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21 Giugno 2020

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Quante stelle meritano le tracce di “Gemelli”, il nuovo progetto di Ernia?

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21 Giugno 2020

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Quante stelle meritano le tracce di “Gemelli”, il nuovo progetto di Ernia?

Una corretta trattazione dell’ultimo album di Ernia può essere svolta soltanto prendendo in considerazione il tema del doppio: concezione spesso ricorrente all’interno della letteratura europea. Basti pensare a “Lo strano caso di Dr.Jekyll e Mr.Hide” oppure a “Il ritratto di Dorian Grey”.

Essere artista e uomo significa lottare contro i propri demoni e insegnare al proprio pubblico come sconfiggerli, in modo da rappresentare un punto di riferimento per qualsiasi spettatore riesca a immedesimarsi nello storytelling.

Un continuo vacillare tra un’anima da rapper e una da cantautore, come l’uomo in bilico tra l’incarnare il male o il bene oppure una passione o l’altra... intorno a questa ruota di pensiero è costruito il messaggio di “Gemelli”.

Due personalità diverse, ma allo stesso tempo affini. Universi paralleli che sembrano a volte combacianti e, in altre occasioni, diametralmente opposti.

Ernia

Partendo dalla traccia di apertura, “Vivo”, si nota già a primo impatto un’esigenza comunicativa che conduce l’artista a chiudere un brano a 5 stelle: un esordio brillante, che conferma il desiderio di affermazione nell’Olimpo dell’hip-hop italiano da parte del rapper milanese.

Se da un lato, tuttavia, l’animo dell’autore appare vivo e luminescente, dall’altro lato della luna si identifica un volto morto dentro, bruciato dai ricordi e da una vita infelice, che porta a cadere in un circolo vizioso dal quale è impossibile venirne a capo. Questa la chiave di lettura per il brano “Morto Dentro”, che vede una magistrale produzione di Sick Luke, tipicamente elettronica, che ben si sposa con le influenze musicali di Ernia.

“Cigni” e “U2”: parallelismi che si incontrano all’interno dello stesso album. Due prodotti magistralmente calibrati riflettenti le sonorità che rientrano maggiormente nelle corde dell’artista il quale, anche in questo caso, riesce a proporre un ascolto a cinque stelle.

Passando in rassegna i featuring, invece, impossibile non concedere almeno un ascolto a “Puro Sinaloa”, brano in collaborazione con Tedua, Rkomi e Lazza. Si tratta di un remix di "Puro Bogota" dei Club Dogo, edito nel 2007. Street rap, barre e incastri che suonano lontani ma allo stesso tempo non così distanti dalle strofe rappate dalla Dogo Gang tredici anni fa: una generazione cresciuta con il mito di Gué, Jake, Marra e Don Joe, che funge da ponte tra il periodo attuale e l’epoca in cui il rap non era mainstream e stava ancora prendendo forma. 4 stelle e mezza soltanto per il fatto che la copia non supera mai l’originale, e ovviamente per il grandissimo coraggio dimostrato dagli artisti nel rappare su un beat di questa portata.

4 stelle per le collaborazioni con Madame, Shiva e Luchè: tre brani mixati grazie ai campionamenti di diversi ricordi del passato, come la nota “Mary” dei Gemelli Diversi. Si può affermare che all’interno di esse nessun artista sfiguri sulla base e ognuno di loro offra un’interpretazione corretta del brano, rispecchiando alti standard di narrazione e scrittura.

Punteggio pieno, invece, per “Non me ne frega un cazzo” insieme a Fabri Fibra. Riprendendo il ritornello della hit “Bugiardo” del rapper di Senigallia, il risultato finale è una ballata street che quasi mette nostalgia agli amanti dell’hardcore rap tipico degli inizi degli anni 10 relativi al nuovo millennio.

In conclusione, i 12 segmenti che percorrono la linea dell’intero disco meritano una valutazione non inferiore alle 4 stelle. Un progetto che, come specificato dallo stesso cantante tramite il suo profilo Instagram, è stato scritto con la sicurezza di un professionista e la freddezza di un campione. Una lucidità intellettuale che si riconferma dopo che “68” ha raggiunto le 50mila unità vendute diventando, pertanto, disco di platino. Uno spessore musicale e culturale che tutti i veri fans si aspettavano, ma che nessuno deve mai dare per scontato.

Concludendo, il lavoro svolto è sicuramente da valutare tra le 4 stelle e mezzo e le 5. Ernia, ora più che mai, ha fatto all in grazie a un elaborato artistico che, ad oggi, deve entrare di diritto nei 3 progetti migliori del 2020.

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