Che cos’è il vintage?
STYLE
2 Novembre 2019
Articolo di
RedazioneChe cos’è il vintage?
Il mercato del vintage è in continua espansione ormai da anni, al punto che questo fenomeno è riuscito ad affermarsi come una vera e propria moda. Ma con la diffusione del fenomeno, aumentano anche i rischi di fare pessimi affari, se non di essere addirittura truffati! Analizziamo dunque insieme che cosa si intende per vintage e quali accorgimenti possiamo adottare per portarci a casa prodotti originali e di qualità.
Innanzitutto, che cosa significa “vintage”? Il termine deriva dal francese “vendenge”, a sua volta derivato dal latino “vindēmia”, vendemmia. Per traslazione, si rimanda al vino d’annata, quindi ad un prodotto di alta qualità, con una produzione abbastanza limitata e... “invecchiato bene”. Infatti, un capo, un complemento d’arredo o un’auto, per essere definiti vintage, devono avere almeno 20 anni.
Un’auto? Un complemento d’arredo? Esattamente! I vintagisti sanno bene che questo mondo non si limita al settore della moda, ma comprende arredamento, musica, libri, macchine fotografiche, auto, moto, giocattoli, gioielleria e oggettistica in generale. Solo la nonna non può considerarsi vintage!
Certamente, non basta acquistare una semplice t-shirt bianca e riesumarla dopo 20 anni, per dire di avere un pezzo vintage, ma occorre fare distinzioni e selezioni.
Anche una maglietta fast-fashion, nel 2050, potrà essere definita vintage, ma il punto è questo: tale capo resisterà intatto o in buono stato fino a quel momento? E di cosa stiamo parlando? Di una banale t-shirt, di cui il mercato abbonda. Ciò non significa nemmeno che solo i capi griffati possono essere considerati vintage: bisogna concentrarsi sul tipo di modello, sulla qualità dei materiali ed infine sull’eventuale griffe o marchio.
Rimandando al concetto di “vino invecchiato bene”, il nostro capo d’abbigliamento, come il nostro servizio di porcellana, dovrà essere stato realizzato con materiali di qualità, dovrà riportare le lavorazioni, gli stili dell’epoca in cui è stato prodotto e dovrà essere in buono stato di conservazione: di una giacca Gianni Versace mangiata dalle tarme, macchiata d’olio, ridotta a cencio possiamo al massimo conservare l’etichetta per ricordo, non si tratta assolutamente di un affare!
Inoltre, l’oggetto in questione, qualunque esso sia, dovrà essere iconico del suo tempo. Pensiamo ai pantaloni a zampa: sono uno dei simboli più riconoscibili degli anni della rivoluzione hippy, resi ancora più popolari dalla cantante Cher. Per non parlare dell’intramontabile chiodo in pelle, protagonista indiscusso di ogni stagione della moda.
Se si vuole esplorare questo mondo ed eventualmente acquistare, occorre quindi un minimo di documentazione, di conoscenza storica, altrimenti si rischia di incorrere in “fregature” o truffe. Questo non deve spaventare: non è difficile trovare notizie in rete, blog specializzati. Inoltre esistono molti siti e applicazioni certificati con i quali si ha la garanzia di acquistare capi davvero vintage. Ma il bello, per molti, è proprio spulciare nelle fiere e nei mercatini, chiacchierare con i venditori, toccare e provare i capi e trovare il pezzo unico, la rarità! Anche in questo caso, con un po’ di conoscenza pregressa e, magari, con uno smartphone a portata di mano che ci permetta di verificare alcune informazioni, è possibile concludere affari sicuri.
Infine, il vintage può essere (e in molti casi lo è) “second-hand”, altro termine che si sente menzionare spesso negli ultimi tempi. Second-hand, significa “seconda mano”, “usato”. Un capo vintage può appartenere a vecchie collezioni rimaste invendute o provenire dall’armadio di qualcuno che non lo usa più.
