Supreme Italia: Il caso continua
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3 Luglio 2019
Articolo di
RedazioneSupreme Italia: Il caso continua
Dopo una lunghissima guerra mediatica, giudiziaria e burocratica, sembra che il caso Supreme Italia non sia stato ancora completamente debellato, anzi. Il fenomeno del “legal fake” purtroppo si sta diffondendo a macchia d’olio soprattutto fuori dalla nostra penisola (vedi l’apertura degli store fisici in Spagna e in Giappone), tuttavia non possiamo negare che l’impulso iniziale di questo evento sia partito proprio da Barletta.
Recentemente, dopo alcune dichiarazioni rese pubbliche da James Jebbia (proprietario e founder di Supreme NY), il Wall Street Journal ha intervistato Michele Di Pierro, il fautore di questo fenomeno made in Italy.
Quest’ultimo, senza peli sulla lingua, pare abbia affermato che gli acquirenti del suo brand siano attratti dai prodotti in vendita grazie all’alta qualità degli stessi, non per l’incredibile somiglianza con quelli del marchio newyorkese. Inoltre egli ha voluto sottolineare la sua decennale esperienza nel campo della moda e del fashion, asserendo che al tempo della nascita di Supreme Italia egli non fosse nemmeno lontanamente a conoscenza dell’esistenza dell’omonimo americano, all’epoca meno conosciuto nella nostra Penisola.
Cosa ne pensate a riguardo?
Recentemente, dopo alcune dichiarazioni rese pubbliche da James Jebbia (proprietario e founder di Supreme NY), il Wall Street Journal ha intervistato Michele Di Pierro, il fautore di questo fenomeno made in Italy.
Quest’ultimo, senza peli sulla lingua, pare abbia affermato che gli acquirenti del suo brand siano attratti dai prodotti in vendita grazie all’alta qualità degli stessi, non per l’incredibile somiglianza con quelli del marchio newyorkese. Inoltre egli ha voluto sottolineare la sua decennale esperienza nel campo della moda e del fashion, asserendo che al tempo della nascita di Supreme Italia egli non fosse nemmeno lontanamente a conoscenza dell’esistenza dell’omonimo americano, all’epoca meno conosciuto nella nostra Penisola.
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