Moncler Genius: Capiamo meglio di cosa si tratta e perchè ha avuto tanto successo
STYLE
7 Ottobre 2019
Articolo di
RedazioneMoncler Genius: Capiamo meglio di cosa si tratta e perchè ha avuto tanto successo
Lanciato nel 2018, il progetto Moncler Genius sembra aver trainato il marchio italiano verso una crescita costante, che non accenna a fermarsi.
Remo Ruffini, Ceo di Moncler, definisce il progetto Genius come un “creative hub” composto da nove menti creative ben distinte, ognuna delle quali porterà al brand un mix di culture e riferimenti diversi, con lo scopo di definire la nuova identità di Moncler (non a caso il claim scelto è: “One House, Different Voices”).
Inizialmente i designer coinvolti erano otto, Pierpaolo Piccioli, Karl Templer, Sandro Mandrino, Simone Rocha, Craig Green, Key Ninomiya, Hiroshi Fujiwara e Francesco Ragazzi; dopodiché si unirono alla causa anche Matthew Williams di Alyx e Richard Quinn.
Moncler Genius è un progetto a lungo termine, che punta sul concetto di inclusività; infatti, la collezione è stata presentata con un evento aperto al pubblico in una zona di Milano che è oggetto di riqualificazione, tutto questo per essere a stretto contatto con il consumatore finale.
Le collezioni sono state confezionate dai designer senza porsi restrizioni, riuscendo in questo modo ad esprimere al massimo la loro creatività. Inoltre, rendendole fruibili al pubblico, rivestono uno status che le trasforma quasi in opere d’arte .
In totale le collezioni proposte dal progetto Moncler Genius sono nove e ad ogni designer sono stati affidati dei numeri distintivi che vanno dallo zero all’otto.
A Richard Quinn, ultimo arrivato, spetta il numero 0. Il designer britannico, vincitore del premio “Emerging Talent in Womenswear” dei British Fashion Awards, propone una collezione audace, dove colori brillanti, tessuti innovativi e stampe animalier la fanno da padrone.
La collezione numero 1, è invece guidata da Pierpaolo Piccioli. Il direttore creativo di Valentino, con questa collaborazione, ha riscritto le regole dell’outerwear, creando dei capispalla che sembrano essere stati confezionati per una sfilata di Haute Couture.
Veronica Leoni e Sergio Zambon si occupano della collection chiamata: “2 MONCLER 1952 + VALEXTRA”.
Il duo ha preso spunto dalle umili origini da cui il marchio Moncler è nato, ovvero dalla località montana di Haute Savoie, inserendo poi dei trend attuali come lo sportswear e la logo-mania degli anni’80.
Con il numero 3 c’è Moncler Grenoble, disegnata dall’italiano Sandro Mandrino che segue il progetto già dal 2010. La sua è una sperimentazione dell’abbigliamento tecnico e dell’innovazione che sono da sempre assets fondamentali del brand.
La designer irlandese Simone Rocha è a capo della collezione numero 4; le sue silhouette, arricchite da rifiniture fatte a mano, creano una nuova e moderna configurazione di femminilità. Per Simone, questa collaborazione è stata un’opportunità di esplorare i tessuti classici di Moncler e mescolarli con la sua visione di un’estetica più strutturata.
Uno dei nomi più illustri a prendere parte al progetto è quello di Craig Green. Lo stilista, nato e cresciuto a Londra, ha portato all’estremo le tecnologie che il brand di Remo Ruffini gli ha messo a disposizione, inglobandole nella sua innata sensibilità artistica. A lui è affidata la collection 5.
A portare ondate della cosiddetta “California Youth and Global Urban Subcultures” ci pensa Matthew Williams. Lo stilista americano sviluppa un’intera collezione ready-to-wear (la numero 6) con accessori annessi. È proprio dagli accessori che si nota la mano del direttore creativo di 1017 ALYX 9SM, oltre che dagli innumerevoli dettagli presenti nell’intera produzione, come ad esempio le inconfondibili cinture con chiusura a scatto.
7 MONCLER FRAGEMENT COLLECTION. Disegnata da Hiroshi Fujiwara, una delle menti più brillanti ed influenti dello streetwear a livello globale. Con questa collaborazione, il designer giapponese, fonde il suo amore per l’estetica vintage e militare con l’heritage urbano e tecnologico di Moncler. Il risultato non può che essere sensazionale.
Il numero 8 è stato affidato a Francesco Ragazzi, con la collaborazione tra Moncler e Palm Angels. La collezione è stata definita “Art Breaking”, lo stilista milanese infatti, ha iniziato a pensare al progetto come se dovesse re-interpretare una galleria d’arte che è stata vandalizzata. Francesco parte dall’idea del caos per poi rifinire la collezione con linee e forme pure, quasi in un segno di protesta.
Moncler Genius è frutto della mente visionaria di Remo Ruffini, che ha saputo rilanciare la sua azienda pensando al futuro, ricorrendo a strategie a lungo termine. I punti di forza del progetto sono stati non porsi limiti e non aver paura di prendere dei rischi, e il risultato è stato vincente e ha pagato bene, ma veramente bene. Il fatturato 2018 di Moncler è infatti salito a 1,42 miliardi di euro segnando un aumento del 19% rispetto al 2017.
