Cosa si nasconde dietro la storia del Denim?
STYLE
6 Ottobre 2019
Articolo di
RedazioneCosa si nasconde dietro la storia del Denim?
Vi siete mai veramente chiesti come abbia fatto un semplice capo d’abbigliamento ad arrivare a costituire un vero e proprio pezzo di storia in grado di accompagnare alcuni tra gli eventi più importanti di quel lungo cammino che l’umanità ha intrapreso, tra catastrofi irreparabili ed epocali trionfi, a partire dal XV sec.?
In caso la risposta sia negativa, vi invitiamo ad approfondire l’argomento attraverso la lettura di questo breve editoriale.
E’ proprio nel XV° secolo che affonda le proprie radici la storia del “Denim”, più precisamente nella città francese di Nîmes e nell’italianissima Genova, dove si producevano i primi filati derivanti dall’intreccio di fustagno color blu di notevole robustezza.
E’ inoltre da questi piccoli accenni iniziali che possiamo già evincere l’origine etimologica della parola “denim”, nonché traduzione in lingua francese di “proveniente dalla città di Nîmes”: ipotesi che appoggia contemporaneamente quella di una probabile traduzione inglese di “Blue Jeans” come “Blu di Genova” .
Con l’avvento poi dell’utilizzo di cotone su larga scala, l’intrecciato ha sostituito al fustagno una commistione di lino e cotone, che ha gettato le basi, soprattutto grazie al lavoro dell’azienda San Francisco based fondata da Levi Strauss, per la moderna concezione del prodotto.
Dal momento della sua diffusione nel 1873, il Blue Jeans ha iniziato ad essere indossato nel far west statunitense per la confezione di pantaloni e robuste giacche, per poi diventare parte integrante del guardaroba delle più famose star Holliwoodiane per via del suo animo grezzo, controverso ed incredibilmente estemporaneo.
Importantissimo è inoltre sapere che il punto di lavorazione cruciale in grado di conferire al semplice intreccio di cotone e lino color bluil tocco di volontaria usura necessario per la resa finale si riconosce nel noto “Stone Wash”.
Con tale termine si usa indicare quel particolare tipo di lavaggio a cui il capo viene sottoposto, all’interno del quale circa 60kg di pietre accompagnano e strofinano in continuazione il tessuto, in modo da conferirgli un’aura vissuta fortemente caratterizzante.
Purtroppo è al tempo stesso necessario ricordare al pubblico che la produzione di jeans è una delle più sottovalutate per quanto riguarda l’impatto ambientale che può determinare: per trasformare una partita di semplice tessuto in vero e proprio “Denim” è necessaria una quantità d’acqua pari alla quantità richiesta per coprire il fabbisogno idrico di ben 100 giorni di una persona media residente in un paese occidentale.
Riusciremo mai a farne davvero a meno?
In caso la risposta sia negativa, vi invitiamo ad approfondire l’argomento attraverso la lettura di questo breve editoriale.
E’ proprio nel XV° secolo che affonda le proprie radici la storia del “Denim”, più precisamente nella città francese di Nîmes e nell’italianissima Genova, dove si producevano i primi filati derivanti dall’intreccio di fustagno color blu di notevole robustezza.
E’ inoltre da questi piccoli accenni iniziali che possiamo già evincere l’origine etimologica della parola “denim”, nonché traduzione in lingua francese di “proveniente dalla città di Nîmes”: ipotesi che appoggia contemporaneamente quella di una probabile traduzione inglese di “Blue Jeans” come “Blu di Genova” .
Con l’avvento poi dell’utilizzo di cotone su larga scala, l’intrecciato ha sostituito al fustagno una commistione di lino e cotone, che ha gettato le basi, soprattutto grazie al lavoro dell’azienda San Francisco based fondata da Levi Strauss, per la moderna concezione del prodotto.
Dal momento della sua diffusione nel 1873, il Blue Jeans ha iniziato ad essere indossato nel far west statunitense per la confezione di pantaloni e robuste giacche, per poi diventare parte integrante del guardaroba delle più famose star Holliwoodiane per via del suo animo grezzo, controverso ed incredibilmente estemporaneo.
Importantissimo è inoltre sapere che il punto di lavorazione cruciale in grado di conferire al semplice intreccio di cotone e lino color bluil tocco di volontaria usura necessario per la resa finale si riconosce nel noto “Stone Wash”.
Con tale termine si usa indicare quel particolare tipo di lavaggio a cui il capo viene sottoposto, all’interno del quale circa 60kg di pietre accompagnano e strofinano in continuazione il tessuto, in modo da conferirgli un’aura vissuta fortemente caratterizzante.
Purtroppo è al tempo stesso necessario ricordare al pubblico che la produzione di jeans è una delle più sottovalutate per quanto riguarda l’impatto ambientale che può determinare: per trasformare una partita di semplice tessuto in vero e proprio “Denim” è necessaria una quantità d’acqua pari alla quantità richiesta per coprire il fabbisogno idrico di ben 100 giorni di una persona media residente in un paese occidentale.
Riusciremo mai a farne davvero a meno?
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