Gucci SS20: Rocky e Mane tra camicie di forza e look irraggiungibili
STYLE
23 Settembre 2019
Articolo di
RedazioneGucci SS20: Rocky e Mane tra camicie di forza e look irraggiungibili
Più che una tradizionale e puramente espositiva sfilata di moda, il runway show SS20 targato Gucci sembra voler rappresentare un vero e proprio veicolo di messaggio sociale.
Iniziando con la selezione della location, caratterizzata da un ambiente spoglio e freddo con un apparato luminoso decisamente impegnativo, in cui un’efficacissima passerella-tapis-roulant viene trasformata nel protagonista principale della sfilata, il direttore creativo della maison italiana vuole subito delineare un’impronta decisamente differente rispetto alle precedenti proposte.
Lo show si apre con la presentazione di 60 look concettuali che vogliono andare a descrivere l’importanza della libertà di scelta del vestiario nell’autodeterminazione della propria identità di essere umano; non a caso, gli abiti che sfilano non sono altro che rivisitazioni di divise da lavoro, camicie di forza ed uniformi: massima espressione della repressione artistica a cui una persona può essere sottoposta.
Terminata la prima parte, cala il buio e il silenzio alla Gucci HUB: ecco che comincia a prendere forma la seconda sezione dello show, animata invece da look estemporanei e da eccellenti esempi di quell’importantissima forma di libertà che deriva dalla possibilità di selezionare autonomamente le componenti del proprio guardaroba.
Tra i vari pantaloni “Michele” cut, le giacche al limite tra pacchiano e l’irraggiungibile e le rivisitazioni dei classici slippers, i protagonisti indiscussi della sfilata sono gli occhiali oversized con abbinata catena oversized: una vera e propria reinterpretazione estremizzata del metissage tra vintage e moderno su cui Alessandro Michele ha sempre puntato.
Lo spettacolo ha poi trovato il perfetto seguito con la “Gucci Private Dinner” alla quale hanno preso parte alcune delle figure più importanti del panorama musicale internazionale che avevano avuto modo di assistere alla sfilata stessa, tra cui ricordiamo Gucci Mane, il rapper e produttore A$AP Rocky, ed il leader dei 30 Second To Mars, Jared Leto.
Iniziando con la selezione della location, caratterizzata da un ambiente spoglio e freddo con un apparato luminoso decisamente impegnativo, in cui un’efficacissima passerella-tapis-roulant viene trasformata nel protagonista principale della sfilata, il direttore creativo della maison italiana vuole subito delineare un’impronta decisamente differente rispetto alle precedenti proposte.
Lo show si apre con la presentazione di 60 look concettuali che vogliono andare a descrivere l’importanza della libertà di scelta del vestiario nell’autodeterminazione della propria identità di essere umano; non a caso, gli abiti che sfilano non sono altro che rivisitazioni di divise da lavoro, camicie di forza ed uniformi: massima espressione della repressione artistica a cui una persona può essere sottoposta.
Terminata la prima parte, cala il buio e il silenzio alla Gucci HUB: ecco che comincia a prendere forma la seconda sezione dello show, animata invece da look estemporanei e da eccellenti esempi di quell’importantissima forma di libertà che deriva dalla possibilità di selezionare autonomamente le componenti del proprio guardaroba.
Tra i vari pantaloni “Michele” cut, le giacche al limite tra pacchiano e l’irraggiungibile e le rivisitazioni dei classici slippers, i protagonisti indiscussi della sfilata sono gli occhiali oversized con abbinata catena oversized: una vera e propria reinterpretazione estremizzata del metissage tra vintage e moderno su cui Alessandro Michele ha sempre puntato.
Lo spettacolo ha poi trovato il perfetto seguito con la “Gucci Private Dinner” alla quale hanno preso parte alcune delle figure più importanti del panorama musicale internazionale che avevano avuto modo di assistere alla sfilata stessa, tra cui ricordiamo Gucci Mane, il rapper e produttore A$AP Rocky, ed il leader dei 30 Second To Mars, Jared Leto.
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