Il Milano Fashion Film Festival presenta la premiere virtuale del documentario “Martin Margiela: In His Own Words”
STYLE
17 Gennaio 2021
Articolo di
Maddalena TancorreIl Milano Fashion Film Festival presenta la premiere virtuale del documentario “Martin Margiela: In His Own Words”
Ancora oggi, la frase rivolta a chiunque indossi un capo di Maison Margiela, è sempre la stessa: «Oh, hai qualcosa dietro la schiena». Ma non perdete ogni speranza, voi che indossate garments - vintage o attuali - che portano il nome e l’etichetta del più grande fashion designer degli ultimi trent’anni. Perché il Milano Fashion Film Festival, giunto virtualmente alla sua settima edizione, ha presentato gratuitamente, su mymovies.it, la premiere italiana del documentario “Martin Margiela: In His Own Words”, seguito da un’intervista al regista Reiner Holzemer.
Il Milano Fashion Film Festival, capitanato da Constanza Cavalli Etro alla volta di un’inarrestabile «resilienza creativa», continua ad essere un punto di riferimento per le connessioni tra moda e cinema, oltre che piattaforma culturale volta a raccontare la realtà attuale attraverso la promozione del lavoro di giovani talenti provenienti da tutto il mondo. Medaglia al merito anche quest’anno per la metamorfosi digitale dell’iniziativa organizzata in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana su tre piattaforme online - i rispettivi siti ufficiali e il social cinematografico My Movies – che conta più di duecento film in concorso, cinque premiere, sei conversations e due progetti speciali, #FFFMilanoForGreen e #FFFMilanoForWomen.
Fra questi spicca “il miglior documentario di moda del decennio”, come l’ha definito l’Hollywood Reporter. L’ultimo docu-film del regista di “Dries”, altro capolavoro cinematografico di storia del costume che nel 2017 ha ispirato definitivamente il fashion system, è il ritratto di Martin Margiela, lo stilista senza volto che sin dall’esordio, nel 1988, ha scelto di far parlare le sue collezioni per quello che erano, ma che adesso, “a parole sue”, racconta la sua storia. Se il suo aspetto rimane avvolto dal mistero, la pellicola svela i ricordi inediti di un’infanzia trascorsa sognando André Courrèges in un piccolo paese di provincia in Belgio e i retroscena della sua carriera, passando per la nascita delle iconiche scarpe Tabi, per le sfilate rivoluzionarie, le location improbabili e i primi esempi di upcycling e streetcasting.
Per gli spettatori della quarta serata, la redazione del Fashion Film Festival ha riservato la registrazione dell’intervista a Reiner Holzemer. La conversazione virtuale del regista con la curatrice Gloria Maria Cappelletti è iniziata con il racconto del primo incontro con il fashion designer misterioso, per arrivare alla costruzione del rapporto di fiducia che ha determinato la riuscita del progetto. Ma, soprattutto, sono emerse le motivazioni per cui quel “ragazzo di cui parlavano tutti”, come riconosceva Roger Tredre in una prima dell’Independent nel 1993, è diventato una leggenda.
Martin Margiela è stato il primo designer a rappresentare una working woman libera e solare che non si preoccupa di essere sexy secondo la concezione comune del termine, mentre il resto del fashion system proponeva una visione fortemente sessualizzata della donna. La sua “Mode Destroy”, antenata dello streetwear e risultato della combinazione tra la profonda conoscenza delle tecniche sartoriali e dell’intuito per il second-hand, hanno determinato l’associazione delle sue creazioni allo stile underground; non sembra quasi che fra queste affermazioni e le cuciture dei vestiti delle Barbie con cui giocava da bambino si nascondano evidentemente molte delle risposte a tutte le domande sul futuro della moda?
Grazie all’iniziativa di streaming gratuita del Milano Fashion Film Festival qualcuno avrà imparato il significato di quelle cuciture bianche dietro la schiena e con esso l’importanza di conoscere l’opera rivoluzionaria di un designer che continua ad ispirare ancora oggi. Niente sarà più un segreto, tranne il volto di Martin Margiela.
