La storia di Virgil Abloh
STYLE
28 Luglio 2019
Articolo di
RedazioneLa storia di Virgil Abloh
Se ci soffermiamo a riflettere sui trend del momento, sulla piega artistica legata alla cultura urban che si fonde con quella dell’high-end fashion, non possiamo non fare riferimento ad uno degli uomini più influenti al mondo, attuale direttore creativo del menswear di LV e fondatore del brand Off-White, Virgil Abloh.
La duttilità e l’innata capacità di essere poliedrico, adattandosi perfettamente a tutte le situazioni che è chiamato ad affrontare, lo rendono l’esempio perfetto del successo incarnato dall’uomo moderno.
Virgil nasce a Chicago nel 1980, da genitori di origine ghanese, vivendo a stretto contatto con l’ambiente profondamente caotico e devoto al mondo dello skate della città, iniziando sin da bambino a confrontarsi con culture e lifestyle differenti tra loro e riuscendo a fare suoi i punti di forza di tutti questi ambiti.
Dopo essersi laureato in ingegneria civile all’università del Wisconsin, ottiene un master in architettura all’Illinois Institute of Technology, riuscendo ad archiviare all’interno del proprio curriculum altre importanti sfaccettature della sua persona.
La svolta della sua carriera indubbiamente avviene quando nel 2002 un uomo di nome Kanye West decide di assumerlo come grafico e personal stylist (i due si erano conosciuti grazie agli stretti rapporti all’epoca di Virgil con Fendi), diventando il suo braccio destro e amico fraterno. Come al solito, il rapper di Atlanta si è sempre dimostrato un abile scout, capace di individuare i maggiori talenti del Paese, soprattutto quelli in grado di adattarsi alla perfezione al proprio ideale di business e di discografia, trovando in Virgil la spalla perfetta per ambizioni, creatività e dedizione, nonché una figura pienamente in linea con i propri progetti per il futuro.
Proprio per questo motivo, nel 2011 Virgil viene incaricato come artistic director per l’album prodotto in collaborazione tra Kanye West e Jay Z, “Watch the Throne”.
I due riescono così a scalare le vette nell’ambito musicale e non solo, riuscendo a imporre Kanye nel mercato del fashion globale e rendendolo forse una delle figure più attive e rivoluzionarie all’interno di quest’ultimo.
Nonostante il grande successo, Virgil non metteva assolutamente in secondo piano i suoi progetti da “solista”, iniziando una forte e accattivante campagna di customizzazione che portò poi alla nascita di Pyrex Vision, brand che rimase in attività per solo un anno e che portò il designer di Chicago alla consacrazione totale davanti al pubblico, grazie soprattutto all’aiuto di Kanye West e molti altri suoi colleghi. L’idea chiave alla base della nascita di questo progetto era il desiderio di Virgil di non uniformarsi alla massa, bensì creare dei prodotti che fossero unici nel loro genere, differenziandosi da qualsiasi altra cosa che fosse disponibile sul mercato contemporaneo.
L’idea principale di Virgil, che si trova ancora alla base del suo progetto artistico, è indubbiamente una sperimentazione continua, abilmente fusa insieme al desiderio impellente di cambiare l’ordine degli addendi, che a differenza di quanto ci insegna la matematica, può cambiare di molto il risultato.
Per questo motivo, spinto dalla voglia di indossare un pezzo che fosse riconducibile solo a lui, acquistò diversi capi Ralph Lauren, applicandogli alcune grafiche personalizzate e il numero “23” sul retro, in omaggio a Micheal Jordan. Col passare del tempo riuscì anche a creare un vero e proprio mercato dei suoi prodotti, presentando le proprie collezioni e stampando le grafiche su capi Champion, acquistati per soli $40 e rivenduti anche a $550.
Dopo solo un anno di attività, tuttavia, decise di interrompere la distribuzione in quanto la sua idea non era quella di creare un business duraturo, bensì di imbastire un vero e proprio esperimento sul mercato.
Tuttavia, l’esperienza ottenuta attraverso questo progetto e soprattutto l’enorme attenzione mediatica attirata improvvisamente su di sé, hanno contribuito alla realizzazione del suo marchio attuale, nato nel 2013 e tutt’ora in attività, che gli ha consentito di ottenere un successo impareggiabile: “Off-White”.
