STOCKX: Una mossa suicida?
STYLE
24 Maggio 2019
Articolo di
RedazioneSTOCKX: Una mossa suicida?
La giornata si è aperta con una notizia che di buono sembra non avere proprio nulla: Stockx, il marketplace leader in termini di acquisto e vendita di sneakers, streetwear, accessori e orologi di lusso, ha aumentato ufficialmente la sua “buyer fee”.
Da sempre, la tassa applicata dalla piattaforma è stata oggetto di contestazioni per via della sua entità, in quanto il prezzo non rispecchiava mai quello inserito in grafica sotto la sezione “Lowest Ask” o “Buy Now”, ma si prestava ad impennate vertiginose dal momento in cui, effettuato il login,compariva un improvviso 30% extra + spedizione da dover aggiungere per ultimare l'acquisto.
A partire dal 23 Maggio 2019, lo staff di Stockx ha deciso (per motivazioni ancora poco chiare) di aumentare la sua aliquota “buyer fee”, che d'ora in poi, salvo lacunose perdite nel bilancio aziendale, ammonterà al 40% del valore dell'oggetto che si intende acquistare. L'unica possibile giustificazione può essere la totale eliminazione degli oneri doganali, che continuavano a essere presentati ad alcuni sfortunati clienti al momento dell'arrivo del corriere. Il marketplace a quanto pare è stato obbligato a dichiarare l'intero valore del prodotto al posto del retail.
C'è da dire inoltre, che la scelta di appesantire la tassazione avviene in un periodo non molto felice: la settimana pasquale “no fees” in cui Stockx ha saputo dare il peggio di se in termini di servizio, e lo scandalo delle numerosissime paia-replica di J1 Cactus Jack che hanno passato i controlli di autenticità, hanno influenzato in maniera potentemente negativa la fiducia del cliente.A questo punto rimane solo da chiedersi se l'azienda riuscirà a far fronte ad un necessario calo delle vendite che dovrà verificarsi a partire dai prossimi giorni, o se questo costituirà soltanto il primo passo verso un progressivo declino del marketplace per eccellenza.
Da sempre, la tassa applicata dalla piattaforma è stata oggetto di contestazioni per via della sua entità, in quanto il prezzo non rispecchiava mai quello inserito in grafica sotto la sezione “Lowest Ask” o “Buy Now”, ma si prestava ad impennate vertiginose dal momento in cui, effettuato il login,compariva un improvviso 30% extra + spedizione da dover aggiungere per ultimare l'acquisto.
A partire dal 23 Maggio 2019, lo staff di Stockx ha deciso (per motivazioni ancora poco chiare) di aumentare la sua aliquota “buyer fee”, che d'ora in poi, salvo lacunose perdite nel bilancio aziendale, ammonterà al 40% del valore dell'oggetto che si intende acquistare. L'unica possibile giustificazione può essere la totale eliminazione degli oneri doganali, che continuavano a essere presentati ad alcuni sfortunati clienti al momento dell'arrivo del corriere. Il marketplace a quanto pare è stato obbligato a dichiarare l'intero valore del prodotto al posto del retail.
C'è da dire inoltre, che la scelta di appesantire la tassazione avviene in un periodo non molto felice: la settimana pasquale “no fees” in cui Stockx ha saputo dare il peggio di se in termini di servizio, e lo scandalo delle numerosissime paia-replica di J1 Cactus Jack che hanno passato i controlli di autenticità, hanno influenzato in maniera potentemente negativa la fiducia del cliente.A questo punto rimane solo da chiedersi se l'azienda riuscirà a far fronte ad un necessario calo delle vendite che dovrà verificarsi a partire dai prossimi giorni, o se questo costituirà soltanto il primo passo verso un progressivo declino del marketplace per eccellenza.
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