Le sneakers firmate LIDL sono sold out ovunque: Di chi è realmente la colpa?
FOOTWEAR
20 Novembre 2020
Articolo di
Aldo AbronzinoLe sneakers firmate LIDL sono sold out ovunque: Di chi è realmente la colpa?
Negli ultimi giorni, probabilmente, un po’ tutti avrete sentito parlare della nuova linea d’abbigliamento presentata da LIDL, colosso dei discount a livello internazionale.
La notizia ha iniziato a circolare con prepotenza nel momento in cui sono emerse sul web le immagini di migliaia di acquirenti che il giorno della release si affollavano con veemenza nei punti vendita dell’azienda per accaparrarsi quante più paia possibili di sneakers.
Si, avete capito bene. Cavalcando senza alcuna remora un trend scoppiato ormai qualche anno fa, LIDL ha dunque improvvisamente deciso di rilasciare una capsule collection in quantità limitatissime, attirando purtroppo l’interesse di molti acquirenti.
La notizia ha fatto il giro del Paese, e a prescindere dal dubbio gusto con il quale è stata ideata questa linea d’abbigliamento, non ricordavamo un tale accalcarsi di compratori dai tempi degli ultimi drop di Supreme precedenti all’emergenza Covid.
In molti hanno espresso la loro opinione a riguardo e, come spesso accade in questi casi, i punti di vista sono parecchio discordanti.
Piuttosto che analizzare in sé dunque la grande strategia di marketing che ha permesso all’azienda tedesca di riscuotere un successo di tale portata, in questo spazio vorremmo piuttosto chiederci quali siano state le cause che hanno spinto LIDL a portare avanti un’iniziativa del genere, e comprendere se effettivamente si sia trattato di un affronto diretto nei confronti del movimento streetwear internazionale.
La strategia di LIDL, è stata quella di imitare, in modo maldestro. una delle silhouette più iconiche di Nike, la Huarache, nata nel 1991, brandizzandola con loghi e colori aziendali e producendola in quantità super-limitate, andandola a presentare come un prodotto totalmente esclusivo. Ma di chi è la “colpa” di questo successo? Del marchio tedesco oppure è dei compratori, che “sprezzanti del pericolo” hanno comunque deciso di acquistare le sneakers?
Pare evidente di trovarci di fronte a un concorso di colpa. Da un lato LIDL, un semplice discount che non si è mai interessato alla realtà urban, ha plagiato in maniera anche discutibile l’azienda di sportswear più gettonata del momento, aggravando ancora di più il suo gesto nel momento in cui ha deciso di vendere le scarpe alla cifra di €12,99.
Dall’altro lato, tuttavia, appare altrettanto chiaro che, se il pubblico avesse messo in pratica la stessa diffidenza mostrata nei giorni seguenti sui social, probabilmente le sneakers sarebbero rimaste invendute sugli scaffali anziché andare immediatamente sold out e comparire sul mercato secondario a cifre esorbitanti.
L’iniziativa di LIDL, purtroppo si è configurata non solo come un gesto di cattivo gusto nei confronti della community globale, ma soprattutto come un affronto verso la sneaker culture, la sua storia e tutti gli addetti ai lavori. Il tutto completato da un prezzo di listino bassissimo, che ha reso questa release ancora più appetibile agli occhi del compratore medio, attratto da quello che in effetti si è dimostrato un “affare d’oro”, ed è apparsa agli occhi di tutti noi come un’offesa pubblica nei confronti dell’intero movimento streetwear.
Nel contempo, anche se il gesto non è stato perlopiù commesso dagli appassionati, risulta tuttavia deplorevole quanto accaduto. Qualora il mercato italiano e più in generale europeo stesse cominciando ad avere una propria risonanza a livello internazionale, un avvenimento del genere non fa altro se non macchiare la credibilità di una community che nel corso degli anni ha dimostrato di non avere nulla da invidiare a quelle d’oltreoceano, ma che adesso corre il rischio di non venire più vista di buon occhio dall’opinione pubblica per un gesto che non ha nemmeno commesso.
Il fatto che migliaia di acquirenti abbiano percorso anche diversi chilometri per raggiungere il punto vendita LIDL più vicino solamente per acquistare queste sneakers, ci lascia intuire come purtroppo nel nostro Paese l’esplosione di questo fenomeno abbia attirato anche figure che evidentemente estranee al movimento.
Il loro comportamento, influenzato dal fatto che negli ultimi mesi il mercato del reselling stia vivendo un periodo di grande salute, è stato motivato quindi solo dal lucro anziché dalla passione, come di norma dovrebbe invece essere.