Anno dopo anno, i riscontri incredibilmente positivi ottenuti sul piano globale sono aumentati vertiginosamente, consentendo al designer di Chicago di operare sempre con più frequenza in sinergia con altri marchi, rivoluzionando l’attuale mercato e ideando progetti sempre più innovativi.
Ricordiamo dunque le varie capsule collection rilasciate in collaborazione con Vlone e Moncler, passando per le varie e più recenti con Evian e IKEA, fino alla fortunatissima e rivoluzionaria partnership con Nike.
Prima di concentrarci su quest’ultima, però, riteniamo sia giusto dedicare altre due parole riguardo al profilo identificativo di Off-White, che ha consentito al brand di attestarsi come uno fra i primi marchi stanziati tra la cultura urban e quella di alta moda. “Trovo la felicità nel mezzo di tutto. Tra sartoria e streetstyle. Tra formale e informale. Tra vecchie e nuove generazioni.” : così rispondeva Virgil a una domanda recentemente postagli, a confermare l’ideologia che lo contraddistingue.
Se oggi possiamo parlare di una notevole diffusione del fenomeno streetwear a livello mondiale, sicuramente gran parte del merito va attribuita anche alle iconiche grafiche con le “frecce incrociate” che troviamo stampate sul retro dei capi prodotti dal marchio, come anche le strisce diagonali sulle maniche delle hoodies o delle longsleeves, impreziosite da zip o stampe legate al mondo dell’arte, come nel caso della “Mona Lisa” o dei vari Caravaggio e Bernini.
Tuttavia, il vero e proprio trampolino di lancio per il brand e per Virgil stesso è stata la collaborazione con Nike, iniziata nel 2017, che prevedeva inizialmente il rilascio di 10 modelli di sneakers diversi, tra i più iconici dell’azienda di Beaverton, ognuno dei quali rivisitati secondo il criterio personale del designer, chiamata appunto “The Ten”. Il successo di questa operazione è stato spropositato, tanto da creare una rete di resell fittissima intorno ai vari modelli, dando il via a un vero e proprio fenomeno globale, che fino a quel momento era decisamente più ristretto. Ancora oggi vengono rilasciati concepts diversi di sneakers rivisitate da Virgil insieme a Nike, frutto anche di alcune collaborazioni che l’artista ha messo in piedi insieme a celebri musei e gallerie d’arte.
Tutto questo perché, tra le varie capacità e interessi di Virgil, l’arte moderna ricopre un ruolo quasi fondamentale, ispirandolo quotidianamente in tutte le sue opere, rifacendosi però sempre ai grandi successi del passato. Durante gli anni di lavoro insieme a Kanye, infatti, Virgil lavorava anche per conto del celebre artista asiatico Takashi Murakami, realizzando con lui la cover di “Graduation”, uno degli album del rapper di Atlanta più apprezzati dalla critica.
Naturalmente, lavorando a stretto contatto anche con più artisti all’interno del mondo della discografia, Virgil è riuscito a coltivare un’altra delle sue più grandi passioni, ovvero la musica. Incredibilmente, il desinger è riuscito a incarnare alla perfezione il ruolo di dj, riuscendo a esibirsi in più occasioni, come al recentissimo festival di Coachella.
Tutto questo interesse legato intorno alla propria figura e l’influenza capace di imporre sulle attuali generazioni hanno reso incredibilmente facile e ovvia la scelta da parte dei vertici di Louis Vuitton, che gli hanno proposto il ruolo di direttore creativo del menswear del proprio brand, a partire dalla FW18.
Questa notizia ha scosso e meravigliato tutto l’universo legato alla figura dell’artista, che è riuscito a ripagare le aspettative di tutti i suoi fans, rivoluzionando totalmente l’universo LV, senza mai risultare equivoco o inadatto nel proprio ruolo, mantenendo saldi gli ideali chiave del brand, pur rivisitando diversi capi e riportando in auge anche le collezioni apparel di Louis Vuitton.
