LIFESTYLE

26 Gennaio 2021

Articolo di

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Luca Gissi

L’origine protetta della scena genovese racchiusa in un nuovo documentario

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26 Gennaio 2021

Articolo di

Luca Gissi

L’origine protetta della scena genovese racchiusa in un nuovo documentario

Passano le epoche, le generazioni e i generi, ma il testamento di Genova nel panorama musicale italiano continua a rinnovarsi con estrema naturalezza. L'aria della città continua a ispirare nuovi figli artistici, con un sentimento che esce fuori da soffocanti regole di mercato: la poesia eterna espressa da quei vicoli e da quel mare è però meno astratta di quanto si pensi.

Questi valori infatti, sono gli stessi che ispirano “La Nuova Scuola Genovese”, documentario scritto da Claudio Cabona e il cui debutto è previsto nelle sale italiane per il 2021. L'idea di fondo è proprio quella di ricercare le cause di una così fervente scena giovanile nel passato e nell'atmosfera della città: tutta la musica prodotta a Genova in ogni epoca sembra avere un filo conduttore duro a spezzarsi, tutt'altro che casuale. L'unico trailer per ora in circolazione sottolinea con forza l'affettuoso scambio generazionale su cui si fonda il progetto: le voci dei nuovi protagonisti genovesi rendono omaggio a chi li ha preceduti, gli adulti invece valorizzano il lavoro artistico di questi ragazzi.


Genova ha dato i natali a Tenco, De Andrè, Lauzi, Gino Paoli, monumenti di inestimabile valore per la stessa città prima che per tutto il Paese: chi nasce a Genova e vuole approcciarsi alla musica sa di avere radici importanti. Anche il più giovane dei ragazzi si sente in qualche modo debitore nei confronti di chi, non sacrificando l'arte, ha dato lustro alla città. Eleganza, rispetto e libertà sono i codici che hanno sempre inquadrato il poetico mondo genovese, restio al cambiamento ma libero da vincoli.

Il tutto non ha faticato ad adattarsi al mondo del rap, un genere che inoltre fa della territorialità uno dei suoi punti forza. Il nome di Genova è tornato sulla mappa non tradendo il suo carattere d'avanguardia, merito di chi ha trovato nella città l'ispirazione per esprimersi diversamente dal resto della scena. Era pronosticabile che il linguaggio che più rappresenta le nuove generazioni ritrovasse in Genova alcune delle sue coordinate. Gli ultimi anni in questo sono stati fondamentali, grazie ad alcune realtà che con grande cura artistica hanno raggiunto il successo di pubblico: stiamo parlando ovviamente di tutto l'universo Wildbandana, Drilliguria e affiliati, i veri protagonisti del documentario. Agli ormai giganti nomi di Tedua e Izi se ne affiancano di altri ugualmente importanti per comprendere il movimento: Bresh, Vaz Tè, Disme, Guesan, IllRave tra gli altri. Non un semplice elenco di nomi ma storie profonde che s'intrecciano e che, con gli anni, hanno dato forma al lato più poetico della nuova scena. In loro è viva l'identità di Genova e della Liguria, vissuta con grande senso di riconoscenza: il 2020 particolarmente fruttuoso per la scena genovese si è rivelato terreno fertile per un progetto del genere. Nel documentario come ospiti d'eccezione troviamo inoltre Marracash e Ivano Fossati, voci simboliche dei loro movimenti ma esterni alla città: grazie ai loro interventi il discorso si allarga per un confronto ancora più generale, con Genova analizzata da fuori sotto diverse prospettive.

Wildbandana
È significativo vedere sul grande schermo le loro storie e non solo per i fan della corrente: dietro la notizia c'è un'ulteriore vittoria del rap italiano contro chi cerca di screditarlo. L'annuncio apre infatti a tutta una serie di interessanti riflessioni. La prima: il mondo degli adulti inizia ad ammirare lo spessore artistico del genere, riuscendo a trovare punti in comune tra passato e presente, dialogando e non giudicando. Non c'è più una passiva accettazione del rap, ma un vivo interesse nel capirlo. Soltanto se da entrambi i lati c'è volontà di ascolto ci può essere un sostegno reciproco: anche se spesso entrare in contatto con le nuove generazioni può essere complicato, rimane qualcosa di edificante.

Il focus ristretto dell'argomento permette a un esterno di avvicinarsi alla singola realtà prima che a un sistema più complesso. Per chi vive l'ambiente tutti i giorni non è difficile destreggiarsi nelle varie scene locali, dividendo rapper in stili e territori. Per un profano del rap può risultare invece un genere difficile da decifrare: dividere e focalizzarsi sulla singola realtà fa presupporre banalmente che ce ne siano delle altre. Rifiutando avventate e generali definizioni del genere, un esterno può tastare con mano l'eterogeneo sistema del rap italiano ed eventualmente interessarsi all'argomento. Non è da sottovalutare come dietro ci siano investimenti concreti per raccontare questa realtà: c'è la volontà di creare un lascito artistico ben prima di una fonte di guadagno.

Non dimentichiamo però che il primo destinatario dell'opera è il pubblico del rap italiano, forte di questo traguardo: sono queste le occasioni in cui si rinnova un certo senso di unità negli ascoltatori come nella scena. Quando a essere messi sul piatto della bilancia non sono più semplici numeri ma pensieri, mentalità, individui, il rap può riscoprirsi nella sua essenza: una gara qualitativa prima che quantitativa.

Da tutto questo impariamo che il linguaggio del rap non può più essere archiviato ed è anzi giusto analizzarlo dai suoi casi particolari. Genova e la sua scena possono essere un biglietto da visita, un invito rassicurante ad entrare nel mondo del rap italiano; un invito che, aldilà dell'età, chi ha fame di scoprire non può declinare.
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