Heliot Emil testa l’intelligenza artificiale per la sua nuova collezione
STYLE
28 Settembre 2023
Articolo di
Edoardo PaveseHeliot Emil testa l’intelligenza artificiale per la sua nuova collezione
Dopo aver fatto molto parlare di sé lo scorso anno, grazie alla sua estetica brutalista, alla location scarna, e alla scelta di far sfilare un modello con indosso un capospalla che andava a fuoco, il brand Heliot Emil riabbraccia la sua anima sperimentalista e provocatoria scegliendo di mettere alla prova l’intelligenza artificiale per disegnare la sua nuova collezione, andata in scena il 26 settembre in occasione della Paris Fashion Week.
Per riuscire nel suo intento, Julius Juul, direttore creativo del brand, ha processato attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale i design e i look delle collezioni precedenti, per poi andare a modificare manualmente gli output prodotti, e così trasformarli in veri e propri capi indossabili.
Il risultato di questo esercizio stilistico sono degli outfit che rispecchiano alla perfezione l’estetica futurista e fredda del brand, costituita da silhouette snelle, drappeggi minuziosi e accessori studiati a tavolino. Riguardo ai materiali usati nella collezione, la scelta non è stata cosi semplice poiché, spesso, l’intelligenza artificiale non considerava i limiti fisici del mondo reale e ciò che ne fuoriusciva erano cuciture impossibili o pezzi scollegati dal resto dell’outfit.
Per far fronte a questa mancanza, dunque, l’intero processo ha richiesto la presenza della mente umana, poiché, appunto, l’intelligenza artificiale risulterebbe in grado di offrire anche design piuttosto elaborati, ma che spesso si scontrano con la fattibilità nel mondo reale, o magari risultano manchevoli del tocco creativo che solo lo stilista riesce ad imprimere.
L’idea di fondo risulta sicuramente attuale, e anzi, risponde ai numerosi dubbi che i creativi di vari ambiti hanno sollevato riguardo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in vari settori, come quello creativo, declinabile nell’ambito cinematografico, musicale, e anche fashion, ciò che appare chiaro, però, è che al momento questi processi non riescono ad essere completamente automatizzabili.
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