25 anni senza Gianni Versace
STYLE
15 Luglio 2022
Articolo di
Adele Stigliano25 anni senza Gianni Versace
È la mattina del 15 luglio 1997, Gianni Versace esce per andare al News Caffè a comprare i giornali. Non rientrerà più nella sua casa a Miami, su Ocean Drive, perché proprio sui gradini della sua villa Casa Casuarina, viene freddato da due colpi di pistola sparati da Andrew Cunanan. Una scomparsa assurda e improvvisa, che lascia sgomento nell’universo della moda e nel panorama italiano contemporaneo.
Con la morte di Versace l'Italia e il mondo perdono lo stilista che ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creativitàQueste la parole del regista Franco Zeffirelli, amico dello stilista. Gianni muore ma la sua stella comincia a risplendere di nuova luce, mutevole negli anni e mai come adesso sempre più luminosa. Il regno di Versace ha le sue origini a Reggio Calabria: è qui che lo stilista nasce e si avvicina alla moda, cucendo fin da ragazzino nell’atelier di sua madre, sarta di professione. Nel 1972, all’età di venticinque anni, si trasferisce a Milano e comincia a lavorare come disegnatore per Callaghan, Complice e Genny. Qualche anno dopo, nel 1978, decide di creare un brand suo e così, insieme al fratello maggiore Santo, che cura la parte amministrativa del marchio, e sua sorella minore Donatella, la sua Musa, dà vita a Versace.
Quando le persone guarderanno a Versace, dovranno sentirsi atterrite, pietrificate, proprio come quando si guarda negli occhi la MedusaLa Medusa è il motivo identificativo della maison, ancorato alla storia della Magna Grecia rivolto però verso un futuro iconico. Visionario, eclettico e spregiudicato, Versace comincia a macinare successi in fila uno dopo l’altro: nel 1979 arriva la prima campagna firmata dal fotografo Richard Avedon, nel 1982 lancia l’Oroton, un tessuto metallico che si usava nel Medieovo per proteggere parti del corpo e che diventa da subito uno dei primi simboli del brand, come fosse argento colato indossato. Stampe psichedeliche e motivi barocchi richiamano il suo amore per la storia e diventano subito identificativi del marchio, così come diventa cult collezione ribattezzata “Bondage” e portata sul red carpet da Elizabeth Hurley alla prima del film “Quattro matrimoni e un funerale”, con Hugh Grant.Versace osa e vince, sperimenta tessuti e colori, rende Milano capitale e calamita della moda mondiale, crea una nuova immagine di donna e contribuisce al divismo delle modelle: già celebri all’epoca, Gianni Versace le consacra. Naomi, Cindy Crawford, Christy Turlington, Carla Bruni, Linda Evangelista, escono dalle passerelle e diventano i volti delle campagne pubblicitarie del brand. Lo stile di Versace è pop e storia allo stesso tempo, è l’elemento controcorrente in una visione piatta della moda, è eccessivo quando tutto è minimal, è lo stilista capace di vestire sia Lady Diana che Axl Rose, un creativo dalle mille anime con in testa sempre le sue origini.
Voglio essere un designer del mio tempo.Lo è stato, e grazie a Donatella, sempre devota al fratello Gianni da cui continua a trarre ispirazione prendendo come riferimento la sua enorme eredità, e a venticinque anni dalla sua scomparsa è anche uno stilista del nostro tempo, e siamo certi che lo sarà anche di quelli che verranno.
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