GTA 6 è sulla bocca di tutti, non solo recentemente: già dall’anno scorso, infatti, il pubblico appassionato freme per averne notizie. A tal proposito, il giovane hacker Arion Kurtaj, quasi un anno fa aveva violato i server della Rockstar Games per rubare e condividere online alcuni video leak del videogioco, che all’epoca si trovava solo nella fase alpha.

Il giovane faceva parte, anzi era un membro importantissimo, di un pericoloso gruppo di hacker, che aveva collezionato attacchi informatici anche nei confronti di Uber e Nvidia. Stando a quanto riportato dalla testata internazionale BBC, nelle ultime ore è arrivata la condanna definitiva per Arion Kurtaj: dovrà scontare l’ergastolo in un ospedale psichiatrico.

Il giovane, infatti, è stato considerato un soggetto particolarmente pericoloso e recidivo, complice una forma grave di autismo da cui è affetto che lo spingerebbe a commettere illeciti, come già successo durante le udienze preliminari mentre era in custodia cautelare, periodo in cui ha collezionato denunce di lesioni o danni alla proprietà.

Il suo crimine peggiore, però, resta quello commesso ai danni di Rockstar Games per GTA 6: dopo essere stato rilasciato, su cauzione, per aver hackerato Nvidia e BT/EE, si trovava in un hotel, e nonostante non avesse più il suo computer, Arion Kurtaj riuscì ad entrare nei sistemi di Rockstar Games utilizzando un Amazon Firestick, la TV del suo hotel e un telefono cellulare.

A nulla è valsa la sua difesa, che si basava sull’enorme successo riscosso dal primo trailer del gioco, svelato poche settimane fa, stando ai suoi avvocati, i video diffusi dal loro assistito non avrebbero arrecato così tanti danni, in termini di immagine, a GTA 6. Di tutta risposta, Rockstar Games ha dichiarato che per far fronte ai danni ha speso 5 milioni di dollari per il recupero delle clip, e migliaia di ore di lavoro dei suoi dipendenti.

Così, a Kurtaj è stata inflitta una pena detentiva a vita, da scontare in un ospedale psichiatrico, e non potrà ricevere sconti, a meno di buona condotta, cosa che appare lontana dal profilo psicologico dell’imputato.