Come nasce C.P. Company e quali sono le sue caratteristiche principali
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17 Novembre 2019
Articolo di
RedazioneCome nasce C.P. Company e quali sono le sue caratteristiche principali
Correva l’anno 1978 e intorno a marchi sportivi consolidati come adidas e Puma prendeva sempre più coscienza negli uomini del settore la necessità di sperimentare e trovare forme innovative, che fossero frutto delle nuove scoperte fatte in ambito tessile, del marketing e del nuovo gusto sviluppatosi tra i consumatori.
I colossi inglesi dell'abbigliamento Chester Barry e Fred Perry iniziarono simultaneamente un’azione legale per l’uso del loro nominativo contro il designer bolognese Massimo Osti, che aveva da poco fondato il brand "Chester Perry", costringendolo pertanto a cambiare il nome del suo marchio: nacque così C.P. Company.
Questo nome, più sintetico e maturo, inaugurò uno dei momenti creativi più esplosivi e più influenti nella storia della moda italiana, e trasformò rapidamente un possibile fallimento in un progetto che venne immediatamente considerato da artisti e intellettuali italiani come innovativo, tecnologico e con un gran futuro davanti; non si sbagliarono!
Le fasi storiche del marchio made in Bologna passano principalmente da produzioni e da “scoperte” che sancirono dei veri e propri punti di svolta per l’intero settore apparel italiano, e che diedero un’importante impronta al marchio anche in vista delle successive collezioni; noi di SOLDOUTSERVICE abbiamo provato a capire quali sono stati i punti di forza che hanno consentito a C.P. Company di affermarsi, e provato soprattutto a mettere in evidenza quali sono i legami tra passato, presente e futuro del brand, cercando di consigliarvi i migliori pezzi della Fall Winter 19/20 presenti online.
La tintura in capo è la denominazione di un processo introdotto da Massimo Osti e dai suoi collaboratori per C.P. Company all’inizio degli anni ’70. Attraverso questa tecnica l’indumento viene tinto solo nella fase finale del processo di produzione, successivamente alla finitura completa, attraverso una tecnica che si differenzia dal metodo convenzionale di colorazione a partire da "tessuti già tinti". Tale processo, che appare quasi alchemico a coloro che vi assistono per la prima volta, produce una profondità e un’intensità cromatiche impossibili da ottenere con tessuti pre-tinti, in modo tale da valorizzare le caratteristiche del tessuto. Tali procedimenti vengono rivisitati per questo inverno nella Eclipse Jacket, proposta in due varianti, una verde e una viola, create utilizzando come base un substrato in poliestere fluorescente ad alta visibilità, il quale viene arricchito da una colorazione supplementare che crea un gioco di luci e ombre in grado di far risaltare tutta la tecnicità e la praticità del capo.
Nel 1987, Massimo Osti, prendendo spunto dagli equipaggiamenti dell’esercito nipponico della Seconda Guerra Mondiale, riuscì a creare quello che ad oggi è uno dei principali tratti somatici che caratterizzano C.P. Company: il ritrovamento di un cappuccio protettivo indossato dalle forze di difesa civile giapponese, simile ad un passamontagna con chiusura anteriore e due lenti all'altezza degli occhi, gli suggerì l’idea di produrre una giacca con delle lenti cucite e integrate nel tessuto, successivamente collocate proprio nel cappuccio. Le continue e costanti ricerche hanno consentito al brand di sviluppare varie tecnologie e di applicarle contemporaneamente allo stesso prodotto: è il caso dell'ennesima variante proposta dell'iconica Goggle Jacket, simpatico nome derivante dalle caratteristiche lenti. Prende dunque vita una giacca dalle mille sfaccettature e dalle mille sofisticate elaborazioni, una variante che può sostituire la classica borsa a tracolla grazie alla presenza di tasche posteriori e anteriori; il tutto viene completato dalla classica tinta in capo, ad evidenziare la costruzione 3D del corpo e un sistema antigoccia e antivento, che rendono la giacca un must-have per questo inverno.
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Nel 1986 C.P. Company avviò una ricerca per donare alla lana caratteristiche impermeabili e antivento, conservandone peculiarità essenziali come la traspirabilità: ispirati dal tradizionale abbigliamento sportivo inglese, vennero sviluppati dunque tessuti in grado di conferire nuove proprietà tecniche a tali materiali nobili, consentendo, attraverso il rivestimento e l’unione con elementi grezzi e naturali, di impiegarli in modo nuovo nel settore sportivo. Questi nuovi processi lasciarono inalterate le qualità naturali dei filati, garantendo ai materiali, di solito piuttosto delicati, una maggiore resistenza all’atmosfera e rendendoli indeformabili con l’utilizzo. Queste importanti e nuove applicazioni, con il passare degli anni, vennero pensate principalmente per elementi outdoor, per esperienze estreme e per le più imprevedibili condizioni atmosferiche; da qui la decisione di trasferire le tecnologie delle giacche anche a zaini e accessori da tutti i giorni, come cappelli, cinture e borse. Prendono vita nella nuova collezione tre elementi da non farsi sfuggire: una borsa in nylon tinto in capo, che conferisce impermeabilità, uno zaino compatto realizzato con il medesimo procedimento e infine un passamontagna lavorato a maglia dotato dell’aggiunta degli iconici Goggle per offrire copertura e protezione del viso.
