Le 6 cose che (forse) non conoscevi su Moncler e Stone Island
STYLE
8 Dicembre 2020
Articolo di
Aldo AbronzinoLe 6 cose che (forse) non conoscevi su Moncler e Stone Island
Nelle ultime ore non si fa altro che parlare dell’interessantissima notizia relativa all'acquisizione di Stone Island da parte di Moncler, per un valore complessivo stimato di circa 1,15 miliardi di euro.
Si tratta senza ombra di dubbio di un punto di svolta per il percorso creativo di entrambi i brand, e in particolar modo per le ambizioni e i progetti futuri che caratterizzeranno le loro prossime mosse. Un investimento del genere rappresenta quasi un unicum nella storia del fashion system italiano, ed è certamente un’enorme dimostrazione di crescita da parte di Moncler, consapevole dei propri mezzi e dell’influenza che ormai da anni riesce a esercitare sul pubblico, allargando dunque in maniera capillare grazie a questa operazione il proprio bacino d’utenza.
Le due aziende, leader indiscusse nel settore outerwear nazionale ed estero, sono i veri e propri fiori all’occhiello del roster italiano nel settore della moda, e adesso possono finalmente unire le forze e proseguire in maniera spedita verso obiettivi comuni e condivisi. Una notizia del genere non può fare altro che rallegrare tutti noi appassionati, certi che un investimento di questo calibro comporterà una serie di vantaggi davvero significativi per le due aziende, oltre che un ulteriore plus sotto l’aspetto della reputazione per il nostro amato Made in Italy fuori dai confini nazionali.
Per cavalcare l’entusiasmo e la meraviglia dovuti a questo annuncio, e in attesa ovviamente di scoprire quali sorprese ci riserveranno in futuro, noi di SOLDOUTSERVICE abbiamo deciso di proporvi alcune curiosità davvero molto interessanti che probabilmente non conoscevate in merito all’heritage e al percorso di crescita delle due aziende.
Sebbene un po’ tutti siano convinti che il brand affondi le proprie radici nel territorio italiano, in realtà possiamo assicurarvi che quest’ultimo nacque in Francia quasi 70 anni fa, nel 1952. Il nome del marchio infatti non è altro che un’abbreviazione di “Monestier-de-Clermont”, villaggio di montagna vicino a Grenoble. Qui due imprenditori diedero alla luce i primi capi prodotti dall’azienda, che originariamente puntava sull’ideazione di oggetti robusti, funzionali e utili per le spedizioni in montagna, come tende o sacchi a pelo. Il successo fu immediato, e due anni dopo il brand decise di produrre i primi piumini in dotazione agli operai dello stabilimento di montagna per proteggerli dalle temperature più rigide.
Nel 1954 l’efficacia e la qualità dei piumini prodotti da Moncler catturano l’attenzione del celebre alpinista francese Lionel Terray, che decide di collaborare col brand per la realizzazione di un’esclusiva capsule collection, al cui interno figurano capi protettivi anche nelle condizioni più estreme. Tutti gli items della collezione verranno poi messi alla prova con successo in diverse spedizioni, tra cui anche quella italiana sul K2 (1954) e quella francese sul Makalù (1955), prima che il brand diventasse fornitore ufficiale anche delle spedizioni in Alaska iniziate nel 1964, e della squadra francese di sci alpino in occasione dei Giochi Olimpici Invernali del 1968.
La svolta “stilistica” del brand avviene nel momento in cui un giovane imprenditore italiano, Remo Ruffini, decide di rilevare l’azienda e imprimere un’identità ancora più spiccata ai capi prodotti da quest’ultima. Moncler diventerà col passare del tempo una vera e propria icona di stile per tutti gli appassionati di moda, e non più solo una marca di riferimento per gli alpinisti e per gli esploratori. La ricerca dei materiali, l’innovazione e il design accattivante lo portano sulla vetta del fashion system internazionale, e nel 2013 il brand viene quotato in Borsa, segnando il maggior successo europeo degli ultimi anni.
Il marchio nasce nel 1982 in Italia, quando Massimo Osti decide di portare su un nuovo livello il lavoro intrapreso qualche anno prima in seguito alla fondazione di C.P. Company, della quale vendette dopo un anno il 100% delle azioni in suo possesso.
L’azienda si distingue immediatamente per la grande sperimentazione dei tessuti e per la ricerca dei materiali che caratterizzano il proprio operato, il tutto grazie anche al prezioso apporto di Carlo Rivetti, che nel 1993 entra a far parte del marchio.
Il successo di Stone Island è capillare e soprattutto immediato: la bravura del team creativo dell’azienda è stata infatti quella di comprendere sin da subito il nuovo andamento del mercato, e soddisfare per primi una nuova categoria di acquirenti particolarmente interessati alla moda.
Stiamo parlando ovviamente dei famosi “Paninari”, chiamati così in riferimento “Al Panino”, luogo di ritrovo abituale per tutti i membri di questo “movimento”. L’abilità di rivolgersi a un nuovo target, proponendo capi innovativi e accattivanti, ha sicuramente favorito l’ascesa iniziale di Stone Island, che negli anni’80 ha ottenuto i primi importanti riconoscimenti proprio grazie a questa strategia di marketing.
Dopo aver segnato la nascita del movimento dei “Paninari” e accompagnato lo sviluppo di altre sottoculture, Stone Island diviene anche il brand più indossato dagli ultras delle squadre inglesi negli anni ’90. Intenzionati a sviare l’attenzione della polizia e dei fans rivali, questi ultimi indossavano infatti capi costosi e alla moda, confondendosi tra la folla. Il tutto ebbe inizio quando, senza alcun placement, l’attaccante del Manchester United Eric Cantona indossò spontaneamente durante un paio di interviste alcuni capi firmati Stone Island, facendo impazzire milioni di appassionati in giro per il mondo e dando vita al celebre movimento stilistico “Terracewear”.
