I sosia sono la nuova frontiera del fashion marketing?
STYLE
19 Giugno 2024
Articolo di
Camilla BordoniI sosia sono la nuova frontiera del fashion marketing?
È lei o non è lei? Spoiler: è un sosia. Ebbene sì, sembra proprio che di recente ai brand di moda piaccia confondere ingaggiando doppelgänger di modelle e attrici per i loro show e campagne.
Un escamotage furbo che però sta generando controversie online. Perché di fatto qui non ci si trova più davanti a un espediente narrativo alla Star Wars (per chi non lo ricordasse, nell’Episodio 1 la giovane regina Padmé, Natalie Portman, e la sua ancella Sabé, Keira Knightley, si scambiano ripetutamente i ruoli per un fine specifico, ndr), ma piuttosto a una studiata operazione di marketing il cui obiettivo è, ovviamente, generare rumors in nome della viralità.
Se questa strategia poi porti ad interrogarsi su quanto le griffe siano ossessionate e schiave dall’endorsement di volti noti, è un altro paio di maniche. D’altra parte, prima di tutto, bisogna mettere al sicuro le proprie finanze, proteggerle come solo una controfigura del grande schermo saprebbe fare. Quindi in parole povere, se la cassa o le circostanze “non permettono” di assumere celebs/stars non è un gran problema perché la soluzione potrebbe essere puntare su dei sosia. E alla fine se il risultato e il piano di comunicazione risultano lo stesso win-win a chi importa davvero della differenza tra original, fake e dupe?
Celebs doppelgänger: “l’inganno stellare” dei sosia corrompe il fashion system
Di recente sulle piattaforme di Instagram e TikTok, Alexander Wang è tornato a far parlare di sé grazie all’adv dal format unboxing della sua “nuovissima” Ricco. A fargli scalare l’algoritmo dei social però non è stato il re-name di quella it-bag tanto in voga nel lontano 2010 ma la squad ingaggiata per promuoverla. In una clip di 20 secondi infatti ecco che sul vostro schermo appariranno in sequenza Ariana Grande, Kylie Jenner, Taylor Swift e Beyoncé. C’è solo un piccolissimo e non poco trascurabile dettaglio: non sono quelle vere e no, questa volta l’AI non c’entra nulla.
Al di là della qualità del video che può essere considerato più o meno amatoriale (particolare non irrilevante quando si parla di endorsement di star di un certo calibro), è vero che a un primo e superficiale sguardo si possa cadere in fallo. Tuttavia poco dopo, quando lo stupore sarà sostituito dal puntiglioso dubbio, inizierete a notare le differenze delle sosia-testimonial che prima vi potevano essere sfuggiti. Comunque sì, Alexander Wang did it! Si vede che ce la sta mettendo tutta per riabilitarsi e anzi, ammettiamo, ce l’ha proprio fatta sotto il naso anche se la pratica di chiamare i doppelgänger non è certo una novità.
Pochi forse se lo ricordano ma Vetements per la sua collezione autunno/inverno 2020 giocò un bello scherzo al fashion system, che in un primo momento pensava seriamente di aver visto Angelina Jolie in abito nero, Sharon Stone in blazer bling bling, Mike Tyson in leather jacket o Snoop Doog in perfetto stile Snoop Doog. Ahimè, si sbagliava di grosso perché portare in passerella una carica di sosia era stata solo la sua ultima trovata provocatoria, arrivata tra l’altro dopo l’addio di Demna Gvsalia.
Va a vedere che per far fronte a un “periodo teso” quello del doppelgänger non sia uno stratagemma vincente. A questi punti che pure la borsa di Alexander Wang, proclamata al 100% autentica, non faccia parte di un piano più grande? Di questo passo magari le celebs, quelle vere, torneranno a figurare sul suo profilo.
Modelle diverse. Se lei non sfila, c’è l’altra
«Siamo tutti sostituibili (?)». No, questa non è una frase presa dal vecchio Tumblr ma una domanda d’obbligo quando ci si rende conto che pure Kate Moss non è così indispensabile per generare hype su una passerella. Questa consapevole doccia fredda è arrivata con la sfilata di Marine Serre, una discreta quantità di fumogeno racchiuso in uno spazio ristretto e una modella (quasi) uguale in tutto e per tutto all’iconica top della golden age della moda. Denise Ohnona, ironicamente su Ig come @iamnotkatemoss, fece capitolare tutti i presenti con la sua somiglianza schiacciante. E anche se ci tiene a specificare che non è l’originale, è indubbio che, per i suoi 94,5 mila follower, lei del lookalike ne faccia un business.
Il marchio della stilista francese comunque non è il solo a ribadire l’insostituibilità sulla catwalk/adv di volti noti. Pantene lo ha sottolineato “rimpiazzando” Chiara Ferragni con Havi Mond, mentre lo stesso Diesel lo ha evidenziato allo scorso show con la modella Dalton Dubois, soprannominata come la terza sorella Hadid ed etichettata come la copia di Bella. Chissà se per lei è un pro o un contro.
Buon sangue non mente
Se c’è un detto che piace alla moda è: «Tale madre, tale figlia». Tralasciando per un attimo l’aspetto delle “nepo baby”, è innegabile che talvolta alle fashion house piaccia ricreare il vecchio allure patinato e remunerativo del passato. Ritirare in ballo qualcosa di iconico e che 20 o 30 anni prima aveva riscosso parecchio successo è un programma da business plan che assicura molti più benefici che rischi. L’importante è “non farla troppo sporca” e mettere in piedi una reference dal citazionismo identificabile ma pacato. Per questo le griffe scelgono sì i doppelgänger delle personalità old but gold che hanno contribuito al loro successo, ma nel farlo preferiscono controllare prima se nel loro albero genealogico ci sia qualcuno di similare. In sostanza? guardano ai loro figli perché dopotutto buon sangue non mente (mai)!
Per fare qualche esempio, la coppia sosia mamma-figlia è stata azzeccatissima per Chanel che anni fa scelse Lily-Rose Depp come volto dell’adv della fragranza Coco, un tempo affidata alla madre Vanessa Paradis. Mentre molte altre labels oggi guardano i lineamenti di Kaia Gerber e Lily McMenamy rispecchiarsi in quelli di Cindy Crawford e Kristen McMenamy.
Insomma è certo che, a prescindere dal circolo della moda, per i diretti interessati assomigliare a qualcuno può essere un grande potere da cui però derivano grandi responsabilità. Chiedetelo al sosia di Tom Holland, @hunterreilly, che si è trovato “intrappolato” nell’intimo di Calvin Klein. O ancora ad Emanuela Cataldo, l’Anne Hathaway made in Italy, a Roma con un completo Liu Jo e il soundtrack Devil wears Prada. A lei chiedete la differenza tra azzurro e ceruleo, di sicuro non vi deluderà. Dopotutto anche ai doppelgänger spettano oneri e onori.
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