Il revenge shopping colpisce anche il fast fashion?
STYLE
17 Maggio 2020
Articolo di
RedazioneIl revenge shopping colpisce anche il fast fashion?
Poche settimane dopo l'inizio della fase 2, in Francia la riapertura dei negozi di beni non essenziali è diventata virale, soprattutto per una delle più grandi catene d’abbigliamento low cost al mondo: Zara.
Il motivo? L’apertura dello store era prevista per le dieci del mattino, ma già a partire dalle otto le persone hanno iniziato a mettersi in fila e le foto, nel giro di poco tempo, come spesso accade in queste occasioni, sono rimbalzate sui vari social media, suscitando parecchio scalpore. Le code sono arrivate a superare addirittura il chilometro.
Da Parigi ad Aix, da Digione a Bordeaux, a Lione, a Villeneuve d’Ascq, tutta la Francia è stata oggetto di questo fenomeno così discusso nelle ultime ore, in cui le persone impazienti di fare shopping, dopo oltre due mesi di reclusione, non si sono preoccupate di rispettare la distanza di sicurezza e di indossare la mascherina.
In particolare su Twitter è possibile vedere vedere foto e video di queste lunghe code, e non sono mancate di certo opinioni contrastanti da parte degli utenti: c’è chi è felice di respirare un po’ di “normalità”, mentre c’è chi commenta, con toni sarcastici, scrivendo “da Zara vendono abiti o cervelli?”, o ancora, “non abbiamo imparato proprio nulla”.
Questo episodio è un chiaro esempio di “revenge spending o revenge shopping” (in italiano “shopping per vendetta”), un’espressione coniata durante la fine degli anni ’80 per descrivere il balzo in avanti dei consumi privati cinesi dopo gli anni della rivoluzione culturale e riemerso in questo periodo in relazione al Coronavirus. Il revenge shopping, infatti, è quel fenomeno che spinge il consumatore finale ad acquistare beni che fino a quel momento non sono stati di prima necessità, a causa del lockdown, ed è associabile, dunque, ad un senso di rivalsa e gratificazione immediata.
Va ricordato, però, che Zara non è l’unico caso ad aver fatto notizia. In Cina, nella giornata dell’11 Aprile, dopo la ripresa parziale di attività e l'apertura dei negozi, c’è stato un assalto alle gioiellerie e la boutique di Hermès a Canton ha guadagnato oltre 2,7 milioni di euro.
Il revenge shopping, quindi, si pone come un fenomeno estremante positivo e soprattutto come soluzione immediata per una rapida ripresa economica nel mondo della moda; anche se a lungo andare sarà necessario trovare e delineare strategie più mirate ed articolate.
Anche in Italia a partire da domani lunedì 18 Maggio riapriranno finalmente i negozi e la domanda che sorge spontanea è: cosa accadrà? Ci saranno lunghe code come sta accadendo in Francia? Non ci resta che aspettare e scoprire se il consumatore italiano sia cambiato e se rispetterà le regole del distanziamento sociale.
Il motivo? L’apertura dello store era prevista per le dieci del mattino, ma già a partire dalle otto le persone hanno iniziato a mettersi in fila e le foto, nel giro di poco tempo, come spesso accade in queste occasioni, sono rimbalzate sui vari social media, suscitando parecchio scalpore. Le code sono arrivate a superare addirittura il chilometro.
Da Parigi ad Aix, da Digione a Bordeaux, a Lione, a Villeneuve d’Ascq, tutta la Francia è stata oggetto di questo fenomeno così discusso nelle ultime ore, in cui le persone impazienti di fare shopping, dopo oltre due mesi di reclusione, non si sono preoccupate di rispettare la distanza di sicurezza e di indossare la mascherina.
In particolare su Twitter è possibile vedere vedere foto e video di queste lunghe code, e non sono mancate di certo opinioni contrastanti da parte degli utenti: c’è chi è felice di respirare un po’ di “normalità”, mentre c’è chi commenta, con toni sarcastici, scrivendo “da Zara vendono abiti o cervelli?”, o ancora, “non abbiamo imparato proprio nulla”.
Des boutiques à Paris ouvrent leurs portes, des clients font la queue pour entrer à plusieurs endroits de la Rue de Rivoli #deconfinementjour1 pic.twitter.com/yZ2EpOXCUk
— Xenia__Sputnik (@XseniaSputnik) May 11, 2020
Questo episodio è un chiaro esempio di “revenge spending o revenge shopping” (in italiano “shopping per vendetta”), un’espressione coniata durante la fine degli anni ’80 per descrivere il balzo in avanti dei consumi privati cinesi dopo gli anni della rivoluzione culturale e riemerso in questo periodo in relazione al Coronavirus. Il revenge shopping, infatti, è quel fenomeno che spinge il consumatore finale ad acquistare beni che fino a quel momento non sono stati di prima necessità, a causa del lockdown, ed è associabile, dunque, ad un senso di rivalsa e gratificazione immediata.
Va ricordato, però, che Zara non è l’unico caso ad aver fatto notizia. In Cina, nella giornata dell’11 Aprile, dopo la ripresa parziale di attività e l'apertura dei negozi, c’è stato un assalto alle gioiellerie e la boutique di Hermès a Canton ha guadagnato oltre 2,7 milioni di euro.
Il revenge shopping, quindi, si pone come un fenomeno estremante positivo e soprattutto come soluzione immediata per una rapida ripresa economica nel mondo della moda; anche se a lungo andare sarà necessario trovare e delineare strategie più mirate ed articolate.
Anche in Italia a partire da domani lunedì 18 Maggio riapriranno finalmente i negozi e la domanda che sorge spontanea è: cosa accadrà? Ci saranno lunghe code come sta accadendo in Francia? Non ci resta che aspettare e scoprire se il consumatore italiano sia cambiato e se rispetterà le regole del distanziamento sociale.
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