Il secolare processo di shopping fisico che, sin dalle forme più embrionali di commercio instaurate presso le prime comunità umane civilizzate, ha continuato ad evolversi in tutti i sensi, espandendosi verso la totalità dei rami toccati dal mercato globale (dalla spesa settimanale sino all’acquisto di un’autovettura di proprietà), sta da più di qualche anno accusando segni di cedimento sempre più evidenti.

Specialmente per quanto riguarda il settore tessile, l’acquisto on-line si sta gradualmente imponendo come principale soluzione per via dell’elevatissimo standard di comodità e rapidità in relazione al tradizionale acquisto fisico, specialmente in seguito allo sviluppo dei famosi software per il calcolo della taglia esatta in base a peso, altezza, conformazione corporea e vestibilità del capo.

A conferma della tesi appena esposta, dati empirici raccolti dall’ente di ricerca “Coresight” hanno dimostrato come il 2019 sia stato l’anno con il numero di store closings più elevato di tutti i tempi.

Al netto di un bilancio più che negativo in termini di rapporto inaugurazioni-chiusure, con uno scarto di quasi 5.000 punti unitari in questi termini, negli Stati Uniti sono state registrate più di 9.300 chiusure di retailers fisici, con una media giornaliera di circa 300 shut down.

Se da un lato, gli store closings hanno registrato, nel corso del 2019, il loro minimo storico, determinando pesanti conseguenze per lavoratori, famiglie e liberi professionisti, è sempre nel corso della corrente annata che l’utenza ha potuto toccare con mano l’enorme esplosione nel campo dell’online-shopping: dati che vanno indubbiamente a fornirci feedback più che positivi in termini di sostenibilità ed organizzazione pragmatica dell’esperienza di acquisto, con molti meno veicoli ad affollare le strade, sensibili cali in termini di inquinamento derivante dall’utilizzo di impianti di riscaldamento e climatizzazione professionale, progressiva estinzione del denaro contante e tagli alla fatturazione cartacea.