Nel 1971 Massimo Osti fondò il brand Chester Perry, e facendo riferimento alle sue esperienze di graphic designer, creò immediatamente per la sua azienda uno stile di comunicazione peculiare: la macchina giocattolo, i poster con grafica pop e altri accessori da offrire in omaggio ai negozianti.
Per la stampa di T-Shirts, giacche e pantaloncini, Massimo propose metodi fino ad allora adottati quasi esclusivamente per la carta: faceva dunque un uso abbondante del fotocopiatore, della stampa serigrafica piazzata e della quadricromia. L’evoluzione dei processi di stampa e le nuove tecnologie sviluppate in questo ultimo trentennio hanno consentito a C.P. Company di riproporre costantemente nuove stampe caratterizzanti, dal look molto minimalista; ma attenzione, non sono da banalizzare, poichè qualità e resistenza attraverso cui vengono realizzate sono tra le migliori e l’estetica è di quelle instancabili, da proporre quotidianamente nei più svariati outfits. Senza ombra di dubbio sono da prendere in considerazione le Hoodie e le Crewneck che mostrano sulla parte frontale l’originale orsetto proposto da Osti, oppure il branding ripetuto. Per questa collezione sono state realizzate delle linee dal design camo che sfoggiano uno stile innovativo su un materiale come il pile, che viene elaborato al laser, a testimonianza dei progressi fatti e dell’incessante avanzare delle tecniche d’avanguardia.
C.P. Company per questo autunno/inverno ci propone dei capi che competono per entrare in archivio, un archivio che come abbiamo visto è ricco di storia, di influenze e di tecnologie, le quali consentono a brand come lo stesso C.P. e il fratello Stone Island, di sviluppare una filosofia di luxury-techwear sempre più elaborata e di conseguenza sempre più presente nei nostri armadi.
Visita il sito ufficiale C.P. Company per scoprire l'intera collezione.
I colossi inglesi dell'abbigliamento Chester Barry e Fred Perry iniziarono simultaneamente un’azione legale per l’uso del loro nominativo contro il designer bolognese Massimo Osti, che aveva da poco fondato il brand "Chester Perry", costringendolo pertanto a cambiare il nome del suo marchio: nacque così C.P. Company.
Questo nome, più sintetico e maturo, inaugurò uno dei momenti creativi più esplosivi e più influenti nella storia della moda italiana, e trasformò rapidamente un possibile fallimento in un progetto che venne immediatamente considerato da artisti e intellettuali italiani come innovativo, tecnologico e con un gran futuro davanti; non si sbagliarono!
Le fasi storiche del marchio made in Bologna passano principalmente da produzioni e da “scoperte” che sancirono dei veri e propri punti di svolta per l’intero settore apparel italiano, e che diedero un’importante impronta al marchio anche in vista delle successive collezioni; noi di SOLDOUTSERVICE abbiamo provato a capire quali sono stati i punti di forza che hanno consentito a C.P. Company di affermarsi, e provato soprattutto a mettere in evidenza quali sono i legami tra passato, presente e futuro del brand, cercando di consigliarvi i migliori pezzi della Fall Winter 19/20 presenti online.
1. PROCESSI DI TINTURA: ECLIPSE JACKET
La tintura in capo è la denominazione di un processo introdotto da Massimo Osti e dai suoi collaboratori per C.P. Company all’inizio degli anni ’70. Attraverso questa tecnica l’indumento viene tinto solo nella fase finale del processo di produzione, successivamente alla finitura completa, attraverso una tecnica che si differenzia dal metodo convenzionale di colorazione a partire da "tessuti già tinti". Tale processo, che appare quasi alchemico a coloro che vi assistono per la prima volta, produce una profondità e un’intensità cromatiche impossibili da ottenere con tessuti pre-tinti, in modo tale da valorizzare le caratteristiche del tessuto. Tali procedimenti vengono rivisitati per questo inverno nella Eclipse Jacket, proposta in due varianti, una verde e una viola, create utilizzando come base un substrato in poliestere fluorescente ad alta visibilità, il quale viene arricchito da una colorazione supplementare che crea un gioco di luci e ombre in grado di far risaltare tutta la tecnicità e la praticità del capo.
