Succede che pochi giorni fa la cantante Charli XCX ha lanciato il suo sesto album Brat. Succede che su TikTok le bacheche di chi è avvezzo alla moda, e non per forza fan dell’ugola brit, si riempiono di clip dove l’hashtag brat è accostato a carrellate di look, tonalità verde acido e una discreta presenza di occhiali clubbing. Succede che tra il fashion system (online, su Instagram e persino nella chat private su Whatsapp) si torna a parlare di Brat Pack. Ma alt un momento, quanti sanno che cosa vuol dire?

Prima di tutto cerchiamo di fare chiarezza. Per quelli di voi che non ne avevano mai sentito parlare, la leggenda narra che il Brat Pack fu di fatto un termine aleatorio coniato da un giornalista americano per identificare un gruppetto di giovani attori che, volente o nolente, figuravano sempre insieme fuori lo schermo e dentro a pellicole adolescenziali anni ’80. Semplificando, queste due apparentemente insignificanti parole ben presto iniziarono a simboleggiare anche la cultura giovanile e ad esserne, di conseguenza, pure espressione del costume e specchio della moda del tempo. Ma quindi perché adesso, anno 2024, si sta tornando a parlare di Brat (Pack)? E se in realtà questo soprannome non avesse mai smesso di identificare una parte del fashion system a prescindere dai trend?

Il brat non se n’è mai andato, ha solo cambiato abito

Nei ruggenti ‘80s i brat pack characters a cui si faceva riferimento erano prevalentemente i volti dei film coming-of age come The breakfast club, Elmo’s Fire o Pretty in pink. Quindi si guardava alla cricca “famosa e dannata” composta da Demi Moore, Rob Lowe, Molly Ringwald, Andrew McCarthy, Emilio Estevez, Ally Sheedy, Judd Nelson e Anthony Michael Hall. I giovani volevano uscire con loro, essere a un party con loro, vestire come loro. Insomma, volevano essere (come) loro. Ma se il talento per la recitazione mancava e frequentare gli stessi club riservati era complicato, a meno che non si facesse parte del catering, bisognava ripiegare su altro. Ovvero la moda, per questo c’era chi optava per il dressing oversize e maschile di Demi Moore o chi rispolverava i blue jeans alla Fonzy e le canotte in versione Lowe. Insomma, cosa insegna questa parentesi? Che in fin dei conti ci troviamo davanti alla storia più antica del mondo: ad un periodo definito corrisponde una filosofia stilistica ampia, a volte ribelle, a volte minimal, a volte solamente too much.

Perciò, fatta questa premessa, è giusto dire che la “moda brat” non è mai morta ma ha solo cambiato faccia? Metaforicamente sì. Riflettendoci su, anche gli anni 2000 hanno avuto la loro dose di brat (pack) solo che nessuno la chiamava così. Forse la squad a cui faceva riferimento non si muoveva sempre e costantemente in gruppo, ma è innegabile che se si pensa all’ Y2k style vengano in mente gli outfit di cool kids come Lindsay Lohan, le mise succinte e bling bling di Paris Hilton, l’emo look di Avril Lavigne o l’ombelico di fuori di Britney Spears.

E oggi? La moda brat ha fatto l’ennesimo salto generazionale, continua ad esistere spinta dalla cultura Gen Z e sorretta da un’idea di estetica molto vasta. Anche se definire il suo upgrade 2.0 tra la miriade di tendenze e micro-trend risulta essere una mission impossible degna di Ethan Hunt, non si può dire di non avere l’extension pack di riferimento. Sono quelle modelle, attori, content creators e volti hit dello star system circondati dall’allure posh dei social. In parole povere, se avete mai pensato di vestirvi come Josh O’Connor, Zendaya, Hailey Bieber, Bella Hadid o Jeremy White c’è una notizia per voi: avete trovato la vostra brat reference.

La “monellaggine” senza etichette del brat

Non è perché tradotto letteralmente significa “monello“, ma brat ha in sé un carattere unico un po’ ribelle, un po’ individuale. Da quanto detto in precedenza, dare una specifica e stretta definizione su quello che potrebbe indicare oggi questo termine è tanto difficile quanto sbagliato. Il brat pack moderno non vuole troppe etichette, ne tanto meno vuole essere confinato in una rigida definizione. Può essere tante cose contemporaneamente; come per esempio seguire l’ondata sostenibile e vestirsi vintage o agghindarsi secondo la bibbia stilistica del Berghain club di Berlino. In un certo senso brat è stata la Gucci gang di Alessandro Michele, ma lo sono state anche le Miu Miu girl di Miuccia Prada e la vip wave underground vestita XXL di Balenciaga.

La moda, inconsapevolmente o meno, è stata brat innumerevoli volte, con persone, stili e gusti diversi. Ora online, con il lancio del nuovo album di Charli XCX, sembra che questo concetto strizzi l’occhio al way to wear da clubbing alternativo accessoriato, se possibile, da una precisa sfumatura di verde lime. Tonalità, tra l’altro, presente in molte delle sfilate del prossimo inverno, come Loewe, Prada, Off-White, Etro, Gucci, Giada, Jacquemus, Jil Sander, Miu Miu, Philosophy di Lorenzo Serafini e altri. Andrà a finire che indossare il verde acido sarà il nuovo icon starter pack? Chissà, intanto su TikTok pure i Ricchi e Poveri sfoggiano lo Shrek green… d’altra parte un po’ brat lo sono anche loro, o no?