La collab tra Supreme e Oreo raggiunge prezzi vertiginosi sul secondary market: Analizziamo altri casi simili
STYLE
22 Febbraio 2020
Articolo di
RedazioneLa collab tra Supreme e Oreo raggiunge prezzi vertiginosi sul secondary market: Analizziamo altri casi simili
Come tutti noi sappiamo, ormai l’universo urban ha contagiato buona parte del mercato, espandendo la propria influenza anche verso settori che apparentemente non hanno niente in comune con questo fenomeno.
Chi se lo sarebbe mai aspettato che un giorno i principali marchi di abbigliamento avrebbero collaborato con delle aziende alimentari? Nessuno credo. Invece, come sta accadendo ormai da qualche mese a questa parte, siamo stati tutti puntualmente contraddetti, a dimostrazione di come non esistano vincoli alla fantasia e all’inventiva, offrendoci un esempio sostanziale di come molto spesso l’unione faccia la forza.
Potremmo quasi definire l’ultimo periodo “il decennio delle collaborazioni”, proprio a causa di questo fenomeno ormai incontrollato per cui nella maggior parte dei casi i brand leader di un determinato settore decidano di instaurare un rapporto di cooperazione insieme ad altre aziende, dando vita molto spesso a dei prodotti rivoluzionari e inimmaginabili.
Stiamo ad esempio parlando, se vogliamo rimanere nel campo dell’alimentazione, della straordinaria capsule collection realizzata qualche mese fa da Barilla in collaborazione con GCDS: i due marchi hanno posto le basi del loro lavoro facendo appello a un massimo comune denominatore ben preciso, ovvero il Made in Italy.
Abbiamo dedicato un ampio spazio agli sviluppi e alle conseguenze che questa importante partnership ha generato sul mercato, e abbiamo anche visto come le confezioni di “Spaghetti n.5” rosa shocking siano andate a ruba in tutti i punti vendita Esselunga.
Ebbene, a distanza di qualche settimana, la storia sembra ripetersi. Ogni buona idea è destinata a diventare un modello d’ispirazione per gli avventori futuri, lo sappiamo bene: questo sembra essere stato proprio il percorso intrapreso dal team creativo di Supreme, che magari aveva in cantiere la collaborazione con Oreo da un bel po’, ma crediamo che il successo ottenuto in precedenza da altre operazioni simili abbiano convinto tutti a puntare su questa strategia per la stagione SS20. Infatti, come abbiamo potuto appurare dando un’occhiata al lookbook ufficiale rilasciato qualche giorno fa, il brand newyorkese ha deciso nuovamente di sorprendere tutti i suoi fans proponendo una versione rivisitata del classico biscotto Oreo, realizzato per l’occasione nelle tinte del rosso.
La cosa davvero incredibile a riguardo è che i pochissimi fortunati ad avere tra le mani in anteprima questo prodotto (contenuto in una confezione davvero molto particolare, impreziosita anche dall’iconico box logo), hanno immediatamente colto l’occasione di cavalcare l’onda dell’entusiasmo generatasi intorno a questi biscotti, mettendoli in vendita all’asta sul secondary market. E dove sta il problema, direste voi? Ebbene, in questo momento quasi tutte le confezioni acquistabili online a prezzo di resell raggiungono cifre vertiginose, vicine ai $10.000. E la cosa più preoccupante è che queste stime siano continuamente in crescita, e destinate a non fermarsi a causa dell’eccessiva smania d’acquisto da parte dei pretendenti.
Persino noi in Italia abbiamo vissuto paradossalmente la stessa vicenda, anche se in piccolo, qualche mese fa. Stiamo parlando della release dei Nutella Biscuits, con tutta probabilità il prodotto alimentare più apprezzato dell’anno, nei primi periodi capace di andare sold out in tutti i punti vendita solamente qualche ora dopo la consegna. Ricordate che qualcuno aveva deciso di mettere pubblicamente in vendita i biscotti, all’epoca davvero introvabili, a un prezzo decisamente maggiorato?
Questo è il potere dell’hype: l’uomo non si sente soddisfatto in pieno se non ha la possibilità di provare in prima persona un oggetto o una situazione allettanti e difficili da ottenere, dei quali magari qualcuno si è detto pubblicamente molto compiaciuto.
