Quattro chiacchiere con il Footwear Designer Mattias Gollin
LIFESTYLE
26 Giugno 2020
Articolo di
Antonino ProvenzanoQuattro chiacchiere con il Footwear Designer Mattias Gollin
Oggi ci troviamo a scambiare quattro chiacchiere con Mattias Gollin, uno dei footwear designer più promettenti di Italia, che ci ha raccontato alcune curiosità relative al suo percorso lavorativo e alla sua formazione.
Ciao Mattias, innanzitutto ti ringraziamo per aver deciso di scambiare quattro chiacchiere con noi. Sei uno dei Fashion Designer più giovani e talentuosi in Italia, perciò per farti conoscere al nostro pubblico, inizieremo con le presentazioni: Chi sei? Da dove vieni? Qual è il tuo lavoro?
Ciao a tutti, innanzitutto vi ringrazio per l'opportunità. Sono un designer italiano del ‘94, nato e cresciuto nelle Marche, più precisamente fra Porto Sant’Elpidio e Civitanova. Fin dalla giovane età, grazie all’influenza di mio padre, ho avuto la fortuna di apprendere le basi della calzatura lavorando nel suo studio. Dopo gli anni scolastici, ho deciso di trasferirmi a Milano per studiare Fashion Design in NABA, per poi concludere i miei studi all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Infine, dopo essermi formato dal punto di vista accademico, sono tornato nel mio paese per continuare ad ampliare le mie conoscenze riguardo il processo creativo e produttivo di una scarpa, che mi ha portato dove sono ora: essere un footwear designer.
Sicuramente il tuo lavoro nasconde una grande passione e un arduo impegno alle spalle, ma che cosa ti ha spinto a fare questa scelta nella vita? Ci sono stati dei personaggi nell’ambito della moda e del design che ti hanno ispirato? Se sì, quali?
L’imprinting con questa realtà è avvenuto quando avevo circa 6/7 anni, grazie a mio padre. Ricordo ancora le notti di duro lavoro in cui si rinchiudeva nel suo studio a disegnare modelli di calzature ed io mi divertivo per gioco a fargli da assistente. Con il passare degli anni, ho inevitabilmente imparato quello che osservavo dai suoi progetti, che mi hanno spinto ad intraprendere questa strada che è diventata la necessità primaria della mia vita. Oltre alle questioni prettamente personali e affettive, ho sempre visto il lavoro di Kanye West ed il suo team particolarmente avanguardistico ed innovativo; infatti il mio primo paio di sneakers hype è stata proprio la Nike Air Yeezy 2, ad oggi un vero e proprio grail di questa cultura. Ma oltre a questo, non ho una vera e propria icona fissa come fonte di ispirazione, piuttosto mi piace collegare il mio pensiero alla famosa citazione di Steve Jobs "stay hungry, stay foolish".
Da poco è stato inaugurato il “RAL7000 STUDIO”, che da come è intuibile su Instagram, ne fai parte attivamente. Ti andrebbe di spiegarci che ruolo occupi precisamente al suo interno? Ci sono altre persone che lavorano al tuo fianco? Sicuramente sarà difficile conciliare le idee creative di più persone, parlaci del vostro processo creativo.
RAL7000 STUDIO è un collettivo di creativi composto da me, Michael Cutini e Marco Simonetti. Ci siamo riuniti principalmente grazie ai social, io e Michael già ci conoscevamo, mentre a chiudere il cerchio è stato Marco che avendo più esperienza alle spalle ha deciso di concretizzare tutto ciò. Il progetto è nato quindi con l’esigenza di mettere in mostra i nostri lavori e di chiarire l’occupazione che abbiamo all’interno del nostro studio. Nessuno di noi ha un ruolo fisso, abbiamo tutti competenze molto simili ma con visioni e percezioni leggermente differenti nel design, ma penso che sia proprio questo lo stimolo per creare qualcosa di sempre più innovativo. Non è facile conciliare tre pensieri in un unico lavoro, ma è sicuramente necessario per rendere la nostra concezione stilistica più performante.
Spesso i ragazzi non hanno le informazioni necessarie per intraprendere gli studi nel mondo del Fashion Design, come se fossero avvolte nel mistero. Sono in molti ad essere interessati al tuo percorso di studi che ti ha portato a dove sei adesso. Che consigli daresti a chi ha intenzione di cimentarsi in questo settore? Credi che sia una strada facilmente percorribile? Raccontaci qualche tua esperienza.