E voi cosa ne pensate?
Per rimanere sempre aggiornati in merito a ulteriori curiosità e notizie di questo genere, ricordate di monitorare il sito e il nostro account Instagram ufficiale.
La notizia ha iniziato a circolare con prepotenza nel momento in cui sono emerse sul web le immagini di migliaia di acquirenti che il giorno della release si affollavano con veemenza nei punti vendita dell’azienda per accaparrarsi quante più paia possibili di sneakers.
Si, avete capito bene. Cavalcando senza alcuna remora un trend scoppiato ormai qualche anno fa, LIDL ha dunque improvvisamente deciso di rilasciare una capsule collection in quantità limitatissime, attirando purtroppo l’interesse di molti acquirenti.
La notizia ha fatto il giro del Paese, e a prescindere dal dubbio gusto con il quale è stata ideata questa linea d’abbigliamento, non ricordavamo un tale accalcarsi di compratori dai tempi degli ultimi drop di Supreme precedenti all’emergenza Covid.
In molti hanno espresso la loro opinione a riguardo e, come spesso accade in questi casi, i punti di vista sono parecchio discordanti.
Piuttosto che analizzare in sé dunque la grande strategia di marketing che ha permesso all’azienda tedesca di riscuotere un successo di tale portata, in questo spazio vorremmo piuttosto chiederci quali siano state le cause che hanno spinto LIDL a portare avanti un’iniziativa del genere, e comprendere se effettivamente si sia trattato di un affronto diretto nei confronti del movimento streetwear internazionale.
La strategia di LIDL, è stata quella di imitare, in modo maldestro. una delle silhouette più iconiche di Nike, la Huarache, nata nel 1991, brandizzandola con loghi e colori aziendali e producendola in quantità super-limitate, andandola a presentare come un prodotto totalmente esclusivo. Ma di chi è la “colpa” di questo successo? Del marchio tedesco oppure è dei compratori, che “sprezzanti del pericolo” hanno comunque deciso di acquistare le sneakers?
Pare evidente di trovarci di fronte a un concorso di colpa. Da un lato LIDL, un semplice discount che non si è mai interessato alla realtà urban, ha plagiato in maniera anche discutibile l’azienda di sportswear più gettonata del momento, aggravando ancora di più il suo gesto nel momento in cui ha deciso di vendere le scarpe alla cifra di €12,99.
Dall’altro lato, tuttavia, appare altrettanto chiaro che, se il pubblico avesse messo in pratica la stessa diffidenza mostrata nei giorni seguenti sui social, probabilmente le sneakers sarebbero rimaste invendute sugli scaffali anziché andare immediatamente sold out e comparire sul mercato secondario a cifre esorbitanti.
L’iniziativa di LIDL, purtroppo si è configurata non solo come un gesto di cattivo gusto nei confronti della community globale, ma soprattutto come un affronto verso la sneaker culture, la sua storia e tutti gli addetti ai lavori. Il tutto completato da un prezzo di listino bassissimo, che ha reso questa release ancora più appetibile agli occhi del compratore medio, attratto da quello che in effetti si è dimostrato un “affare d’oro”, ed è apparsa agli occhi di tutti noi come un’offesa pubblica nei confronti dell’intero movimento streetwear.
Nel contempo, anche se il gesto non è stato perlopiù commesso dagli appassionati, risulta tuttavia deplorevole quanto accaduto. Qualora il mercato italiano e più in generale europeo stesse cominciando ad avere una propria risonanza a livello internazionale, un avvenimento del genere non fa altro se non macchiare la credibilità di una community che nel corso degli anni ha dimostrato di non avere nulla da invidiare a quelle d’oltreoceano, ma che adesso corre il rischio di non venire più vista di buon occhio dall’opinione pubblica per un gesto che non ha nemmeno commesso.
Il fatto che migliaia di acquirenti abbiano percorso anche diversi chilometri per raggiungere il punto vendita LIDL più vicino solamente per acquistare queste sneakers, ci lascia intuire come purtroppo nel nostro Paese l’esplosione di questo fenomeno abbia attirato anche figure che evidentemente estranee al movimento.
Il loro comportamento, influenzato dal fatto che negli ultimi mesi il mercato del reselling stia vivendo un periodo di grande salute, è stato motivato quindi solo dal lucro anziché dalla passione, come di norma dovrebbe invece essere.
E voi cosa ne pensate?
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