2. GOGGLE ITEM: MBS SPECIAL DYED EXPLORER GOGGLE JACKET
Nel 1987, Massimo Osti, prendendo spunto dagli equipaggiamenti dell’esercito nipponico della Seconda Guerra Mondiale, riuscì a creare quello che ad oggi è uno dei principali tratti somatici che caratterizzano C.P. Company: il ritrovamento di un cappuccio protettivo indossato dalle forze di difesa civile giapponese, simile ad un passamontagna con chiusura anteriore e due lenti all'altezza degli occhi, gli suggerì l’idea di produrre una giacca con delle lenti cucite e integrate nel tessuto, successivamente collocate proprio nel cappuccio. Le continue e costanti ricerche hanno consentito al brand di sviluppare varie tecnologie e di applicarle contemporaneamente allo stesso prodotto: è il caso dell'ennesima variante proposta dell'iconica Goggle Jacket, simpatico nome derivante dalle caratteristiche lenti. Prende dunque vita una giacca dalle mille sfaccettature e dalle mille sofisticate elaborazioni, una variante che può sostituire la classica borsa a tracolla grazie alla presenza di tasche posteriori e anteriori; il tutto viene completato dalla classica tinta in capo, ad evidenziare la costruzione 3D del corpo e un sistema antigoccia e antivento, che rendono la giacca un must-have per questo inverno.
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3. MATERIALS: L’IMPORTANZA DELL’ACCESSORIO
Nel 1986 C.P. Company avviò una ricerca per donare alla lana caratteristiche impermeabili e antivento, conservandone peculiarità essenziali come la traspirabilità: ispirati dal tradizionale abbigliamento sportivo inglese, vennero sviluppati dunque tessuti in grado di conferire nuove proprietà tecniche a tali materiali nobili, consentendo, attraverso il rivestimento e l’unione con elementi grezzi e naturali, di impiegarli in modo nuovo nel settore sportivo. Questi nuovi processi lasciarono inalterate le qualità naturali dei filati, garantendo ai materiali, di solito piuttosto delicati, una maggiore resistenza all’atmosfera e rendendoli indeformabili con l’utilizzo. Queste importanti e nuove applicazioni, con il passare degli anni, vennero pensate principalmente per elementi outdoor, per esperienze estreme e per le più imprevedibili condizioni atmosferiche; da qui la decisione di trasferire le tecnologie delle giacche anche a zaini e accessori da tutti i giorni, come cappelli, cinture e borse. Prendono vita nella nuova collezione tre elementi da non farsi sfuggire: una borsa in nylon tinto in capo, che conferisce impermeabilità, uno zaino compatto realizzato con il medesimo procedimento e infine un passamontagna lavorato a maglia dotato dell’aggiunta degli iconici Goggle per offrire copertura e protezione del viso.
4. GRAPHICS: LE STAMPE COME PUNTO DI PARTENZA
Nel 1971 Massimo Osti fondò il brand Chester Perry, e facendo riferimento alle sue esperienze di graphic designer, creò immediatamente per la sua azienda uno stile di comunicazione peculiare: la macchina giocattolo, i poster con grafica pop e altri accessori da offrire in omaggio ai negozianti.
Per la stampa di T-Shirts, giacche e pantaloncini, Massimo propose metodi fino ad allora adottati quasi esclusivamente per la carta: faceva dunque un uso abbondante del fotocopiatore, della stampa serigrafica piazzata e della quadricromia. L’evoluzione dei processi di stampa e le nuove tecnologie sviluppate in questo ultimo trentennio hanno consentito a C.P. Company di riproporre costantemente nuove stampe caratterizzanti, dal look molto minimalista; ma attenzione, non sono da banalizzare, poichè qualità e resistenza attraverso cui vengono realizzate sono tra le migliori e l’estetica è di quelle instancabili, da proporre quotidianamente nei più svariati outfits. Senza ombra di dubbio sono da prendere in considerazione le Hoodie e le Crewneck che mostrano sulla parte frontale l’originale orsetto proposto da Osti, oppure il branding ripetuto. Per questa collezione sono state realizzate delle linee dal design camo che sfoggiano uno stile innovativo su un materiale come il pile, che viene elaborato al laser, a testimonianza dei progressi fatti e dell’incessante avanzare delle tecniche d’avanguardia.
C.P. Company per questo autunno/inverno ci propone dei capi che competono per entrare in archivio, un archivio che come abbiamo visto è ricco di storia, di influenze e di tecnologie, le quali consentono a brand come lo stesso C.P. e il fratello Stone Island, di sviluppare una filosofia di luxury-techwear sempre più elaborata e di conseguenza sempre più presente nei nostri armadi.
Visita il sito ufficiale C.P. Company per scoprire l'intera collezione.
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