Le Mans ’66 sinonimo di esemplare scuola di stile
STYLE
22 Marzo 2020
Articolo di
Simone Dal Passo CarabelliLe Mans ’66 sinonimo di esemplare scuola di stile
Sin dai suoi primissimi albori, la storia della filmografia e la diffusione su larga scala delle pellicole cinematografiche hanno rappresentato una delle più influenti scuole di stile dell'attuale e dello scorso secolo, riuscendo a dettare veri e propri trend stilistici ripresi ampiamente presso le più disparate categorie sociali semplicemente attraverso la comparsa di questi ultimi presso determinate scene simbolo appartenenti a famosi cult: basti pensare all'esemplare insegnamento di eleganza che si può arrivare ad evincere osservando attentamente i curatissimi look degli agenti segreti 007, interpretati a loro volta da figure necessariamente carismatiche e di innegabile fascino.
Un importantissimo insegnamento scenografico da cui possiamo prendere spunto emerge velatamente dalle meravigliose ricostruzioni anni '60 firmate "Le Mans 66", la celebre pellicola diretta da James Mangold ed interpretata da mostri sacri della recitazione tra cui Matt Damon, Christian Bale, Tracy Letts e l'italianissimo Remo Girone.
Partendo dall'analisi del carismatico Matt Damon nelle vesti dell'imprenditore Carrol Shelby si può fin dalle primissime scene estrapolarne una minuziosa cura nell'aspetto stilistico che, supportato da un riguardo fisico degno di nota, si presta egregiamente all'aderenza dell'immaginario imprenditoriale americano del secondo dopoguerra, caratterizzato nel suo impianto estetico da un forte utilizzo di polo shirts in grado di risaltarne la prestanza muscolare, spesso accostate a pantaloni sartoriali culminanti in un elegante e calzante mocassino, supportato nella sua formalità dall'occhiale da sole a lente scura spezzato dal tradizionalismo volutamente anacronistico del cappello da cowboy.
Altrettanto degno di nota sa dimostrarsi poi l'eccellente interprete di Henry Ford II Tracy Letts, che incarnando perfettamente un parallelo immaginario riconducibile all'ideale del ricco magnate statunitense, sa mostrarsi impeccabilmente consono al proprio ruolo sia in termini stilistici che interpretativi, indossando rigidi abiti sartoriali che fanno completamente scordare l'invenzione dell'infiancatura pronunciata proprio in forza della loro impeccabilità.
Naturalmente il riguardo stilistico si estende proporzionalmente anche al resto del cast, inserito all'interno di una ricostruzione scenografica che rischia di mettere in secondo piano un livello d'interpretazione da manuale.
Un importantissimo insegnamento scenografico da cui possiamo prendere spunto emerge velatamente dalle meravigliose ricostruzioni anni '60 firmate "Le Mans 66", la celebre pellicola diretta da James Mangold ed interpretata da mostri sacri della recitazione tra cui Matt Damon, Christian Bale, Tracy Letts e l'italianissimo Remo Girone.
Partendo dall'analisi del carismatico Matt Damon nelle vesti dell'imprenditore Carrol Shelby si può fin dalle primissime scene estrapolarne una minuziosa cura nell'aspetto stilistico che, supportato da un riguardo fisico degno di nota, si presta egregiamente all'aderenza dell'immaginario imprenditoriale americano del secondo dopoguerra, caratterizzato nel suo impianto estetico da un forte utilizzo di polo shirts in grado di risaltarne la prestanza muscolare, spesso accostate a pantaloni sartoriali culminanti in un elegante e calzante mocassino, supportato nella sua formalità dall'occhiale da sole a lente scura spezzato dal tradizionalismo volutamente anacronistico del cappello da cowboy.
Altrettanto degno di nota sa dimostrarsi poi l'eccellente interprete di Henry Ford II Tracy Letts, che incarnando perfettamente un parallelo immaginario riconducibile all'ideale del ricco magnate statunitense, sa mostrarsi impeccabilmente consono al proprio ruolo sia in termini stilistici che interpretativi, indossando rigidi abiti sartoriali che fanno completamente scordare l'invenzione dell'infiancatura pronunciata proprio in forza della loro impeccabilità.
Naturalmente il riguardo stilistico si estende proporzionalmente anche al resto del cast, inserito all'interno di una ricostruzione scenografica che rischia di mettere in secondo piano un livello d'interpretazione da manuale.
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