Nike Dunk: L’immortale matrimonio tra skate e sneakergame
STYLE
30 Maggio 2020
Articolo di
RedazioneNike Dunk: L’immortale matrimonio tra skate e sneakergame
La recente uscita firmata Ben and Jerry’s (azienda americana produttrice di gelati), e i leaks circa le future release che decreteranno la silhouette Nike Dunk la scarpa del biennio 2020/2021, hanno ulteriormente favorito il consolidamento del rapporto tra il mondo dello streetwear e quello dello skateboarding, con l’integrazione di genuini spunti e idee geniali provenienti da contesti tutt’altro che appartenenti allo sneakergame.
"Sneakers Stories" torna questa settimana, puntando i riflettori su uno dei modelli più iconici di casa Nike, lanciato per la prima volta nel 1985, che nel corso degli anni ha saputo affermarsi continuamente grazie ad aggiornamenti e rivisitazioni firmate dai più influenti personaggi, dalle più spiccate personalità e dalle più rilevanti istituzioni (musicali, sportive etc.) presenti sulla faccia della terra.
Come abbiamo già detto, Nike Dunk viene rilasciata per la prima volta nel 1985, dopo un attento e approfondito studio da parte del designer Peter Moore insieme al suo team.
La concorrenza con le Air Jordan 1, presentate lo stesso anno, è tangibile fin da subito; entrambe le silhouette vengono pensate per il mondo del basket: Jordan rappresenta la linea del Goat, in quegli anni stella emergente nel palco NBA, mentre la Dunk è destinata agli atleti minori militanti nella NCAA, con una conseguente rapida diffusione all’interno dei vari college. “Be True to Your School” fu infatti lo slogan utilizzato al lancio del pack che riscosse e mosse nelle università un forte senso di appartenenza.
Nei suo primi anni la silhouette mosse passi da gigante sulle tavole dei più rispettati skater d’america: il look accattivante e il perfezionamento tecnico di alcune proprietà della scarpa, favorirono il giusto connubio tra estetica e supporto, ammortizzazione e trazione, caratteristiche degne di nota per uno skater.
La svolta e la consacrazione della Dunk avviene nel 2001, quando Sandy Bodecker, fondatore del dipartimento Nike SB, con il suo team, si accorge delle potenzialità della scarpa e delle ampie possibilità di renderla modello di punta per tutti gli skaters.
Nasce così la collaborazione con 4 dei migliori praticanti americani, personalità rilevanti e di spicco, guadagnatisi rispetto e credibilità sulla strada: Reese Forbes, Gino Ianucci, Richard Mulder e Danny Supa. L'esperienza dei 4 e le menti creative del team Nike resero possibile l’applicazione di migliorie ad una silhouette già iconica: viene curata l’ammortizzazione della scarpa con l’aggiunta di un’imbottitura interna, la trazione viene migliorata e viene introdotta l’iconica “big tongue”. Delle 4 signature forse la più rilevante è quella che prende il nome di Supa, in un look ispirato al team NBA dei New York Knicks, di cui lo skaters era un tifoso accanito.
La particolarità e il pregio della Dunk risiedono nel suo fascino estetico, caratteristica che la differenzia dalle altre silhouette: ci si rende conto della facilità con cui è possibile vendere la scarpa a causa della sua limitatezza, e di conseguenza, per il fatto che i profitti più cospicui derivarono dai portafogli degli skaters, il team Nike SB decise di affidare la vendita delle Dunk a selezionati skate shop, incrementando il gusto e l’appetibilità di una silhouette in ascesa.
Il matrimonio che tutti stavano aspettando e la consacrazione della Dunk nel mondo degli sneakerheads, avvenne ufficialmente nel 2002: nel mese di Settembre, il negozio di skateboard Newyorkese Supreme, riporta su due paia di Dunk il motivo "elephant", prima di allora applicato esclusivamente alle Air Jordan 3. È il raggiungimento dell’apice della popolarità della scarpa.
Questo successo viene confermato nello stesso anno dall'uscita delle “Paul Brown Dunk”, da quella della “Chocolate” e infine dalle “Zoo York”, in onore della partnership dell’omonima azienda americana e lo skater Danny Supa.
Possiamo affermare dunque che è a partire dai primi anni del nuovo millennio che ci si rende conto della emergente popolarità e potenzialità del modello: ora sono gli sneakerheads infatti ad accamparsi per ore e giorni fuori dagli skate shop nel tentativo di accaparrarsi il loro paio di dunk, una silhouette vero oggetto di moda, desiderata e ricercata anche da chi sullo skate non era mai salito.