Il lungometraggio biografico e l’intervista a Reiner Holzemer rimangono disponibili fino alle 21:00 di stasera 17 gennaio sul sito di My Movies, ma si spera che presto il Q&A con il regista possa comparire online. Nel frattempo, per chi si fosse perso la premiere di “Martin Margiela: In His Own Words”, il documentario è acquistabile sulle piattaforme suggerite dal sito ufficiale.
Il Milano Fashion Film Festival, capitanato da Constanza Cavalli Etro alla volta di un’inarrestabile «resilienza creativa», continua ad essere un punto di riferimento per le connessioni tra moda e cinema, oltre che piattaforma culturale volta a raccontare la realtà attuale attraverso la promozione del lavoro di giovani talenti provenienti da tutto il mondo. Medaglia al merito anche quest’anno per la metamorfosi digitale dell’iniziativa organizzata in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana su tre piattaforme online - i rispettivi siti ufficiali e il social cinematografico My Movies – che conta più di duecento film in concorso, cinque premiere, sei conversations e due progetti speciali, #FFFMilanoForGreen e #FFFMilanoForWomen.
Fra questi spicca “il miglior documentario di moda del decennio”, come l’ha definito l’Hollywood Reporter. L’ultimo docu-film del regista di “Dries”, altro capolavoro cinematografico di storia del costume che nel 2017 ha ispirato definitivamente il fashion system, è il ritratto di Martin Margiela, lo stilista senza volto che sin dall’esordio, nel 1988, ha scelto di far parlare le sue collezioni per quello che erano, ma che adesso, “a parole sue”, racconta la sua storia. Se il suo aspetto rimane avvolto dal mistero, la pellicola svela i ricordi inediti di un’infanzia trascorsa sognando André Courrèges in un piccolo paese di provincia in Belgio e i retroscena della sua carriera, passando per la nascita delle iconiche scarpe Tabi, per le sfilate rivoluzionarie, le location improbabili e i primi esempi di upcycling e streetcasting.
Per gli spettatori della quarta serata, la redazione del Fashion Film Festival ha riservato la registrazione dell’intervista a Reiner Holzemer. La conversazione virtuale del regista con la curatrice Gloria Maria Cappelletti è iniziata con il racconto del primo incontro con il fashion designer misterioso, per arrivare alla costruzione del rapporto di fiducia che ha determinato la riuscita del progetto. Ma, soprattutto, sono emerse le motivazioni per cui quel “ragazzo di cui parlavano tutti”, come riconosceva Roger Tredre in una prima dell’Independent nel 1993, è diventato una leggenda.
Martin Margiela è stato il primo designer a rappresentare una working woman libera e solare che non si preoccupa di essere sexy secondo la concezione comune del termine, mentre il resto del fashion system proponeva una visione fortemente sessualizzata della donna. La sua “Mode Destroy”, antenata dello streetwear e risultato della combinazione tra la profonda conoscenza delle tecniche sartoriali e dell’intuito per il second-hand, hanno determinato l’associazione delle sue creazioni allo stile underground; non sembra quasi che fra queste affermazioni e le cuciture dei vestiti delle Barbie con cui giocava da bambino si nascondano evidentemente molte delle risposte a tutte le domande sul futuro della moda?
Grazie all’iniziativa di streaming gratuita del Milano Fashion Film Festival qualcuno avrà imparato il significato di quelle cuciture bianche dietro la schiena e con esso l’importanza di conoscere l’opera rivoluzionaria di un designer che continua ad ispirare ancora oggi. Niente sarà più un segreto, tranne il volto di Martin Margiela.
Il lungometraggio biografico e l’intervista a Reiner Holzemer rimangono disponibili fino alle 21:00 di stasera 17 gennaio sul sito di My Movies, ma si spera che presto il Q&A con il regista possa comparire online. Nel frattempo, per chi si fosse perso la premiere di “Martin Margiela: In His Own Words”, il documentario è acquistabile sulle piattaforme suggerite dal sito ufficiale.
advertising
advertising