Possiamo dunque arrivare alla conclusione di questo quadro approfondito definendo la figura di Virgil Abloh come una delle più importanti della nostra epoca, in riferimento al fashion system, capace di reinventarsi e di cambiare le regole del mercato odierno, affermandosi come una delle personalità dalla quale trarre la maggiore ispirazione nell'ultimo decennio.
La duttilità e l’innata capacità di essere poliedrico, adattandosi perfettamente a tutte le situazioni che è chiamato ad affrontare, lo rendono l’esempio perfetto del successo incarnato dall’uomo moderno.
Virgil nasce a Chicago nel 1980, da genitori di origine ghanese, vivendo a stretto contatto con l’ambiente profondamente caotico e devoto al mondo dello skate della città, iniziando sin da bambino a confrontarsi con culture e lifestyle differenti tra loro e riuscendo a fare suoi i punti di forza di tutti questi ambiti.
Dopo essersi laureato in ingegneria civile all’università del Wisconsin, ottiene un master in architettura all’Illinois Institute of Technology, riuscendo ad archiviare all’interno del proprio curriculum altre importanti sfaccettature della sua persona.
La svolta della sua carriera indubbiamente avviene quando nel 2002 un uomo di nome Kanye West decide di assumerlo come grafico e personal stylist (i due si erano conosciuti grazie agli stretti rapporti all’epoca di Virgil con Fendi), diventando il suo braccio destro e amico fraterno. Come al solito, il rapper di Atlanta si è sempre dimostrato un abile scout, capace di individuare i maggiori talenti del Paese, soprattutto quelli in grado di adattarsi alla perfezione al proprio ideale di business e di discografia, trovando in Virgil la spalla perfetta per ambizioni, creatività e dedizione, nonché una figura pienamente in linea con i propri progetti per il futuro.
Proprio per questo motivo, nel 2011 Virgil viene incaricato come artistic director per l’album prodotto in collaborazione tra Kanye West e Jay Z, “Watch the Throne”.
I due riescono così a scalare le vette nell’ambito musicale e non solo, riuscendo a imporre Kanye nel mercato del fashion globale e rendendolo forse una delle figure più attive e rivoluzionarie all’interno di quest’ultimo.
Nonostante il grande successo, Virgil non metteva assolutamente in secondo piano i suoi progetti da “solista”, iniziando una forte e accattivante campagna di customizzazione che portò poi alla nascita di Pyrex Vision, brand che rimase in attività per solo un anno e che portò il designer di Chicago alla consacrazione totale davanti al pubblico, grazie soprattutto all’aiuto di Kanye West e molti altri suoi colleghi. L’idea chiave alla base della nascita di questo progetto era il desiderio di Virgil di non uniformarsi alla massa, bensì creare dei prodotti che fossero unici nel loro genere, differenziandosi da qualsiasi altra cosa che fosse disponibile sul mercato contemporaneo.
L’idea principale di Virgil, che si trova ancora alla base del suo progetto artistico, è indubbiamente una sperimentazione continua, abilmente fusa insieme al desiderio impellente di cambiare l’ordine degli addendi, che a differenza di quanto ci insegna la matematica, può cambiare di molto il risultato.
Per questo motivo, spinto dalla voglia di indossare un pezzo che fosse riconducibile solo a lui, acquistò diversi capi Ralph Lauren, applicandogli alcune grafiche personalizzate e il numero “23” sul retro, in omaggio a Micheal Jordan. Col passare del tempo riuscì anche a creare un vero e proprio mercato dei suoi prodotti, presentando le proprie collezioni e stampando le grafiche su capi Champion, acquistati per soli $40 e rivenduti anche a $550.
Dopo solo un anno di attività, tuttavia, decise di interrompere la distribuzione in quanto la sua idea non era quella di creare un business duraturo, bensì di imbastire un vero e proprio esperimento sul mercato.
Tuttavia, l’esperienza ottenuta attraverso questo progetto e soprattutto l’enorme attenzione mediatica attirata improvvisamente su di sé, hanno contribuito alla realizzazione del suo marchio attuale, nato nel 2013 e tutt’ora in attività, che gli ha consentito di ottenere un successo impareggiabile: “Off-White”.