Gli anni seguenti rappresenteranno una vetrina, oltre che la prova della conferma e dell'ascesa della silhouette: alla famiglia SB inizieranno ad aggiungersi personalità del calibro di Brian Anderson, Eric Koston, Paul Rodriguez, Lance Mountain e Lewis Marnell, suscitando con i loro video reperibili in giro per il web, l’attenzione di figure ben lontane dalla pratica dello skateboarding. Prenderanno vita nel biennio 2003/2005 collaborazioni con le più svariate ditte, brand, personaggi famosi e marchi affermati sul mercato: le Dunk Low “Heineken”, le Dunk High “Hulk”, le prime collaborazioni con Medicom e Futura, le Dunk Low “Homer”, una delle prime signature Nike targata Stussy e le Dunk High “De La Soul” sono solo gli esempi più rilevanti disposti come vetrina di queste importanti annate.
Il 2005 è nella mente di tutti per la release delle "Pigeon", realizzate da Jeff Staple per la città di New York, è l’anno delle "Tiffany" Low di Diamond Supply, è l’anno in cui viene a completarsi il famosissimo City Pack, progetto iniziato nel 2003 con le “London” e conclusosi nel 2005 con le “Paris”, una serie di release concentrate in così poco tempo per sfoggiare tutte le potenzialità di una silhouette iconica e rappresentativa delle tendenze del nuovo millennio.
Raggiunti gli anni odierni, molti di noi, soprattutto i più esperti, potranno confermare come il panorama delle Dunk si sia evoluto, spesso ricadendo in pratiche ormai diventate mainstream, quindi contro le iniziali prerogative per le quali la linea venne messa sul mercato, generando però intorno a loro una vasta schiera di seguito, che spazia non solo dagli skaters agli sneakerheads, ma tocca anche il gusto di appassionati di cinema, fumetti, moda, sport e tanto altro, grazie alla presenza di costanti riferimenti a pratiche culturali ormai ampiamente diffuse nella nostra società.
Pensiamo dunque alla già citata e recente collaborazione con la famosa azienda di gelati Ben and Jerry’s, oppure ai sodalizi con Off-White, con Parra piuttosto che Travis Scott, delle unioni mirate ad attrarre un sempre maggior numero di persone attorno ad un modello tradizionale e classico, che ha saputo sopravvivere all’innovazione ed è in grado di essere riproposto ogni anno in varianti genuine, accattivanti, con un maniacale occhio di riguardo a non screditarne le origini.
"Sneakers Stories" torna questa settimana, puntando i riflettori su uno dei modelli più iconici di casa Nike, lanciato per la prima volta nel 1985, che nel corso degli anni ha saputo affermarsi continuamente grazie ad aggiornamenti e rivisitazioni firmate dai più influenti personaggi, dalle più spiccate personalità e dalle più rilevanti istituzioni (musicali, sportive etc.) presenti sulla faccia della terra.
Come abbiamo già detto, Nike Dunk viene rilasciata per la prima volta nel 1985, dopo un attento e approfondito studio da parte del designer Peter Moore insieme al suo team.
La concorrenza con le Air Jordan 1, presentate lo stesso anno, è tangibile fin da subito; entrambe le silhouette vengono pensate per il mondo del basket: Jordan rappresenta la linea del Goat, in quegli anni stella emergente nel palco NBA, mentre la Dunk è destinata agli atleti minori militanti nella NCAA, con una conseguente rapida diffusione all’interno dei vari college. “Be True to Your School” fu infatti lo slogan utilizzato al lancio del pack che riscosse e mosse nelle università un forte senso di appartenenza.
Nei suo primi anni la silhouette mosse passi da gigante sulle tavole dei più rispettati skater d’america: il look accattivante e il perfezionamento tecnico di alcune proprietà della scarpa, favorirono il giusto connubio tra estetica e supporto, ammortizzazione e trazione, caratteristiche degne di nota per uno skater.
La svolta e la consacrazione della Dunk avviene nel 2001, quando Sandy Bodecker, fondatore del dipartimento Nike SB, con il suo team, si accorge delle potenzialità della scarpa e delle ampie possibilità di renderla modello di punta per tutti gli skaters.
