Achille Lauro versione “1990”: Il disco merita 1 o 5 stelle?
SOUND
25 Luglio 2020
Articolo di
Tommaso MilaninoAchille Lauro versione “1990”: Il disco merita 1 o 5 stelle?
In un contesto dove l’auto-celebrazione e la massima libertà di espressione artistica fungono da architrave per una struttura musicale innovativa e, a tratti, controversa, Achille Lauro regala al suo pubblico un progetto ambizioso e, senza dubbio, rilevante all’interno del mercato discografico attuale.
L’artista romano, tuttavia, non mira soltanto a fidelizzare la fan base che ha costruito, già ben attaccata al suo personaggio, ma anche a conquistare una nuova fetta di audience non avvezza alle sonorità trap; infatti, considerando l’intero percorso che ha visto Achille maturare a livello artistico, il disco può essere ritenuto un grande azzardo ma, allo stesso tempo, un esperimento ben riuscito.
Un quadro ispirato direttamente agli anni '90 del secolo scorso, al quale fa da sfondo una perfetta fusione tra generi che include il cyber punk, la trap, lo street rap, la dance e il pop vecchia scuola.
7 hit mondiali costituiscono la cornice che meglio va a delineare l’immaginario dell’album, re-interpretate in chiave moderna anche grazie all’apporto di featuring di spessore che, in vari modi, hanno contribuito a dare una nuova dimensione alle canzoni talmente iconiche da segnare un’era.
Partendo da "Scat Men", realizzata insieme a Ghali e Gemitaiz, il risultato complessivo è un’interessante commistione di sound a metà tra l’esotico e il moderno: almeno 4 stelle di diritto per una delle collaborazioni più curiose dell’anno.
Altrettanto avvincente il featuring con Annalisa in un remake di “Sweet Dreams” per una traccia a 5 stelle dipinta in un background pop e trap, grazie all’aggiunta di un autotune ben utilizzato.
Infine, per quanto concerne i brani insieme a Capo Plaza e a Massimo Pericolo, possiamo sottolineare come i due rapper, prima della realizzazione del lavoro, potessero essere ritenuti alquanto distanti dalla musica anni novanta; pertanto, anche in questo caso, va evidenziata la lungimiranza di Achille Lauro che, tramite un arrangiamento musicale studiato e ben sostenuto dalle produzioni, è stato in grado di inserire due identità artistiche in un contesto che li facesse uscire dalla loro zona di comfort, invitando a superare ogni limite: per i fans del cantante romano, le tracce saranno valutate 4 stelle; anche gli haters, però, dovranno riconoscere almeno 3 stelle.
Una figura insolita, che è riuscita a scalare la piramide discografica e a creare il suo impero passo dopo passo, dalle partecipazioni al Festival di Sanremo fino alla firma in qualità di direttore creativo per Elektra Records.
Tra scalpore, critiche e incomprensioni, Achille Lauro è cresciuto e ha saputo adattarsi alle esigenze attuali di mercato il quale, bombardato da nuove uscite quotidianamente, richiede sempre più originalità, creatività, innovazione e una buona dose di follia.
In conclusione, possiamo affermare che il rapper di “Ragazzi Madre” e “1969” sia quasi diventato un’artista a 5 stelle.
L’artista romano, tuttavia, non mira soltanto a fidelizzare la fan base che ha costruito, già ben attaccata al suo personaggio, ma anche a conquistare una nuova fetta di audience non avvezza alle sonorità trap; infatti, considerando l’intero percorso che ha visto Achille maturare a livello artistico, il disco può essere ritenuto un grande azzardo ma, allo stesso tempo, un esperimento ben riuscito.
Un quadro ispirato direttamente agli anni '90 del secolo scorso, al quale fa da sfondo una perfetta fusione tra generi che include il cyber punk, la trap, lo street rap, la dance e il pop vecchia scuola.
7 hit mondiali costituiscono la cornice che meglio va a delineare l’immaginario dell’album, re-interpretate in chiave moderna anche grazie all’apporto di featuring di spessore che, in vari modi, hanno contribuito a dare una nuova dimensione alle canzoni talmente iconiche da segnare un’era.
Partendo da "Scat Men", realizzata insieme a Ghali e Gemitaiz, il risultato complessivo è un’interessante commistione di sound a metà tra l’esotico e il moderno: almeno 4 stelle di diritto per una delle collaborazioni più curiose dell’anno.
Altrettanto avvincente il featuring con Annalisa in un remake di “Sweet Dreams” per una traccia a 5 stelle dipinta in un background pop e trap, grazie all’aggiunta di un autotune ben utilizzato.
Infine, per quanto concerne i brani insieme a Capo Plaza e a Massimo Pericolo, possiamo sottolineare come i due rapper, prima della realizzazione del lavoro, potessero essere ritenuti alquanto distanti dalla musica anni novanta; pertanto, anche in questo caso, va evidenziata la lungimiranza di Achille Lauro che, tramite un arrangiamento musicale studiato e ben sostenuto dalle produzioni, è stato in grado di inserire due identità artistiche in un contesto che li facesse uscire dalla loro zona di comfort, invitando a superare ogni limite: per i fans del cantante romano, le tracce saranno valutate 4 stelle; anche gli haters, però, dovranno riconoscere almeno 3 stelle.
Una figura insolita, che è riuscita a scalare la piramide discografica e a creare il suo impero passo dopo passo, dalle partecipazioni al Festival di Sanremo fino alla firma in qualità di direttore creativo per Elektra Records.
Tra scalpore, critiche e incomprensioni, Achille Lauro è cresciuto e ha saputo adattarsi alle esigenze attuali di mercato il quale, bombardato da nuove uscite quotidianamente, richiede sempre più originalità, creatività, innovazione e una buona dose di follia.
In conclusione, possiamo affermare che il rapper di “Ragazzi Madre” e “1969” sia quasi diventato un’artista a 5 stelle.
advertising
advertising