Il mio consiglio per tutti coloro che vogliono percorrere questa tortuosa strada, è sicuramente quello di non arrendersi mai e di non fermarsi di fronte all’imbarazzo di mostrare un progetto o un lavoro in cui si crede fermamente. Vorrei invitare chi sta seguendo ancora un percorso di studi e sceglie di avventurarsi in questo settore, di coltivare le proprie passioni anche al di fuori dell’ambiente studentesco; a me in primis questo ha aiutato moltissimo, perchè sono riuscito ad ottenere un certo tipo di visibilità sui social ed essere contattato da diverse aziende. Per intenderci, mentre lavoravo in un’azienda ho realizzato il mio primo paio di scarpe con quello che avevo a disposizione, e da lì iniziai a divertirmi con dei render e prototipi che neanche postavo fino ad arrivare a farlo con degli amici, dove fuori dall’orario di lavoro o universitario ci ritrovavamo per concepire qualche rivisitazione di sneakers iconiche, così nacque lo “Sneakers Caffè”.
Un’ultima domanda. A causa del COVID-19, dopo tre lunghi mesi, siamo finalmente riusciti ad evadere dalle quattro mura di casa, anche se con le relative precauzioni. Quanto ha risentito la tua creatività della turbolenza creata dall’emergenza sanitaria? Sei riuscito a reinventarti? Hai trovato qualche nuovo stimolo per futuri progetti?
Il COVID-19 ha sicuramente segnato uno dei periodi più bui del nuovo millennio, ed in questi tre mesi di quarantena è come se avessi vissuto in una bolla in cui il trascorrere il tempo che si è fermato. Ma devo ammettere che in questa situazione surreale e di vuoto temporale, ho trovato spazio per delle riflessioni personali e per approfondire alcuni progetti, come ad esempio il lavoro attorno al brand “ACUPUNCTURE” in cui ci stiamo occupando sia delle calzature che dell’abbigliamento. Poi ho portato avanti la mia passione per il custom, che come per la Air Max 1 "Glow in the Denim” e la Air Max 1 "SunBurn”, ho rielaborato un’altra silhouette Nike; infine con RAL7000 STUDIO ho in serbo altre novità di cui una collaborazione con un famoso brand streetwear di Los Angeles, anche se al momento non posso esprimermi, ma prossimamente sarò felice di comunicare ciò che è stato fatto.
Ciao Mattias, innanzitutto ti ringraziamo per aver deciso di scambiare quattro chiacchiere con noi. Sei uno dei Fashion Designer più giovani e talentuosi in Italia, perciò per farti conoscere al nostro pubblico, inizieremo con le presentazioni: Chi sei? Da dove vieni? Qual è il tuo lavoro?
Ciao a tutti, innanzitutto vi ringrazio per l'opportunità. Sono un designer italiano del ‘94, nato e cresciuto nelle Marche, più precisamente fra Porto Sant’Elpidio e Civitanova. Fin dalla giovane età, grazie all’influenza di mio padre, ho avuto la fortuna di apprendere le basi della calzatura lavorando nel suo studio. Dopo gli anni scolastici, ho deciso di trasferirmi a Milano per studiare Fashion Design in NABA, per poi concludere i miei studi all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Infine, dopo essermi formato dal punto di vista accademico, sono tornato nel mio paese per continuare ad ampliare le mie conoscenze riguardo il processo creativo e produttivo di una scarpa, che mi ha portato dove sono ora: essere un footwear designer.
Sicuramente il tuo lavoro nasconde una grande passione e un arduo impegno alle spalle, ma che cosa ti ha spinto a fare questa scelta nella vita? Ci sono stati dei personaggi nell’ambito della moda e del design che ti hanno ispirato? Se sì, quali?
L’imprinting con questa realtà è avvenuto quando avevo circa 6/7 anni, grazie a mio padre. Ricordo ancora le notti di duro lavoro in cui si rinchiudeva nel suo studio a disegnare modelli di calzature ed io mi divertivo per gioco a fargli da assistente. Con il passare degli anni, ho inevitabilmente imparato quello che osservavo dai suoi progetti, che mi hanno spinto ad intraprendere questa strada che è diventata la necessità primaria della mia vita. Oltre alle questioni prettamente personali e affettive, ho sempre visto il lavoro di Kanye West ed il suo team particolarmente avanguardistico ed innovativo; infatti il mio primo paio di sneakers hype è stata proprio la Nike Air Yeezy 2, ad oggi un vero e proprio grail di questa cultura. Ma oltre a questo, non ho una vera e propria icona fissa come fonte di ispirazione, piuttosto mi piace collegare il mio pensiero alla famosa citazione di Steve Jobs "stay hungry, stay foolish".