Anno dopo anno, i riscontri incredibilmente positivi ottenuti sul piano globale sono aumentati vertiginosamente, consentendo al designer di Chicago di operare sempre con più frequenza in sinergia con altri marchi, rivoluzionando l’attuale mercato e ideando progetti sempre più innovativi.
Ricordiamo dunque le varie capsule collection rilasciate in collaborazione con Vlone e Moncler, passando per le varie e più recenti con Evian e IKEA, fino alla fortunatissima e rivoluzionaria partnership con Nike.
Prima di concentrarci su quest’ultima, però, riteniamo sia giusto dedicare altre due parole riguardo al profilo identificativo di Off-White, che ha consentito al brand di attestarsi come uno fra i primi marchi stanziati tra la cultura urban e quella di alta moda. “Trovo la felicità nel mezzo di tutto. Tra sartoria e streetstyle. Tra formale e informale. Tra vecchie e nuove generazioni.” : così rispondeva Virgil a una domanda recentemente postagli, a confermare l’ideologia che lo contraddistingue.
Se oggi possiamo parlare di una notevole diffusione del fenomeno streetwear a livello mondiale, sicuramente gran parte del merito va attribuita anche alle iconiche grafiche con le “frecce incrociate” che troviamo stampate sul retro dei capi prodotti dal marchio, come anche le strisce diagonali sulle maniche delle hoodies o delle longsleeves, impreziosite da zip o stampe legate al mondo dell’arte, come nel caso della “Mona Lisa” o dei vari Caravaggio e Bernini.
Tuttavia, il vero e proprio trampolino di lancio per il brand e per Virgil stesso è stata la collaborazione con Nike, iniziata nel 2017, che prevedeva inizialmente il rilascio di 10 modelli di sneakers diversi, tra i più iconici dell’azienda di Beaverton, ognuno dei quali rivisitati secondo il criterio personale del designer, chiamata appunto “The Ten”. Il successo di questa operazione è stato spropositato, tanto da creare una rete di resell fittissima intorno ai vari modelli, dando il via a un vero e proprio fenomeno globale, che fino a quel momento era decisamente più ristretto. Ancora oggi vengono rilasciati concepts diversi di sneakers rivisitate da Virgil insieme a Nike, frutto anche di alcune collaborazioni che l’artista ha messo in piedi insieme a celebri musei e gallerie d’arte.
Tutto questo perché, tra le varie capacità e interessi di Virgil, l’arte moderna ricopre un ruolo quasi fondamentale, ispirandolo quotidianamente in tutte le sue opere, rifacendosi però sempre ai grandi successi del passato. Durante gli anni di lavoro insieme a Kanye, infatti, Virgil lavorava anche per conto del celebre artista asiatico Takashi Murakami, realizzando con lui la cover di “Graduation”, uno degli album del rapper di Atlanta più apprezzati dalla critica.
Naturalmente, lavorando a stretto contatto anche con più artisti all’interno del mondo della discografia, Virgil è riuscito a coltivare un’altra delle sue più grandi passioni, ovvero la musica. Incredibilmente, il desinger è riuscito a incarnare alla perfezione il ruolo di dj, riuscendo a esibirsi in più occasioni, come al recentissimo festival di Coachella.
Tutto questo interesse legato intorno alla propria figura e l’influenza capace di imporre sulle attuali generazioni hanno reso incredibilmente facile e ovvia la scelta da parte dei vertici di Louis Vuitton, che gli hanno proposto il ruolo di direttore creativo del menswear del proprio brand, a partire dalla FW18.
Questa notizia ha scosso e meravigliato tutto l’universo legato alla figura dell’artista, che è riuscito a ripagare le aspettative di tutti i suoi fans, rivoluzionando totalmente l’universo LV, senza mai risultare equivoco o inadatto nel proprio ruolo, mantenendo saldi gli ideali chiave del brand, pur rivisitando diversi capi e riportando in auge anche le collezioni apparel di Louis Vuitton.
Possiamo dunque arrivare alla conclusione di questo quadro approfondito definendo la figura di Virgil Abloh come una delle più importanti della nostra epoca, in riferimento al fashion system, capace di reinventarsi e di cambiare le regole del mercato odierno, affermandosi come una delle personalità dalla quale trarre la maggiore ispirazione nell'ultimo decennio.
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