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16 Settembre 2019

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Redazione

Milan/LV, un matrimonio che non s’ha da fare. Ma se collegassimo alcune squadre di Serie A a brand luxury?

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16 Settembre 2019

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Milan/LV, un matrimonio che non s’ha da fare. Ma se collegassimo alcune squadre di Serie A a brand luxury?

Il calcio è il cuore pulsante dell’Italia, si sa. Per molti ragione di vita, per altri una vera e propria fede, questo sport ha da sempre conquistato il nostro Paese, trasformandoci tutti in appassionati.

Dopo un lungo periodo di stasi e di risultati non soddisfacenti a livello europeo, la Serie A sta lentamente tornando ai fasti di un tempo, cercando di imporsi sia dal punto di vista dei giocatori, sia da quello degli stessi allenatori e dirigenti. Il nostro campionato sta dunque provando a sbaragliare la concorrenza di altri tornei come la Bundesliga o la Liga spagnola e puntare verso gli altissimi standard della Premier League.

Proprio per garantire ai diversi club un futuro ricco di soddisfazioni, molte proprietà storiche stanno cedendo sempre con più frequenza il posto ai nuovi magnati, che decidono di investire nel mondo del calcio per archiviare nella propria bacheca personale un nuovo successo, alla ricerca di nuova liquidità. Cambiano dunque i vertici societari, in modo da mettere a disposizione dei dirigenti maggiori somme di denaro da investire sul mercato, e avere un appeal internazionale decisamente maggiore, attirando così nuove iniziative e nuovi sponsor.

Molte squadre italiane sono state oggetto di questi cambiamenti societari, e tra le più recenti, anche il Milan. La storia riguardante il club rossonero è molto complessa e intricata, quasi una sorta di “neverending story”, fatta di cambi di proprietà, inchieste da parte della UEFA e problemi economici da non sottovalutare, che hanno inevitabilmente causato una regressione dal punto di vista calcistico da parte della squadra.

Dopo essere passato in mano a una proprietà cinese, arrivando dalla trentennale amministrazione della famiglia Berlusconi, il Milan è recentemente stato rilevato dal fondo americano Elliott, gestito dalla famiglia Singer. Quest’ultimo aveva appunto contribuito alla procedura di acquisto del club da parte dei cinesi attraverso un prestito dicirca 300 milioni di euro: non essendo questi ultimi stati restituiti entro la scadenza massima, come da contratto il fondo ha preso possesso del club e non intenderà privarsene facilmente nel breve periodo. Lo scopo principale della famiglia Singer è appunto quello di restituire il vecchio fascino e lustro d’un tempo al club milanese, portando nuovamente risultati positivi in Italia e in Europa e rinforzando la squadra. In questo modo, se tutto andrà come previsto, il club aumenterà esponenzialmente il proprio valore, e a quel punto sarà venduto al migliore offerente.

La notizia di qualche ora fa sembra dimostrare come questo misterioso offerente sia arrivato con grande anticipo e abbia messo sul piatto una cifra vicina al miliardo di euro. Chi è questo famoso Mister X?

Niente di meno che Bernard Arnault in persona, da poco ufficialmente il terzo uomo più ricco del pianeta con un patrimonio da 101,6 miliardi di euro, fondatore di LVMH. Si tratta di una famosissima holding, proprietaria di maggioranza delle quote di alcuni brand dal calibro globale, operanti in diversi settori come quello della moda, cosmetica, vini e orologi: tra gli altri marchi bisogna nominare Louis Vuitton, FENTY, Dom Perignon e TAG Heuer.

La veridicità della notizia è stata immediatamente smentita attraverso una nota ufficiale dallo stesso Bernard Arnault, il quale si dice totalmente disinteressato dall’acquisizione del club.

Il Milan, dunque, ha rischiato per alcune ore di essere strettamente legato alla maison francese più rinomata al mondo, Louis Vuitton.

Ma se provassimo ad avventurarci in una sorta di viaggio fantastico, collegando delle altre squadre italiane a un brand luxury, quali accoppiate ne verrebbero fuori?

1) Juventus e Gucci:

entrambe le società si rivestono ormai di un blasone capace di ricoprire l’intero globo, garante di un successo continuo, duraturo e assicurato. Entrambi sono nati per vincere e per primeggiare sulla concorrenza, che si affanna inutilmente cercando di raggiungerli: ogni mossa è quella giusta, che essa sia legata a un colpo di mercato o a una collezione appena presentata.


2) Inter e sacai:

riteniamo che l’aggettivo “pazza” sia incredibilmente adatto per entrambi. Se il coro della squadra nerazzurra si avvale di questo termine per dimostrare il proprio attaccamento verso un team che a volte si concede dei momenti di pura follia (agonistica o legata ai risultati), il brand giapponese può rivestire secondo noi il ruolo di partner ideale in questa accoppiata. Facendo dei look stravaganti e dei tagli eccentrici dei prodotti (nonché dei materiali che li compongono), il proprio marchio di fabbrica, la maison asiatica si concede periodicamente degli “sbalzi di umore” che confluiscono poi in successi senza precedenti, come la collaborazione con Nike.


3) Atalanta e Off-White: entrambi partiti da outsiders, si sono sapientemente fatti notare anteponendo la qualità a qualsiasi altro elemento. Se il club bergamasco nel giro di pochi anni è passato da metà classifica fino ai gironi di Champions League, posizionandosi terzo nella classifica dello scorso campionato, il brand di Virgil Abloh si è imposto nel mercato grazie alle sue grafiche attraenti e alla versatilità dei prodotti offerti, anch’esso raggiungendo gli altri marchi high-end nella “Champions League” del fashion. Adesso entrambi rivestono ruoli di grande importanza nei settori di competenza, e si avvalgono di una maggiore consapevolezza, puntando verso un futuro ancora tutte da scrivere.
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