STYLE

20 Febbraio 2025

Articolo di

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Camilla Bordoni

La lunga liaison tra Giorgio Armani e il cinema

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20 Febbraio 2025

Articolo di

Camilla Bordoni
Giorgio Armani storia cinema film attori
Mary Cybulski/Paramount Pictures

La lunga liaison tra Giorgio Armani e il cinema

Dici Giorgio Armani e pensi leggenda, ma quanti sanno della sua lunga liaison con il cinema? Per lo stilista la vita pare si un film ma non uno qualunque. Chi di voi ha presente la cifra stilistica di Re Giorgio sa perfettamente che i suoi abiti non sono solo semplici pezzi che colmano un guardaroba, ma registi rigorosi che danno profondità, scolpiscono il carattere e definiscono un’estetica. Giorgio Armani non ha mai recitato, ne tanto meno diretto un blockbuster ma ha vestito il grande schermo con la sua eleganza senza tempo.

Con oltre 200 film all’attivo, il legame tra il designer italiano e la settima arte è senza dubbio una storia che parla di stile, glamour e statuette dorate. È un’alleanza che ha attraversato i decenni, ha lasciato un’impronta indelebile su Hollywood, sull’immaginario collettivo dello star system e… sui casting. Come tutto ha avuto inizio? Ovviamente con un completo da uomo e un sex symbol anni ‘80.

Con American Gigolò è l’inizio di un’era

Tutto incominciò a pochi anni dal lancio della sua casa. Era il 1980 e “American Gigolò” di Paul Schrader arrivava nelle sale, con un genere thriller sensuale che non solo consacrò Richard Gere (allora quasi sconosciuto), ma segnò anche il debutto di Armani nel cinema. Il suo contributo non si limitò a vestire il protagonista ma si spinse oltre, plasmando l’immagine dell’uomo moderno e sdoganando una nuova idea di mascolinità, più rilassata ma estremamente fascinosa. «La sequenza quasi feticistica nella quale Richard-Julian Kay sceglie cosa indossare in un armadio pieno di mie creazioni fu più penetrante ed efficace di una serie di spot», ha spiegato il designer in passato.

Fu un autentico game changer? Sì e Hollywood non tardò a notarlo. Da quel momento, il cinema e Armani divennero una coppia inseparabile. Gli attori più iconici iniziarono a vestirsi con la sua griffe sia sul set che fuori, trasformando lo stilista in un punto di riferimento assoluto per l’eleganza.

Dopo il successo di American Gigolò, Armani si è trasformato di fatto nel costumista prediletto per i grandi film. Ha firmato i look di pellicole leggendarie come “Gli Intoccabili”, in cui vestì Kevin Costner e Robert De Niro, conferendo un’aura di classe implacabile alla criminalità organizzata e agli agenti federali. Negli anni ’90 e 2000, il legame con la macchina da presa si rafforzò. Vestì Jodie Foster in “Il Silenzio degli innocenti”, contribuendo a definire il look austero dell’agente Clarice Starling. In “The Dark Knight” creò invece i raffinati abiti su misura per il Bruce Wayne di Christian Bale, conferendogli così una chicness tagliente e contemporanea.

La lista dei film di cui contribuì a costruire l’immaginario estetico, come vi abbiamo anticipato, è davvero lunghissima, quasi da risultare impossibile citare tutti i titoli in un solo articolo senza che questo sfori il numero di battute. “Il colore della notte” con Bruce Willis, “La sfida” con Al Pacino, “Casinò” di Martin Scorsese con Robert De Niro, “The specialist” con Sylvester Stallone, “Red dragon” e “Hannibal” con Anthony Hopkins, “The Wolf of Wall Street” con Leonardo DiCaprio, “Minority report” e “Mission: Impossible – Fallout con Tom Cruise”, “The departed” con Matt Damon e Jack Nicholson, “La guardia del corpo” con Kevin Costner e “Whitney Houston”, “Bastardi senza gloria” con Brad Pitt.

Tutti questi sono solo una manciata di capolavori che ha firmato vestendone i personaggi e, sebbene ce ne siano molti altri, una certezza è comunque già evidente: Giorgio Armani è un king sulle passerelle ma è anche l’architetto dello stile cinematografico per eccellenza.

Giorgio Armani declinato al femminile

Pensare però che Giorgio Armani abbia griffato il cinema solo con personaggi maschili è chiaramente un errore. La prima vera apparizione su un red carpet avvenne del 1978 quando Diane Keaton salì sul palco degli Oscar ricevendo il premio come miglior attrice protagonista in Io e Annie. Tuttavia fu con Julia Roberts nel 1991, quando vinse la statuetta per Pretty Woman, che il marchio dello stilista ammaliò lo star system con un semplice tailleur, simbolo di classe e allo stesso tempo potere.

Da lì in poi fu un esclatation e le sfumature femminili esplorate dal designer furono tante quante le donne che vestì per le sale del grande schermo. Da Jodie Foster in pellicole come “Inside man”, “Flight plan” o “Elysium” dove si vedono creazioni metalliche dal touch futuristico, passando per Jennifer Connelly in Phenomena di Dario Argento e Naomi Watts in Fair game. Fino ad arrivare, tra le altre, a Jessica Chastain e Cate Blanchett, l’una nel film 1981: Indagine a New York l’altra in Hanna.

Insomma, quello che vogliamo dire è che lo stile armaniano seppur lineare permette a chi lo indossa di distinguersi senza artifici, lasciando però spazio anche alla personalità (vera o fittizia) di chi lo porta di emergere attraverso le pieghe impeccabili degli abiti. Quindi Giorgio Armani oltre a vestire le star e/o i loro personaggi (criminali, eroine non importa) cosa ha fatto con e per il cinema? Ha insegnato a Hollywood che l’eleganza non è solo apparenza, ma è piuttosto un tratto caratteriale. Una presenza scenica che lega stile e narrazione, che garantisce un matrimonio duraturo tra moda e macchina da presa.

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