Per la maggior parte degli italiani, più che un semplice atto tradizionale, bere un caffè rappresenta un vero e proprio rituale, tanto da essere spesso e volentieri fonte di discussioni riguardo modalità di preparazione, degustazione o sul prezzo di una tazzina al bar: uno scontrino che mostra una cifra eccessivamente superiore al singolo euro è infatti alle volte visto di cattivo occhio, per una questione folcloristica più che economica.

Ebbene, in Inghilterra esiste un locale che da questo punto di vista pare superare davvero qualsiasi confine: ci troviamo precisamente a Londra, nell’elegante quartiere di Mayfair, dove il bar Shot ha acquisito una certa nomea per la presenza, sul suo menu, del caffè più costoso della Gran Bretagna, che a causa del suo prezzo verrebbe ordinato solamente 2-3 volte a settimana.

La specialità della casa è una particolare miscela ottenuta grazie all’utilizzo dei chicchi “typica”, varietà di arabica di alta qualità proveniente dalla tenuta Nakayama in Giappone, che arriva nella città inglese su concessione dalla famiglia Kishimoto. Quest’ultima produce la bevanda dal 2015 sull’isola di Okinawa, nota per la sua bellezza, per le abitudini salutari e per la lunga vita dei suoi abitanti. La varietà “typica” è molto rara poiché riservata solitamente a collezionisti e appassionati, ed è piuttosto insolito che venga venduta da una caffetteria.

La squisita preparazione è elogiata nel menu del locale per la sua capacità di riflettere “il profondo valore giapponese della ricerca della perfezione”, ed è degustabile come espresso, macchiato, flat white, americano, cappuccino o latte.

Sebbene il locale sia specializzato in diverse tipologie di caffè estremamente costose, che vanno dalle 70 sterline per una tazza di Savannah Zombie, ottenuto dai chicchi della regione haitiana di Thiotte, alle 35 sterline del St Helena, prodotto sull’omonima isola nella tenuta di Wrangham, la miscela giapponese non ha davvero rivali: si parla infatti di 265 sterline a tazza, che corrispondo circa a 310 euro, prezzo condizionato anche dalla scarsa presenza di coltivazioni in Giappone.