Pochi trend sono riusciti ad imporsi all’interno dello sconfinato universo dell’abbigliamento “globalizzato” nella misura in cui l’iconico New York Yankees Baseball Cap riuscì a partire dalla fine dello scorso secolo.

Prima di parlare di come effettivamente l’accessorio sportivo sia riuscito a diventare un vero e proprio punto di riferimento per una consistente fetta di popolazione mondiale di appassionati e non, è necessario aprire una piccola parentesi sulla concreta nascita del NY “Insigna” applicato sul lato frontale del cappellino.

La prima forma di “interlock”, ossia l’incastro tra la lettera N e la lettera Y protagoniste del noto simbolo, sarebbe infatti una produzione realizzata da Louis C. Tiffany (il figlio del fondatore dell’omonimo marchio Charles Lewis Tiffany) nel lontano 1877 che, commissionata dall’ufficiale di polizia nonchè co-proprietario del NYPD baseball team, aveva come scopo quello di omaggiare la morte di un agente newyorkese attraverso la rappresentazione dell’unione tra la città statunitense ed il proprio Police Department.

Con il passare del tempo e l’intensificazione del turismo europeo, il simbolo della squadra di baseball fortemente legata alla propria città cominciò a diventare uno dei principali “souvenir” oggetto di importazione: fenomeno grazie al quale le due lettere incrociate riuscirono ad alimentare sempre più la propria popolarità, specialmente fuori casa.

L’esplosione definitiva si ha però soltanto nel momento in cui l’accessorio inizia a comparire sui capi delle più popolari celebrità del momento, compreso il simbolo rap newyorkese per eccellenza: Jay-Z.



Dalla fine degli anni 90 in poi, lo Yankee Baseball Cap diventa un vero e proprio status symbol indossato da celebrità del calibro di Bill ed Hilary Clinton, Orlando Bloom, Daniel Radcliffe, Spike Lee, Justin Bieber e tantissimi altri, grazie a molti dei quali, nel 2018, riuscirà a raggiungere il Gucci Runway Show guidato da un eccellente Alessandro Michele.