Si tratta senza ombra di dubbio di un punto di svolta per il percorso creativo di entrambi i brand, e in particolar modo per le ambizioni e i progetti futuri che caratterizzeranno le loro prossime mosse. Un investimento del genere rappresenta quasi un unicum nella storia del fashion system italiano, ed è certamente un’enorme dimostrazione di crescita da parte di Moncler, consapevole dei propri mezzi e dell’influenza che ormai da anni riesce a esercitare sul pubblico, allargando dunque in maniera capillare grazie a questa operazione il proprio bacino d’utenza.
Le due aziende, leader indiscusse nel settore outerwear nazionale ed estero, sono i veri e propri fiori all’occhiello del roster italiano nel settore della moda, e adesso possono finalmente unire le forze e proseguire in maniera spedita verso obiettivi comuni e condivisi. Una notizia del genere non può fare altro che rallegrare tutti noi appassionati, certi che un investimento di questo calibro comporterà una serie di vantaggi davvero significativi per le due aziende, oltre che un ulteriore plus sotto l’aspetto della reputazione per il nostro amato Made in Italy fuori dai confini nazionali.
Per cavalcare l’entusiasmo e la meraviglia dovuti a questo annuncio, e in attesa ovviamente di scoprire quali sorprese ci riserveranno in futuro, noi di SOLDOUTSERVICE abbiamo deciso di proporvi alcune curiosità davvero molto interessanti che probabilmente non conoscevate in merito all’heritage e al percorso di crescita delle due aziende.
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Moncler, le origini
Sebbene un po’ tutti siano convinti che il brand affondi le proprie radici nel territorio italiano, in realtà possiamo assicurarvi che quest’ultimo nacque in Francia quasi 70 anni fa, nel 1952. Il nome del marchio infatti non è altro che un’abbreviazione di “Monestier-de-Clermont”, villaggio di montagna vicino a Grenoble. Qui due imprenditori diedero alla luce i primi capi prodotti dall’azienda, che originariamente puntava sull’ideazione di oggetti robusti, funzionali e utili per le spedizioni in montagna, come tende o sacchi a pelo. Il successo fu immediato, e due anni dopo il brand decise di produrre i primi piumini in dotazione agli operai dello stabilimento di montagna per proteggerli dalle temperature più rigide.
Le spedizioni
Nel 1954 l’efficacia e la qualità dei piumini prodotti da Moncler catturano l’attenzione del celebre alpinista francese Lionel Terray, che decide di collaborare col brand per la realizzazione di un’esclusiva capsule collection, al cui interno figurano capi protettivi anche nelle condizioni più estreme. Tutti gli items della collezione verranno poi messi alla prova con successo in diverse spedizioni, tra cui anche quella italiana sul K2 (1954) e quella francese sul Makalù (1955), prima che il brand diventasse fornitore ufficiale anche delle spedizioni in Alaska iniziate nel 1964, e della squadra francese di sci alpino in occasione dei Giochi Olimpici Invernali del 1968.
Dal 2003 ad oggi
La svolta “stilistica” del brand avviene nel momento in cui un giovane imprenditore italiano, Remo Ruffini, decide di rilevare l’azienda e imprimere un’identità ancora più spiccata ai capi prodotti da quest’ultima. Moncler diventerà col passare del tempo una vera e propria icona di stile per tutti gli appassionati di moda, e non più solo una marca di riferimento per gli alpinisti e per gli esploratori. La ricerca dei materiali, l’innovazione e il design accattivante lo portano sulla vetta del fashion system internazionale, e nel 2013 il brand viene quotato in Borsa, segnando il maggior successo europeo degli ultimi anni.
Stone Island, le origini
Il marchio nasce nel 1982 in Italia, quando Massimo Osti decide di portare su un nuovo livello il lavoro intrapreso qualche anno prima in seguito alla fondazione di C.P. Company, della quale vendette dopo un anno il 100% delle azioni in suo possesso.
L’azienda si distingue immediatamente per la grande sperimentazione dei tessuti e per la ricerca dei materiali che caratterizzano il proprio operato, il tutto grazie anche al prezioso apporto di Carlo Rivetti, che nel 1993 entra a far parte del marchio.
I Paninari
Il successo di Stone Island è capillare e soprattutto immediato: la bravura del team creativo dell’azienda è stata infatti quella di comprendere sin da subito il nuovo andamento del mercato, e soddisfare per primi una nuova categoria di acquirenti particolarmente interessati alla moda.
Stiamo parlando ovviamente dei famosi “Paninari”, chiamati così in riferimento “Al Panino”, luogo di ritrovo abituale per tutti i membri di questo “movimento”. L’abilità di rivolgersi a un nuovo target, proponendo capi innovativi e accattivanti, ha sicuramente favorito l’ascesa iniziale di Stone Island, che negli anni’80 ha ottenuto i primi importanti riconoscimenti proprio grazie a questa strategia di marketing.
Gli Hoolligans
Dopo aver segnato la nascita del movimento dei “Paninari” e accompagnato lo sviluppo di altre sottoculture, Stone Island diviene anche il brand più indossato dagli ultras delle squadre inglesi negli anni ’90. Intenzionati a sviare l’attenzione della polizia e dei fans rivali, questi ultimi indossavano infatti capi costosi e alla moda, confondendosi tra la folla. Il tutto ebbe inizio quando, senza alcun placement, l’attaccante del Manchester United Eric Cantona indossò spontaneamente durante un paio di interviste alcuni capi firmati Stone Island, facendo impazzire milioni di appassionati in giro per il mondo e dando vita al celebre movimento stilistico “Terracewear”.
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