Remo Ruffini, Ceo di Moncler, definisce il progetto Genius come un “creative hub” composto da nove menti creative ben distinte, ognuna delle quali porterà al brand un mix di culture e riferimenti diversi, con lo scopo di definire la nuova identità di Moncler (non a caso il claim scelto è: “One House, Different Voices”).
Inizialmente i designer coinvolti erano otto, Pierpaolo Piccioli, Karl Templer, Sandro Mandrino, Simone Rocha, Craig Green, Key Ninomiya, Hiroshi Fujiwara e Francesco Ragazzi; dopodiché si unirono alla causa anche Matthew Williams di Alyx e Richard Quinn.
Moncler Genius è un progetto a lungo termine, che punta sul concetto di inclusività; infatti, la collezione è stata presentata con un evento aperto al pubblico in una zona di Milano che è oggetto di riqualificazione, tutto questo per essere a stretto contatto con il consumatore finale.
Le collezioni sono state confezionate dai designer senza porsi restrizioni, riuscendo in questo modo ad esprimere al massimo la loro creatività. Inoltre, rendendole fruibili al pubblico, rivestono uno status che le trasforma quasi in opere d’arte .
In totale le collezioni proposte dal progetto Moncler Genius sono nove e ad ogni designer sono stati affidati dei numeri distintivi che vanno dallo zero all’otto.
A Richard Quinn, ultimo arrivato, spetta il numero 0. Il designer britannico, vincitore del premio “Emerging Talent in Womenswear” dei British Fashion Awards, propone una collezione audace, dove colori brillanti, tessuti innovativi e stampe animalier la fanno da padrone.
La collezione numero 1, è invece guidata da Pierpaolo Piccioli. Il direttore creativo di Valentino, con questa collaborazione, ha riscritto le regole dell’outerwear, creando dei capispalla che sembrano essere stati confezionati per una sfilata di Haute Couture.
Veronica Leoni e Sergio Zambon si occupano della collection chiamata: “2 MONCLER 1952 + VALEXTRA”.
Il duo ha preso spunto dalle umili origini da cui il marchio Moncler è nato, ovvero dalla località montana di Haute Savoie, inserendo poi dei trend attuali come lo sportswear e la logo-mania degli anni’80.
Con il numero 3 c’è Moncler Grenoble, disegnata dall’italiano Sandro Mandrino che segue il progetto già dal 2010. La sua è una sperimentazione dell’abbigliamento tecnico e dell’innovazione che sono da sempre assets fondamentali del brand.
La designer irlandese Simone Rocha è a capo della collezione numero 4; le sue silhouette, arricchite da rifiniture fatte a mano, creano una nuova e moderna configurazione di femminilità. Per Simone, questa collaborazione è stata un’opportunità di esplorare i tessuti classici di Moncler e mescolarli con la sua visione di un’estetica più strutturata.
Uno dei nomi più illustri a prendere parte al progetto è quello di Craig Green. Lo stilista, nato e cresciuto a Londra, ha portato all’estremo le tecnologie che il brand di Remo Ruffini gli ha messo a disposizione, inglobandole nella sua innata sensibilità artistica. A lui è affidata la collection 5.
A portare ondate della cosiddetta “California Youth and Global Urban Subcultures” ci pensa Matthew Williams. Lo stilista americano sviluppa un’intera collezione ready-to-wear (la numero 6) con accessori annessi. È proprio dagli accessori che si nota la mano del direttore creativo di 1017 ALYX 9SM, oltre che dagli innumerevoli dettagli presenti nell’intera produzione, come ad esempio le inconfondibili cinture con chiusura a scatto.
7 MONCLER FRAGEMENT COLLECTION. Disegnata da Hiroshi Fujiwara, una delle menti più brillanti ed influenti dello streetwear a livello globale. Con questa collaborazione, il designer giapponese, fonde il suo amore per l’estetica vintage e militare con l’heritage urbano e tecnologico di Moncler. Il risultato non può che essere sensazionale.
Il numero 8 è stato affidato a Francesco Ragazzi, con la collaborazione tra Moncler e Palm Angels. La collezione è stata definita “Art Breaking”, lo stilista milanese infatti, ha iniziato a pensare al progetto come se dovesse re-interpretare una galleria d’arte che è stata vandalizzata. Francesco parte dall’idea del caos per poi rifinire la collezione con linee e forme pure, quasi in un segno di protesta.
Moncler Genius è frutto della mente visionaria di Remo Ruffini, che ha saputo rilanciare la sua azienda pensando al futuro, ricorrendo a strategie a lungo termine. I punti di forza del progetto sono stati non porsi limiti e non aver paura di prendere dei rischi, e il risultato è stato vincente e ha pagato bene, ma veramente bene. Il fatturato 2018 di Moncler è infatti salito a 1,42 miliardi di euro segnando un aumento del 19% rispetto al 2017.
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