Dapper Dan e Billie Eilish: Il parallelismo del custom world
STYLE
10 Ottobre 2019
Articolo di
RedazioneDapper Dan e Billie Eilish: Il parallelismo del custom world
Le radici più profonde del custom world affondano le proprie intime fibre nel contesto sociale statunitense degli anni ’80: il razzismo era ancora da considerarsi una pratica più che diffusa, e le conseguenze finivano molto spesso per ripercuotersi anche sul mondo della moda, partendo dalla filiera produttiva fino ad arrivare all’ultimo cerchio della vendita al dettaglio.
Il primo affronto alla difficile realtà viene operato da un giovane ragazzo di nome Dapper che, nel 1982, apre il suo primo negozio locato nel quartiere newyorkese di Harlem, all’interno del quale si dedica alla vendita di abiti contraffatti ispirati alle produzioni delle più famigerate maison europee, che si rifiutavano di rifornire un punto vendita gestito da un afroamericano.
Partendo dalla abituale clientela di quartiere, per arrivare a realizzare capi personalizzati per star dello sport e della musica come Rakim, Mike Tyson e Floyd Mayweather, il self made artist riesce egregiamente nell’intento di crearsi il proprio spazio all’interno del fashion System.
Nel 2017, è proprio il direttore creativo Gucci Alessandro Michele a riprendere un design firmato Dapper Dan indossato in precedenza da Diane Dixon: episodio che scatenerà numerose polemiche e spingerà il marchio italiano ad ingaggiare definitivamente lo stilista di strada come proprio consulente.
L’eredità artistica che Dan ha portato avanti nel corso degli anni è stata ripresa su larga scala dai fedelissimi customer della giovane Billie Eilish, che hanno saputo cogliere al balzo l’occasione di riportare in chiave moderna il duro lavoro che Dapper ha operato nel corso della sua vita.
Molto spesso definiti come fake, ma meglio riconoscibili come originali espressioni artistiche, i custom indossati dalla cantante statunitense hanno in poco tempo raggiunto una portata senza precedenti, contribuendo ad accrescere la meritata fama dei creativi che dedicano ore ed ore della propria vita allo studio e alla realizzazione di pezzi in grado di ispirare le principali linee dei più noti marchi high-end fashion a livello mondiale.
Il primo affronto alla difficile realtà viene operato da un giovane ragazzo di nome Dapper che, nel 1982, apre il suo primo negozio locato nel quartiere newyorkese di Harlem, all’interno del quale si dedica alla vendita di abiti contraffatti ispirati alle produzioni delle più famigerate maison europee, che si rifiutavano di rifornire un punto vendita gestito da un afroamericano.
Partendo dalla abituale clientela di quartiere, per arrivare a realizzare capi personalizzati per star dello sport e della musica come Rakim, Mike Tyson e Floyd Mayweather, il self made artist riesce egregiamente nell’intento di crearsi il proprio spazio all’interno del fashion System.
Nel 2017, è proprio il direttore creativo Gucci Alessandro Michele a riprendere un design firmato Dapper Dan indossato in precedenza da Diane Dixon: episodio che scatenerà numerose polemiche e spingerà il marchio italiano ad ingaggiare definitivamente lo stilista di strada come proprio consulente.
L’eredità artistica che Dan ha portato avanti nel corso degli anni è stata ripresa su larga scala dai fedelissimi customer della giovane Billie Eilish, che hanno saputo cogliere al balzo l’occasione di riportare in chiave moderna il duro lavoro che Dapper ha operato nel corso della sua vita.
Molto spesso definiti come fake, ma meglio riconoscibili come originali espressioni artistiche, i custom indossati dalla cantante statunitense hanno in poco tempo raggiunto una portata senza precedenti, contribuendo ad accrescere la meritata fama dei creativi che dedicano ore ed ore della propria vita allo studio e alla realizzazione di pezzi in grado di ispirare le principali linee dei più noti marchi high-end fashion a livello mondiale.
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