STYLE

27 Marzo 2025

Articolo di

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Eleonora Giordani

Prada ha aperto il suo archivio

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27 Marzo 2025

Articolo di

Eleonora Giordani
Prada archivio fabbrica Valvigna

Prada ha aperto il suo archivio

Sui nostri feed di Instagram e TikTok appare un nuovo contenuto, certamente simile ai numerosi video online dedicati alla produzione manifatturiera delle maison, ma stavolta curato da un brand che mai fino a questo momento aveva spalancato le porte al suo pubblico virtuale: Prada inizia a raccontarsi attraverso l’Archivio Storico, situato a Valvigna, nell’headquarter produttivo dell’azienda.

Avevamo già visto borse smontate e ricucite, scarpe costruite da zero, tessuti dipinti a mano e ricami preziosi realizzati dagli addetti al settore – considerati ormai i nuovi influencer dei marchi. Ora, però, ci ritroviamo immersi nella storia e nella tradizione del brand milanese per eccellenza. L’intuizione della sua fondatrice, Miuccia Prada, è corretta: avvicinare lo sguardo della community online al patrimonio materiale della casa di moda può essere il metodo migliore per emozionare e rendere chiunque parte integrante delle sue radici.

All’interno dell’Archivio Storico, il brand custodisce campioni di abbigliamento, calzature e pelletteria, contando un totale di 52.290 capi provenienti da tutte le collezioni del Gruppo. Dai video pubblicati su Instagram è evidente la cura minuziosa e celebrativa dedicata a ogni pezzo, in particolare ai dettagli della décolleté fiammante della primavera-estate 2012.

Sono conservati capi di tutte le categorie di prodotto, organizzati per brand e stagione, dall’Archivio Collezioni all’Archivio Sfilate. Sono inclusi, quindi, abbigliamento femminile e maschile, capispalla, gonne, pantaloni, cravatte, accessori e intimo, a partire dal 1986 fino a oggi, come si racconta nel video. Accanto a loro esistono poi tutti quei progetti creativi realizzati in parallelo alla produzione ordinaria del brand, come i costumi realizzati per collaborazioni fotografiche, tra cui quelli per “Il Grande Gatsby” di Baz Luhrmann e “Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson.

Ci auguriamo quindi possa nascere una narrazione completa e profonda del DNA del brand. Inserirsi nel dietro le quinte della moda è sempre stato un tabù, rotto soltanto da pochissimi creativi tra gli anni ’80 e ’90, ma che ora sembra essere la carta vincente per creare un legame affettivo con il pubblico.

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