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21 Febbraio 2020

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Redazione

Il DNA di Ghali al microscopio

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21 Febbraio 2020

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Il DNA di Ghali al microscopio

DNA è il terzo disco di Ghali, il primo sotto l’etichetta discografica Warner Music Italy, uscito nella notte fra il 20 e il 21 febbraio. L’artista italo-tunisino torna sulle scene a tre anni dal suo ultimo progetto, Lunga vita a Sto, con grandi ambizioni e grandi aspettative. Diventato oramai una vera e propria icona pop, con tanto di recente comparsata sul palco di Sanremo, con l’annuncio del suo album aveva alimentato le aspettative non solo dei suoi fan, ma anche di chi, come il sottoscritto, lo aveva molto apprezzato nei suoi primi lavori e auspicava a un suo ritorno al passato.

Ritorno al passato che, tuttavia, non c’è stato, per la delusione dei cultori hip hop: DNA è invece estremamente radiofonico, con sonorità elettropop ed elettrorap e contaminazioni che vanno dal reggaeton alle musicalità arabeggianti tanto care al rapper di Baggio. Il disco, nel complesso, ricorda gli ultimi lavori di Jovanotti per sonorità e contenuti, e non è un caso che lo stesso Jova si sia più volte espresso con parole di elogio e stima nei suoi confronti. Anche i featuring testimoniano il mancato riavvicinamento all’hip hop più tradizionale tanto auspicato dagli appassionati del genere: nella tracklist, infatti, compaiono nomi internazionali come quello dell’algerino Soolking e del nigeriano Mr. Eazi, con i soli Salmo e tha Supreme a rappresentare la scena urban nostrana.

Ghali sanremo

Quindi DNA è una delusione? Assolutamente no! Il prodotto è ricercato, musicalmente ottimo, con diversi producer a dare il meglio di sé nelle varie tracce, creando atmosfere originali e differenti fra loro, nelle quali Ghali si cala (quasi) sempre alla perfezione con testi happy, spaccati di società, denunce sociali, storie di rivalsa e integrazione, senza mai farsi mancare qualche frecciatina alle solite forze politiche.

Il disco si apre con Giù x terra, prodotto da Venerus e Mace, tra i mattatori del disco a livello di produzione, e già ci da un’idea dell’andazzo: un’atmosfera spensierata, una produzione curatissima e delle sonorità estremamente pop accompagnano un testo pacifista che ricorda in qualche modo L’Ombelico Del Mondo.

Sempre Mace ha curato la produzione di Extasy e Boogieman, rispettivamente insieme a Swan e Zef. Il primo pezzo è una traccia pop estremamente influenzato dalle tendenze USA, mentre il secondo, realizzato in collaborazione con Salmo e rilasciato come singolo il 17 gennaio, è un buon freestyle elettrotrap, con sonorità house, che però lascia un po’ di amaro in bocca per il testo, viste le enormi capacità di scrittura dei due rapper in questione.

Lo stesso limite che accomuna DNA, sicuramente una hit radiofonica ma con troppo poco contenuto per una title-track, e Scooby, un freestyle prodotto (magistralmente) da Sick Luke che presenta un buon flow ma degli incastri un po’ da seconda elementare, mentre restando in tema di capolavori sfornati dal producer scuola DPG traviamo Fast Food, uno dei pezzi top del disco, in cui Ghali racconta la sua storia dalle popolari al successo, il tutto condito da un possibile dissing a Ernia.

Continuando con le tracce più forti del disco troviamo senza dubbio Flashback, prodotto da Bijan Amir, in cui il rapper di Dende e Marijuana torna sul palcoscenico per ricordarci la sua capacità di dipingere immagini, fondendo alla perfezione narrazione, denuncia sociale e approccio conscious e personale alle tematiche trattate, e Barcellona, ennesimo capolavoro alla produzione di Michele Canova, che crea l’atmosfera perfetta per un gran bel pezzo love.

Jennifer e Combo, featuring rispettivamente con Soolking e Mr. Eazi, scorrono lisce come l’olio, mentre Marymango è pura sperimentazione, con tha Supreme che dimostra ancora una volta quanto sappia essere disruptive e Ghali che ci mostra tutta la sua versatilità in termini metrici.

Infine, una menzione la meritano anche Good Times, prodotta da Merk & Kremont, che probabilmente dovrebbero scrivere un libro su come si possano sfornare hit radiofoniche senza rinunciare allo spessore artistico, e Fallito, una bella riflessione sulle conseguenze del successo prodotta, ancora una volta, da un’eccezionale Michele Canova.

Concludendo, DNA è un disco che non è troppo serio e non vuole nemmeno esserlo, un po’ come il suo autore: se cercate “il vero rap” siete nel posto sbagliato, ma se volete spensieratezza, ritornelli da cantare in macchina e sonorità originali, senza comunque rinunciare a dei testi che vadano altre il solito sole-cuore-amore tipici dei pezzi pop, questo disco è quello che fa per voi.

Ghali
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