Sostenibilità e moda: A che punto siamo?
STYLE
31 Dicembre 2020
Articolo di
RedazioneSostenibilità e moda: A che punto siamo?
Il tema della sostenibilità ha da qualche tempo acquisito notevole importanza sia a livello socio culturale che a livello economico.
L’approccio alla sostenibilità deve tener conto di diversi aspetti: quello ecologico, quello dell’equità sociale (rispetto delle persone, dei lavoratori e dei consumatori) e quello economico.
In particolare, la moda rappresenta purtroppo uno di quei settori estremamente inquinanti, comportando nella sua attività un elevato consumo di risorse.
L’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo. Per intenderci, produrre una T-Shirt in cotone comporta un impiego di circa 2700 litri d’acqua e produzione di 10 chili di CO2, più imballaggio e trasporto.
Proprio per questo lo sviluppo di una moda sostenibile è davvero fondamentale.
Un punto fondamentale è la ricerca di materiali innovativi: qualsiasi sia il materiale utilizzato deve essere preferibilmente naturale o rinnovabile, deve dunque avere un basso impatto ambientale.
Alcuni brand, anche grazie all’iniziativa “Detox” di Greenpeace, hanno iniziato ad adottare una visione rivoluzionaria, intraprendendo un percorso volto alla sostenibilità.
H&M, per esempio, ha lanciato sul mercato la collezione “Conscious”, realizzata interamente con cotone 100% biologico, poliestere riciclato e materiali di nuova generazione come il “Pinatex”: pelle vegetale ricavata dagli scarti delle foglie d’ananas. Il gruppo Kering (Gucci, Saint Laurent, Balenciaga) dal 2013 ha un laboratorio in cui sperimenta più di 3000 tessuti innovativi. LVMH, la holding proprietaria di Louis Vuitton, Céline, Fendi, ecc.. si sta concentrando da tempo sul packaging che è stato ridotto del 60% nelle sue dimensioni.
Un altro punto fondamentale è la tracciabilità, che informa il consumatore sulla provenienza del capo. Solitamente vengono utilizzate etichette che permettono di riconoscere il valore del capo che si vuole acquistare e il suo impatto sull’ambiente. Le etichette di tracciabilità sono da tempo molto diffuse all'interno dell'industria del fashion.
Uno dei maggiori problemi del mondo della moda è l’alta deperibilità dei capi, e per contrastare questo. il riciclo resta il mezzo più efficace: Reduce, Reuse, Recycle.
Brand di successo nella moda del riciclo è sicuramente Freitag, che realizza borse e zaini utilizzando teloni di camion usati. Patagonia, invece, dal 2013 ha lanciato l’iniziativa “Worn Wear Snow Tour”: le persone possono portare i propri capi presso gli stand del brand situati in alcune località sciistiche e farli riparare gratuitamente, così da poter allungare la vita dei singoli prodotti.
La ricerca e l’innovazione stanno facendo passi da gigante, ma noi consumatori cosa possiamo fare per aiutare questo cambiamento?
Leggere bene le etichette per informarsi sulla provenienza del prodotto è già un primo passo; un altro passo da compiere che porterebbe a risultati straordinari è quello di alimentare l’economia circolare della moda. Comprare, vendere, regalare abiti usati; in una sola parola riciclare.
Possiamo concludere affermando che i primi risultati stanno iniziando a vedersi, e che con l’impegno di tutti, brand, aziende, associazioni e consumatori, si potrà migliorare ancora molto.
L’approccio alla sostenibilità deve tener conto di diversi aspetti: quello ecologico, quello dell’equità sociale (rispetto delle persone, dei lavoratori e dei consumatori) e quello economico.
In particolare, la moda rappresenta purtroppo uno di quei settori estremamente inquinanti, comportando nella sua attività un elevato consumo di risorse.
L’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo. Per intenderci, produrre una T-Shirt in cotone comporta un impiego di circa 2700 litri d’acqua e produzione di 10 chili di CO2, più imballaggio e trasporto.
Proprio per questo lo sviluppo di una moda sostenibile è davvero fondamentale.
Un punto fondamentale è la ricerca di materiali innovativi: qualsiasi sia il materiale utilizzato deve essere preferibilmente naturale o rinnovabile, deve dunque avere un basso impatto ambientale.
Alcuni brand, anche grazie all’iniziativa “Detox” di Greenpeace, hanno iniziato ad adottare una visione rivoluzionaria, intraprendendo un percorso volto alla sostenibilità.
H&M, per esempio, ha lanciato sul mercato la collezione “Conscious”, realizzata interamente con cotone 100% biologico, poliestere riciclato e materiali di nuova generazione come il “Pinatex”: pelle vegetale ricavata dagli scarti delle foglie d’ananas. Il gruppo Kering (Gucci, Saint Laurent, Balenciaga) dal 2013 ha un laboratorio in cui sperimenta più di 3000 tessuti innovativi. LVMH, la holding proprietaria di Louis Vuitton, Céline, Fendi, ecc.. si sta concentrando da tempo sul packaging che è stato ridotto del 60% nelle sue dimensioni.
Un altro punto fondamentale è la tracciabilità, che informa il consumatore sulla provenienza del capo. Solitamente vengono utilizzate etichette che permettono di riconoscere il valore del capo che si vuole acquistare e il suo impatto sull’ambiente. Le etichette di tracciabilità sono da tempo molto diffuse all'interno dell'industria del fashion.
Uno dei maggiori problemi del mondo della moda è l’alta deperibilità dei capi, e per contrastare questo. il riciclo resta il mezzo più efficace: Reduce, Reuse, Recycle.
Brand di successo nella moda del riciclo è sicuramente Freitag, che realizza borse e zaini utilizzando teloni di camion usati. Patagonia, invece, dal 2013 ha lanciato l’iniziativa “Worn Wear Snow Tour”: le persone possono portare i propri capi presso gli stand del brand situati in alcune località sciistiche e farli riparare gratuitamente, così da poter allungare la vita dei singoli prodotti.
La ricerca e l’innovazione stanno facendo passi da gigante, ma noi consumatori cosa possiamo fare per aiutare questo cambiamento?
Leggere bene le etichette per informarsi sulla provenienza del prodotto è già un primo passo; un altro passo da compiere che porterebbe a risultati straordinari è quello di alimentare l’economia circolare della moda. Comprare, vendere, regalare abiti usati; in una sola parola riciclare.
Possiamo concludere affermando che i primi risultati stanno iniziando a vedersi, e che con l’impegno di tutti, brand, aziende, associazioni e consumatori, si potrà migliorare ancora molto.
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