Il costo di un outfit ne determina realmente l’efficacia?
STYLE
6 Luglio 2020
Articolo di
Simone Dal Passo CarabelliIl costo di un outfit ne determina realmente l’efficacia?
L'esplosione mediatica che ha travolto il fashion system nel corso degli ultimi anni ha determinato l'avvento di alcune conseguenze che mai e poi mai ci si sarebbe potuti aspettare in un così breve arco di tempo, tra le quali individuiamo si una ben definita serie di ripercussioni positive legate ai flussi di consumo relativi al settore, ma un'altrettanto consistente fetta di conseguenze d'impatto negativo in termini prevalentemente sociologici.
Tra le diverse bandiere portate avanti da questa improvvisa evoluzione del settore moda rientra senza dubbio la travolgente importanza che ha cominciato ad assumere il fattore brand, oramai poszionato prepotentemente su qualsiasi spazio libero disponibile all'interno del capo in questione: basti semplicemente pensare alle mosse strategiche che linee secondarie di alcuni brand di alta moda italiana adottano per attirare a se quanti più consumatori possibili.
Il fatto è che, in via definitiva, il costo del proprio outfit in rare occasioni può influenzare in maniera determinante l'efficacia stessa della mise. Applicando tutta una serie di adeguati ragionamenti che richiede una riflessione simile senza sconfinare in estremismi poco produttivi, è innegabile affermare che al raggiungimento di questo obiettivo hanno contribuito anche gli operati delle più note case fast fashion a livello mondiale, a cui va attribuito il merito di aver ricondotto il basicwear alla meritata attenzione.
Altrettanto inutile è discutere sugli standard qualitativi dei produttori fast-fashion stessi, di cui non ci si può lamentare proprio in quanto consapevoli di aver speso una somma irrisoria per un funzionale capo d'abbigliamento: detto con parole più semplici? non lamentiamoci della scarsa qualità di una maglietta da 7€ se siamo consapevoli di aver speso una somma equivalente ad una pizza d'asporto per un bene di consumo durevole.
La presenza dei suddetti prodotti super-economici ha determinato un'influenza più che positiva sullo spreading del verbo moda anche presso le categorie meno abbienti o meno inclini a consumare il proprio reddito in capi d'abbigliamento firmati, incidendo in modo spaventosamente efficace sull'avvicinamento delle masse ai fenomeni culturali del fashion system.
Ecco che a questo punto, la domanda e l'offerta si amplificano incredibilmente, facendo incontrare la neonata passione del consumatore medio alle esigenze di vendita delle case produttrici, che sempre più si propongono di agevolare l'acquisto con promozioni, saldi o diminuzioni stesse dei price point.
Grazie a questa serie di intrinseche conseguenze, il sistema sociale stesso ha cominciato a consentire l'accettazione di outfit basici, la cui efficacia risiede proprio nell'essenza estetica dei capi scelti, prescindendo quindi, almeno in parte, dalla necessaria esibizione di loghi o marchi di riferimento.
Tra le diverse bandiere portate avanti da questa improvvisa evoluzione del settore moda rientra senza dubbio la travolgente importanza che ha cominciato ad assumere il fattore brand, oramai poszionato prepotentemente su qualsiasi spazio libero disponibile all'interno del capo in questione: basti semplicemente pensare alle mosse strategiche che linee secondarie di alcuni brand di alta moda italiana adottano per attirare a se quanti più consumatori possibili.
Il fatto è che, in via definitiva, il costo del proprio outfit in rare occasioni può influenzare in maniera determinante l'efficacia stessa della mise. Applicando tutta una serie di adeguati ragionamenti che richiede una riflessione simile senza sconfinare in estremismi poco produttivi, è innegabile affermare che al raggiungimento di questo obiettivo hanno contribuito anche gli operati delle più note case fast fashion a livello mondiale, a cui va attribuito il merito di aver ricondotto il basicwear alla meritata attenzione.
Altrettanto inutile è discutere sugli standard qualitativi dei produttori fast-fashion stessi, di cui non ci si può lamentare proprio in quanto consapevoli di aver speso una somma irrisoria per un funzionale capo d'abbigliamento: detto con parole più semplici? non lamentiamoci della scarsa qualità di una maglietta da 7€ se siamo consapevoli di aver speso una somma equivalente ad una pizza d'asporto per un bene di consumo durevole.
La presenza dei suddetti prodotti super-economici ha determinato un'influenza più che positiva sullo spreading del verbo moda anche presso le categorie meno abbienti o meno inclini a consumare il proprio reddito in capi d'abbigliamento firmati, incidendo in modo spaventosamente efficace sull'avvicinamento delle masse ai fenomeni culturali del fashion system.
Ecco che a questo punto, la domanda e l'offerta si amplificano incredibilmente, facendo incontrare la neonata passione del consumatore medio alle esigenze di vendita delle case produttrici, che sempre più si propongono di agevolare l'acquisto con promozioni, saldi o diminuzioni stesse dei price point.
Grazie a questa serie di intrinseche conseguenze, il sistema sociale stesso ha cominciato a consentire l'accettazione di outfit basici, la cui efficacia risiede proprio nell'essenza estetica dei capi scelti, prescindendo quindi, almeno in parte, dalla necessaria esibizione di loghi o marchi di riferimento.
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