Proiettiamo dunque il nostro sguardo verso il futuro e aspettiamoci sempre più eventi di questo tipo: non è la prima volta e non sarà sicuramente l’ultima che verremo a conoscenza di notizie del genere. Il mondo si sta evolvendo, e per non rimanere indietro, invece che criticare e rimanere sempre della nostra idea, ci tocca stare al suo passo.
Chi se lo sarebbe mai aspettato che un giorno i principali marchi di abbigliamento avrebbero collaborato con delle aziende alimentari? Nessuno credo. Invece, come sta accadendo ormai da qualche mese a questa parte, siamo stati tutti puntualmente contraddetti, a dimostrazione di come non esistano vincoli alla fantasia e all’inventiva, offrendoci un esempio sostanziale di come molto spesso l’unione faccia la forza.
Potremmo quasi definire l’ultimo periodo “il decennio delle collaborazioni”, proprio a causa di questo fenomeno ormai incontrollato per cui nella maggior parte dei casi i brand leader di un determinato settore decidano di instaurare un rapporto di cooperazione insieme ad altre aziende, dando vita molto spesso a dei prodotti rivoluzionari e inimmaginabili.
Stiamo ad esempio parlando, se vogliamo rimanere nel campo dell’alimentazione, della straordinaria capsule collection realizzata qualche mese fa da Barilla in collaborazione con GCDS: i due marchi hanno posto le basi del loro lavoro facendo appello a un massimo comune denominatore ben preciso, ovvero il Made in Italy.
Abbiamo dedicato un ampio spazio agli sviluppi e alle conseguenze che questa importante partnership ha generato sul mercato, e abbiamo anche visto come le confezioni di “Spaghetti n.5” rosa shocking siano andate a ruba in tutti i punti vendita Esselunga.
Ebbene, a distanza di qualche settimana, la storia sembra ripetersi. Ogni buona idea è destinata a diventare un modello d’ispirazione per gli avventori futuri, lo sappiamo bene: questo sembra essere stato proprio il percorso intrapreso dal team creativo di Supreme, che magari aveva in cantiere la collaborazione con Oreo da un bel po’, ma crediamo che il successo ottenuto in precedenza da altre operazioni simili abbiano convinto tutti a puntare su questa strategia per la stagione SS20. Infatti, come abbiamo potuto appurare dando un’occhiata al lookbook ufficiale rilasciato qualche giorno fa, il brand newyorkese ha deciso nuovamente di sorprendere tutti i suoi fans proponendo una versione rivisitata del classico biscotto Oreo, realizzato per l’occasione nelle tinte del rosso.
La cosa davvero incredibile a riguardo è che i pochissimi fortunati ad avere tra le mani in anteprima questo prodotto (contenuto in una confezione davvero molto particolare, impreziosita anche dall’iconico box logo), hanno immediatamente colto l’occasione di cavalcare l’onda dell’entusiasmo generatasi intorno a questi biscotti, mettendoli in vendita all’asta sul secondary market. E dove sta il problema, direste voi? Ebbene, in questo momento quasi tutte le confezioni acquistabili online a prezzo di resell raggiungono cifre vertiginose, vicine ai $10.000. E la cosa più preoccupante è che queste stime siano continuamente in crescita, e destinate a non fermarsi a causa dell’eccessiva smania d’acquisto da parte dei pretendenti.
Persino noi in Italia abbiamo vissuto paradossalmente la stessa vicenda, anche se in piccolo, qualche mese fa. Stiamo parlando della release dei Nutella Biscuits, con tutta probabilità il prodotto alimentare più apprezzato dell’anno, nei primi periodi capace di andare sold out in tutti i punti vendita solamente qualche ora dopo la consegna. Ricordate che qualcuno aveva deciso di mettere pubblicamente in vendita i biscotti, all’epoca davvero introvabili, a un prezzo decisamente maggiorato?
Questo è il potere dell’hype: l’uomo non si sente soddisfatto in pieno se non ha la possibilità di provare in prima persona un oggetto o una situazione allettanti e difficili da ottenere, dei quali magari qualcuno si è detto pubblicamente molto compiaciuto.
Proiettiamo dunque il nostro sguardo verso il futuro e aspettiamoci sempre più eventi di questo tipo: non è la prima volta e non sarà sicuramente l’ultima che verremo a conoscenza di notizie del genere. Il mondo si sta evolvendo, e per non rimanere indietro, invece che criticare e rimanere sempre della nostra idea, ci tocca stare al suo passo.
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