A volte è facile fare confusione, ma per semplificare le cose vi basti pensare, un po’ romanticamente, che un capo second- hand è stato indossato da qualcuno e dunque ha una storia, se questa storia dura da più di vent’anni, allora è anche vintage!
Innanzitutto, che cosa significa “vintage”? Il termine deriva dal francese “vendenge”, a sua volta derivato dal latino “vindēmia”, vendemmia. Per traslazione, si rimanda al vino d’annata, quindi ad un prodotto di alta qualità, con una produzione abbastanza limitata e... “invecchiato bene”. Infatti, un capo, un complemento d’arredo o un’auto, per essere definiti vintage, devono avere almeno 20 anni.
Un’auto? Un complemento d’arredo? Esattamente! I vintagisti sanno bene che questo mondo non si limita al settore della moda, ma comprende arredamento, musica, libri, macchine fotografiche, auto, moto, giocattoli, gioielleria e oggettistica in generale. Solo la nonna non può considerarsi vintage!
Certamente, non basta acquistare una semplice t-shirt bianca e riesumarla dopo 20 anni, per dire di avere un pezzo vintage, ma occorre fare distinzioni e selezioni.
Anche una maglietta fast-fashion, nel 2050, potrà essere definita vintage, ma il punto è questo: tale capo resisterà intatto o in buono stato fino a quel momento? E di cosa stiamo parlando? Di una banale t-shirt, di cui il mercato abbonda. Ciò non significa nemmeno che solo i capi griffati possono essere considerati vintage: bisogna concentrarsi sul tipo di modello, sulla qualità dei materiali ed infine sull’eventuale griffe o marchio.
Rimandando al concetto di “vino invecchiato bene”, il nostro capo d’abbigliamento, come il nostro servizio di porcellana, dovrà essere stato realizzato con materiali di qualità, dovrà riportare le lavorazioni, gli stili dell’epoca in cui è stato prodotto e dovrà essere in buono stato di conservazione: di una giacca Gianni Versace mangiata dalle tarme, macchiata d’olio, ridotta a cencio possiamo al massimo conservare l’etichetta per ricordo, non si tratta assolutamente di un affare!
Inoltre, l’oggetto in questione, qualunque esso sia, dovrà essere iconico del suo tempo. Pensiamo ai pantaloni a zampa: sono uno dei simboli più riconoscibili degli anni della rivoluzione hippy, resi ancora più popolari dalla cantante Cher. Per non parlare dell’intramontabile chiodo in pelle, protagonista indiscusso di ogni stagione della moda.
Se si vuole esplorare questo mondo ed eventualmente acquistare, occorre quindi un minimo di documentazione, di conoscenza storica, altrimenti si rischia di incorrere in “fregature” o truffe. Questo non deve spaventare: non è difficile trovare notizie in rete, blog specializzati. Inoltre esistono molti siti e applicazioni certificati con i quali si ha la garanzia di acquistare capi davvero vintage. Ma il bello, per molti, è proprio spulciare nelle fiere e nei mercatini, chiacchierare con i venditori, toccare e provare i capi e trovare il pezzo unico, la rarità! Anche in questo caso, con un po’ di conoscenza pregressa e, magari, con uno smartphone a portata di mano che ci permetta di verificare alcune informazioni, è possibile concludere affari sicuri.
Infine, il vintage può essere (e in molti casi lo è) “second-hand”, altro termine che si sente menzionare spesso negli ultimi tempi. Second-hand, significa “seconda mano”, “usato”. Un capo vintage può appartenere a vecchie collezioni rimaste invendute o provenire dall’armadio di qualcuno che non lo usa più.
A volte è facile fare confusione, ma per semplificare le cose vi basti pensare, un po’ romanticamente, che un capo second- hand è stato indossato da qualcuno e dunque ha una storia, se questa storia dura da più di vent’anni, allora è anche vintage!
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