SOUND

27 Giugno 2020

Articolo di

string(16) "Tommaso Milanino"
Tommaso Milanino

Da 1 a 5: Quante stelle si merita Mr.Fini, il nuovo album di Guè Pequeno?

SOUND

27 Giugno 2020

Articolo di

Tommaso Milanino

Da 1 a 5: Quante stelle si merita Mr.Fini, il nuovo album di Guè Pequeno?

Ottavo album in studio per Cosimo Fini, meglio noto come Guè Pequeno, o anche “il padrino del rap italiano”.

Dopo i grandi successi ottenuti durante la carriera con i Club Dogo e successivamente da solista, il rapper milanese si apre al suo pubblico offrendo un’immagine di sè inedita, capace di raccontarsi senza vincoli e filtri, toccando tematiche e facendoci esplorare lati di sè fino ad ora mai emersi nei suoi lavori.

Un progetto che è a metà tra l’introspettivo e l’autocelebrativo, volto a creare contenuti e sonorità che condensino presente, passato e futuro del'artista, andando pertanto a plasmare un suono, definito così dallo stesso Guè, “senza tempo”. Un lavoro che resti e sia duraturo negli anni come la pietra, proprio come la traccia “Immortale” che vede il featuring di Sfera Ebbasta: rap neo-melodico per una canzone intrisa da una vena conscious, dove il rapper di “Vero” racconta dei suoi sbagli e dei demoni che lo affliggono quotidianamente ma, nonostante ciò, riesce ad essere un personaggio che non muore, resta in vita ed è in grado di essere il migliore della scena. 5 stelle di diritto.

Punteggio pieno anche per “Cyborg”, “Medellin” e “Ti levo le collane”: tre collaborazioni diverse, ma che si sposano perfettamente con il mood delle rispettive tracce e, per questo motivo, riescono a trasmettere la classica arroganza da freestyle di Gue dimostrando, però, che lo scettro del rap italiano lo si guadagna costruendo una solida carriera, non con una hit occasionale.

Particolari, invece, i singoli realizzati insieme a Mahmood, Marracash e Carl Brave: due mood differenti, che si incontrano in una sfumatura leggermente più pop improntata su un lavoro che vede innumerevoli influenze musicali e culturali, che variano tra la trap, il soul e il reggae.

Il reggae che regna sovrano in tracce come “Dem Fake”, non a caso registrata con Alborosie, e “Chico” con Rose Villain e Luchè. Il rapper milanese è noto, ormai da anni, per catalizzare l’attenzione su sè stesso in quanto sia capace di estrapolare sound e attitudini estere, per poi marchiarle a fuoco e rilasciarle in tracce fruibili al mercato discografico italiano e, anche in questo caso, ha portato musica d’oltreoceano nel bel paese, risultando sempre originale e mai fuori luogo. All-in per il reggae con due tracce a 5 stelle.

Anche se il disco vanta molti brani con featuring, sono presenti tre singoli che, in particolar modo, hanno catturato la nostra attenzione: “Il tipo”, “Stanza 106” e “Ti ricordi?”. All’interno dei tre progetti da solista, riscontriamo una maturazione artistica definitiva definitiva per l’autore che, campionando e riproponendo sample del cantautorato italiano e dei suoi vecchi album, impone una linea di contenuti molto conscious, caratterizzati da una narrativa tagliente, realista e sporca. Produzioni semplici quelle dei 2nd Roof e vari, ma che lasciano spazio alla grandezza di una figura versatile nella discografia italiana, destinata a rimanere intatta anche nelle generazioni a venire.

Chiudiamo analizzando “Saigon” e “25 ore”. La prima, benché abbia un ritornello pop molto radiofonico, incastra un’atmosfera esotica che difficilmente viene riscontrata nei pezzi rap italiani; la seconda, invece, sembra il sequel di “Babysitter” contenuta nel penultimo progetto “Sinatra” e mostra uno spirito mondano, che Guè ha spesso millantato durante la sua carriera. Rispettivamente si aggiudicano 4 e 3 stelle.

Complessivamente, si tratta di un progetto ben calibrato che i fans del rapper riusciranno ad apprezzare sin dal primo ascolto; tuttavia, per chi non mastica l’impronta vocale e, in generale, l’identità culturale dell’artista, costituirà un’opera da ascoltare più e più volte per essere compresa a fondo. Un album a 360 gradi, aperto a sconfinati orizzonti musicali e, per tale ragione, ostico ai più.

Per dare un giudizio finale, però, riteniamo sia un lavoro più che positivo, che renderà il padrino del rap italiano non solo “Mr. Fini”, ma anche “Mr. FIMI”, candidandosi di diritto come miglior progetto musicale del 2020.

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