Nasce così la collaborazione con 4 dei migliori praticanti americani, personalità rilevanti e di spicco, guadagnatisi rispetto e credibilità sulla strada: Reese Forbes, Gino Ianucci, Richard Mulder e Danny Supa. L'esperienza dei 4 e le menti creative del team Nike resero possibile l’applicazione di migliorie ad una silhouette già iconica: viene curata l’ammortizzazione della scarpa con l’aggiunta di un’imbottitura interna, la trazione viene migliorata e viene introdotta l’iconica “big tongue”. Delle 4 signature forse la più rilevante è quella che prende il nome di Supa, in un look ispirato al team NBA dei New York Knicks, di cui lo skaters era un tifoso accanito.
La particolarità e il pregio della Dunk risiedono nel suo fascino estetico, caratteristica che la differenzia dalle altre silhouette: ci si rende conto della facilità con cui è possibile vendere la scarpa a causa della sua limitatezza, e di conseguenza, per il fatto che i profitti più cospicui derivarono dai portafogli degli skaters, il team Nike SB decise di affidare la vendita delle Dunk a selezionati skate shop, incrementando il gusto e l’appetibilità di una silhouette in ascesa.
Il matrimonio che tutti stavano aspettando e la consacrazione della Dunk nel mondo degli sneakerheads, avvenne ufficialmente nel 2002: nel mese di Settembre, il negozio di skateboard Newyorkese Supreme, riporta su due paia di Dunk il motivo "elephant", prima di allora applicato esclusivamente alle Air Jordan 3. È il raggiungimento dell’apice della popolarità della scarpa.
Questo successo viene confermato nello stesso anno dall'uscita delle “Paul Brown Dunk”, da quella della “Chocolate” e infine dalle “Zoo York”, in onore della partnership dell’omonima azienda americana e lo skater Danny Supa.
Possiamo affermare dunque che è a partire dai primi anni del nuovo millennio che ci si rende conto della emergente popolarità e potenzialità del modello: ora sono gli sneakerheads infatti ad accamparsi per ore e giorni fuori dagli skate shop nel tentativo di accaparrarsi il loro paio di dunk, una silhouette vero oggetto di moda, desiderata e ricercata anche da chi sullo skate non era mai salito.
Gli anni seguenti rappresenteranno una vetrina, oltre che la prova della conferma e dell'ascesa della silhouette: alla famiglia SB inizieranno ad aggiungersi personalità del calibro di Brian Anderson, Eric Koston, Paul Rodriguez, Lance Mountain e Lewis Marnell, suscitando con i loro video reperibili in giro per il web, l’attenzione di figure ben lontane dalla pratica dello skateboarding. Prenderanno vita nel biennio 2003/2005 collaborazioni con le più svariate ditte, brand, personaggi famosi e marchi affermati sul mercato: le Dunk Low “Heineken”, le Dunk High “Hulk”, le prime collaborazioni con Medicom e Futura, le Dunk Low “Homer”, una delle prime signature Nike targata Stussy e le Dunk High “De La Soul” sono solo gli esempi più rilevanti disposti come vetrina di queste importanti annate.
Il 2005 è nella mente di tutti per la release delle "Pigeon", realizzate da Jeff Staple per la città di New York, è l’anno delle "Tiffany" Low di Diamond Supply, è l’anno in cui viene a completarsi il famosissimo City Pack, progetto iniziato nel 2003 con le “London” e conclusosi nel 2005 con le “Paris”, una serie di release concentrate in così poco tempo per sfoggiare tutte le potenzialità di una silhouette iconica e rappresentativa delle tendenze del nuovo millennio.
Raggiunti gli anni odierni, molti di noi, soprattutto i più esperti, potranno confermare come il panorama delle Dunk si sia evoluto, spesso ricadendo in pratiche ormai diventate mainstream, quindi contro le iniziali prerogative per le quali la linea venne messa sul mercato, generando però intorno a loro una vasta schiera di seguito, che spazia non solo dagli skaters agli sneakerheads, ma tocca anche il gusto di appassionati di cinema, fumetti, moda, sport e tanto altro, grazie alla presenza di costanti riferimenti a pratiche culturali ormai ampiamente diffuse nella nostra società.
Pensiamo dunque alla già citata e recente collaborazione con la famosa azienda di gelati Ben and Jerry’s, oppure ai sodalizi con Off-White, con Parra piuttosto che Travis Scott, delle unioni mirate ad attrarre un sempre maggior numero di persone attorno ad un modello tradizionale e classico, che ha saputo sopravvivere all’innovazione ed è in grado di essere riproposto ogni anno in varianti genuine, accattivanti, con un maniacale occhio di riguardo a non screditarne le origini.
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