accostate tra loro: rossa, bianca e blu. Questa può esprimersi su completi gessati, o su reggicalze, o ancora sui bordi dei calzini, rendendo così i propri capi riconoscibili solamente da chi ha occhio per l’alta moda.
Lacoste
L’iconico coccodrillo di Lacoste adora giocare sui capi del marchio: può confondersi, avere dimensioni colossali o minuscole, riunirsi per dar vita ad altre grafiche, o essere offuscato da sbuffi di tessuto che lo rendono quasi tridimensionale. Vederlo posto come chiusura di un bracciale, però, è sicuramente particolare, ed è avvenuto in occasione della collaborazione con GOLF le FLEUR*.
Marni
Il punto di forza di Marni risiede senza dubbio nella maestria con cui riesce a maneggiare fibre particolarmente preziose, come nel caso del mohair. Il savoir-faire della maison adora dar vita a capi che esprimono aria consunta, vissuta, e così le cuciture di salvataggio, proprio come una volta lo erano i rattoppi, possono celare il lettering del marchio.
Burberry
L’iconografia di Burberry è riconoscibile grazie all’iconico check, ma nelle ultime linee di calzature, che siano sneaker o stivali, il branding si esprime sulla suola, rendendolo così in una dimensione fortemente privata.
Issey Miyake
Se Thom Brown è divenuto noto grazie alle tre strisce di colore, Issey Miyake ha preferito sfruttare una sapiente lavorazione per rendersi distinguibile, è il caso dei suoi capi plissettati, che portano con loro una ricchissima storia di lavorazioni di pregio.
Maison Margiela
Il tratto distintivo delle lavorazioni di Maison Margiela risiede nell’etichetta, in cui, a seconda dell’ambito di pertinenza, viene cerchiato un numero. A tenere salda l’etichetta ci pensano quattro punti, quattro cuciture, che spesso si esprimono anche sui capi.
Bottega Veneta
Bottega Veneta è nota per non inserire il logo nei suoi design, infatti, proprio come Issey Miyake ha fatto di una determinata lavorazione il proprio tratto distinguibile. In questo caso stiamo parlando del motivo intrecciato ottenuto da pelle di altissima qualità, ma per ciò che concerne i jeans, ad esempio, è solita apporre un’etichetta in pelle verde all’altezza della cintura.
Prada
Il tratto distintivo di Prada è il triangolo in cui possiamo ritrovare il branding, ma se questo non possedesse il lettering Prada, riusciremmo comunque a riconoscerlo? Secondo Miuccia e Raf Simons si, ed infatti a volte è solo apposto un triangolo rovesciato, magari dietro al colletto di alcuni capi, o su accessori come orecchini e collane.
1017 ALYX 9SM
Il tecnicismo di Alyx è sempre protagonista in ogni suo capo, consolidandosi come il tratto distintivo del marchio, e spiccando particolarmente sulla chiusura Rollercoaster che impreziosisce praticamente ogni capo e accessorio.
Rick Owens
Rick Owens, maestro della sartorialità gotica e tenebrosa, non ha un vero e proprio branding da sfoggiare, però gli estimatori del marchio sanno sempre come riconoscerlo. La sua fanbase infatti è in grado di individuarlo dalla “Single Seam“, una cucitura singola verticale realizzata dal basso verso l’alto, che si esprime sul retro delle T-shirt. Il retro di tutta la gamma d’abbigliamento è la tela su cui Rick Owens appone la propria firma: sulle giacche, infatti, si trovano a mezzo busto due cuciture, o anche delle sovrapposizione cucite da spalla a spalla.
Off-White
L’iconico brand di Virgil Abloh è caratterizzato da un senso estetico fortemente riconoscibile, che si esprime attraverso varie feature che in più modi riescono ad impreziosire abiti e accessori del marchio. Chiunque, infatti, sarebbe in grado di riconoscerlo grazie all’utilizzo delle virgolette. Più sottilmente, gli estimatori del suo lavoro potrebbero distinguere le iconiche diagonali, spesso realizzate sulle maniche, o ancora l’iconico Arrow logo.
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