Il ritorno dell’archivio è sinonimo del cortocircuito della moda?
STYLE
11 Novembre 2024
Articolo di
Camilla BordoniIl ritorno dell’archivio è sinonimo del cortocircuito della moda?
Chi da piccolo si immaginava che negli anni 2000 si sarebbero indossati look dall’estetica Star Wars/Dune sarà sicuramente rimasto deluso dall’odierno cortocircuito della moda. Silhouette cyberpunk, abiti futuristici, accessori estremamente user centered, ci dispiace ma restano ancora elementi più relegati ai costumi di scena di un film piuttosto che del vostro guardaroba. Certo, come sempre ci sono le dovute eccezioni ma parliamoci chiaro: vedere il comeback sulle scene metropolitane delle cuffiette con il filo non è così tanto di buon auspicio.
Dati gli ultimi sviluppi nel favoloso universo patinato, l’impressione degli addetti ai lavori e non è che il fashion system sia oggettivamente intrappolato in un gioco di specchi. Archivi, reminiscenze di stili e trend del passato rispuntano infatti nelle collezioni dei big brand, che dal canto loro reinterpretano i propri pezzi iconici pensando che se hanno funzionato una volta, potrebbero farlo di nuovo. Ma a questo punto una domanda viene spontanea: la moda non sta tradendo se stessa in questo modo? Il cambiamento, lo stupore e l’inaspettato non dovrebbero generare più hype del “già visto”? Forse il rischio del futuro non vale ancora la (probabile) sicurezza economica del passato…
La moda è diventata profondamente nostalgica
Chiariamo subito, ogni caso è a sé ed evidentemente un brand avrà pure i suoi motivi e strategie per lanciare in passerella capi che a volte sono addirittura la copia di quelli di archivio. Le ragioni d’altra parte possono essere molteplici: c’è chi le individua nella mancata fiducia nella creatività, chi nelle potenzialità commerciali, chi ancora pensa che il citazionismo sia la mossa più sicura in un’epoca dove i direttori creativi cadono come pedine o girano poltrone dopo pochi mesi di attività. Ad ogni modo e a livello generale la nostalgia può essere davvero canaglia oltre che un’arma a doppio taglio.
Se da una parte evoca un senso di comfort e familiarità, dall’altra può diventare un sintomo preoccupante di stallo creativo, sfavorendo conseguentemente la carica innovativa con formule ripetitive anche se con un abito vintage. Quindi, nonostante alcune eccezioni, perché il futuro del fashion sembra fermo in un loop? Se l’abbigliamento è da sempre l’altra faccia della società, è ora di avere il coraggio di chiederci se stiamo diventando tutti troppo conservatori. E forse a giudicare dai risultati sociali, la risposta non vi piacerà.
Ma restando nell’universo patinato, l’estetica Y2K, le cuffiette con il filo, i compact disc o la ritrovata mania dei telefoni a conchiglia sono tutti piccoli dettagli che forse confermano ed evidenziano questo voluto rifiuto di visione moderna. È infatti curioso e a tratti ironico notare come da un lato la moda stia correndo verso lo spazio e lo sviluppo di tools Ai, mentre dall’altro si scontri con il proprio pensiero critico ostinato a guardare indietro. Invero il vile denaro c’entra sempre e dopotutto le politiche economiche e i mercati non possono essere ridimensionati da un giorno all’altro.
L’archivio è il bene rifugio della moda
Il ritorno al passato? Non è solo un vezzo ma una formula ben calcolata che a ben vedere funziona sulle passerelle ma anche sui red carpet. Avrete fatto caso che già da qualche anno i fashion pieces d’archivio hanno fatto ritorno alla luce del sole dopo una bella rispolverata. Celebrità come Kim Kardashian, Kylie Jenner, Zendaya, Kaia Gerber e altre hanno sfoggiato abiti vintage di maison posh, riportandone in auge alcuni pezzi iconici quasi come fossero reliquie sacre da riesumare.
Eppure, dopo un primo effetto wow, rivedere quegli abiti fuori dal loro tempo e contesto può lasciare i più con una strana sensazione di amaro in bocca e la consapevolezza dell’esistenza di una zona grigia. Quando divinizzare il passato a discapito del presente è considerato giusto? O ancora, in che modo modificare o danneggiare un abito che ha fatto la storia per farlo indossare a una star può essere reputato accettabile?
Sia dentro che fuori la pedana, stylist e designer sfogliano gli archivi, selezionano i capi da stand out moment e arricchiscono sicuramente il loro bagaglio culturale modaiolo. Eppure in certi casi verrebbe da chiedersi se oggi, anno 2024, riportare in auge un capo storico sia più una faccenda di status quo, più che di heritage e savoir-faire.
The show must go on
A questo punto è lecito chiedersi quando la moda tutta avrà il coraggio di osare senza prendere in prestito dal passato. È auspicabile che prima o poi il settore dovrà guardare oltre gli schemi prefissati, superando questa politica dell’eterno ritorno che, oltre ad essere pericolosa, non lascia spazio all’evoluzione. Noi non sappiamo quando ciò accadrà, dal momento che al di là della nostra tastiera succedono fatti a cui siamo fondamentalmente impotenti.
Siamo convinti però che certi momenti siano da rivivere solo nella memoria o, al massimo, guardando un video su YouTube. Non è necessario privare alcune creazioni di quell’aura magica che li ha resi indimenticabili con una seconda vita. Dopotutto anche Freddie Mercury lo diceva: The show must go on. E noi non possiamo essere più d’accordo.
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