Da poco è stato inaugurato il “RAL7000 STUDIO”, che da come è intuibile su Instagram, ne fai parte attivamente. Ti andrebbe di spiegarci che ruolo occupi precisamente al suo interno? Ci sono altre persone che lavorano al tuo fianco? Sicuramente sarà difficile conciliare le idee creative di più persone, parlaci del vostro processo creativo.
RAL7000 STUDIO è un collettivo di creativi composto da me, Michael Cutini e Marco Simonetti. Ci siamo riuniti principalmente grazie ai social, io e Michael già ci conoscevamo, mentre a chiudere il cerchio è stato Marco che avendo più esperienza alle spalle ha deciso di concretizzare tutto ciò. Il progetto è nato quindi con l’esigenza di mettere in mostra i nostri lavori e di chiarire l’occupazione che abbiamo all’interno del nostro studio. Nessuno di noi ha un ruolo fisso, abbiamo tutti competenze molto simili ma con visioni e percezioni leggermente differenti nel design, ma penso che sia proprio questo lo stimolo per creare qualcosa di sempre più innovativo. Non è facile conciliare tre pensieri in un unico lavoro, ma è sicuramente necessario per rendere la nostra concezione stilistica più performante.
Spesso i ragazzi non hanno le informazioni necessarie per intraprendere gli studi nel mondo del Fashion Design, come se fossero avvolte nel mistero. Sono in molti ad essere interessati al tuo percorso di studi che ti ha portato a dove sei adesso. Che consigli daresti a chi ha intenzione di cimentarsi in questo settore? Credi che sia una strada facilmente percorribile? Raccontaci qualche tua esperienza.
Il mio consiglio per tutti coloro che vogliono percorrere questa tortuosa strada, è sicuramente quello di non arrendersi mai e di non fermarsi di fronte all’imbarazzo di mostrare un progetto o un lavoro in cui si crede fermamente. Vorrei invitare chi sta seguendo ancora un percorso di studi e sceglie di avventurarsi in questo settore, di coltivare le proprie passioni anche al di fuori dell’ambiente studentesco; a me in primis questo ha aiutato moltissimo, perchè sono riuscito ad ottenere un certo tipo di visibilità sui social ed essere contattato da diverse aziende. Per intenderci, mentre lavoravo in un’azienda ho realizzato il mio primo paio di scarpe con quello che avevo a disposizione, e da lì iniziai a divertirmi con dei render e prototipi che neanche postavo fino ad arrivare a farlo con degli amici, dove fuori dall’orario di lavoro o universitario ci ritrovavamo per concepire qualche rivisitazione di sneakers iconiche, così nacque lo “Sneakers Caffè”.
Un’ultima domanda. A causa del COVID-19, dopo tre lunghi mesi, siamo finalmente riusciti ad evadere dalle quattro mura di casa, anche se con le relative precauzioni. Quanto ha risentito la tua creatività della turbolenza creata dall’emergenza sanitaria? Sei riuscito a reinventarti? Hai trovato qualche nuovo stimolo per futuri progetti?
Il COVID-19 ha sicuramente segnato uno dei periodi più bui del nuovo millennio, ed in questi tre mesi di quarantena è come se avessi vissuto in una bolla in cui il trascorrere il tempo che si è fermato. Ma devo ammettere che in questa situazione surreale e di vuoto temporale, ho trovato spazio per delle riflessioni personali e per approfondire alcuni progetti, come ad esempio il lavoro attorno al brand “ACUPUNCTURE” in cui ci stiamo occupando sia delle calzature che dell’abbigliamento. Poi ho portato avanti la mia passione per il custom, che come per la Air Max 1 "Glow in the Denim” e la Air Max 1 "SunBurn”, ho rielaborato un’altra silhouette Nike; infine con RAL7000 STUDIO ho in serbo altre novità di cui una collaborazione con un famoso brand streetwear di Los Angeles, anche se al momento non posso esprimermi, ma prossimamente sarò felice di comunicare ciò che è stato fatto.
advertising
advertising